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17 Novembre 2025 - 11:27
Il sindaco Vittorio Rocchietti
La prima vittoria è del Comune di Mathi. A confermarlo è l’avvocato Federico Burlando, dello Studio Scaparone di Torino, che assiste l’Amministrazione nel contenzioso su Casa Chantal e che questa mattina ha comunicato l’esito: il Tar Piemonte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Sanitalia Service contro la delibera con cui il Consiglio comunale aveva bocciato la trasformazione dell’ex casa di riposo in un centro per migranti. Una decisione netta, che respinge punto per punto le pretese immediate della cooperativa e rafforza la posizione del Comune in uno dei contenziosi più delicati e divisivi degli ultimi anni.
La vicenda riguarda un luogo che a Mathi non è mai stato un semplice edificio. Casa Chantal era stata voluta dal parroco don Giovanni Burzio, costruita grazie ai risparmi, alle donazioni e alle sottoscrizioni dei mathiesi. Un simbolo civico e religioso, nato per accogliere gli anziani della comunità e rimasto per decenni parte dell’identità collettiva del paese.
L’arrivo di Sanitalia, prima come gestore nel 2018 e poi come proprietario dal 2022, aveva cambiato gli equilibri. La chiusura progressiva dei servizi e le tensioni interne avevano alimentato sospetti e discussioni. Ma la vera esplosione mediatica era arrivata nel 2024, quando la cooperativa aveva partecipato a una gara pubblica bandita dalla Prefettura, ottenendo l’affidamento per la gestione di un Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) proprio all’interno dell’ex casa di riposo.
Il progetto, inatteso e in netta discontinuità con la vocazione storica dell’immobile, aveva riaperto ferite mai rimarginate. Le assemblee pubbliche, gli interventi dei residenti, le prese di posizione dei gruppi politici avevano rapidamente trasformato la questione in un caso locale di forte rilevanza regionale.
Il 23 settembre la cooperativa aveva notificato al Comune il ricorso al Tar. La richiesta era duplice: sospendere la delibera comunale e ottenere un risarcimento economico per il danno derivante dal mancato avvio del Cas. La delibera contestata, approvata all’unanimità dal Consiglio il 30 luglio, non era un atto tecnico ma una presa di posizione politica: un indirizzo chiaro secondo cui l’immobile, vincolato dalle convenzioni del 1998 e del 2002, doveva rimanere destinato all’assistenza agli anziani, senza deroghe.
Sanitalia aveva indicato invece che la convenzione del 2019, firmata in un contesto diverso, avrebbe ampliato le possibilità d’uso dell’edificio. Una tesi che l’ex sindaco Maurizio Fariello, oggi critico verso l’attuale Amministrazione, ha più volte ribadito nei dibattiti pubblici, contestando la lettura data dalla Giunta Rocchietti.
Anche la Prefettura, incaricata di valutare l’attivazione del Cas, aveva scelto la prudenza: nelle note del 5 e 7 agosto, aveva sospeso l’esecuzione del contratto con Sanitalia, rilevando «incertezze sulla compatibilità dell’immobile con la disciplina urbanistica». Un nodo che non poteva essere sciolto senza un chiarimento giudiziario.

Don Burzio durante i lavori di costruzione di Casa Chantal
Il verdetto dei giudici amministrativi, pubblicato dopo la camera di consiglio del 23 ottobre, è netto.
Il Tar ha dichiarato il ricorso in parte inammissibile per difetto di giurisdizione e in parte per difetto di interesse, chiarendo che: le note della Prefettura sono atti relativi all’esecuzione del contratto tra Prefettura e Sanitalia, quindi materia da giudice ordinario; la delibera comunale contestata da Sanitalia «non costituisce un atto vincolante», ma una semplice manifestazione politica, priva di effetti immediati e dunque non impugnabile.
Una bocciatura procedurale che, pur non entrando nel merito urbanistico, rappresenta una vittoria piena per il Comune di Mathi, al quale la sentenza riconosce 2.000 euro di spese legali.
La sentenza è stata accolta in Municipio come un segnale di chiarezza dopo mesi di conflitti. Il sindaco Sergio Rocchietti, che più volte aveva definito la delibera un atto «politico e non tecnico», ora vede riconosciuta proprio questa impostazione.
Per l’Amministrazione, il pronunciamento del Tar ridimensiona le pretese di Sanitalia e rafforza la posizione del Comune nelle altre cause ancora in corso, in particolare quella relativa all’accertamento definitivo della destinazione d’uso dell’immobile.
L’obiettivo dichiarato resta uno soltanto: ripristinare la funzione originaria dell’edificio, quella voluta da don Burzio e custodita dalla comunità per decenni. È su questo punto che si misura la vera battaglia identitaria del paese.
La discussione non si è limitata all’aula consiliare né alle aule giudiziarie. Le tensioni politiche sono rimaste fortissime.
Il comunicato del 13 ottobre, pubblicato sul sito istituzionale del Comune, aveva creato un nuovo fronte di critica. L’opposizione aveva accusato la Giunta di toni eccessivi, mentre l’ex sindaco Fariello aveva contestato la lettura della convenzione del 2019, sostenendo che essa non avrebbe modificato la finalità socio-assistenziale dell’immobile.
Sul fronte opposto, il consigliere Danilo Bianco, da anni voce critica sulle modalità con cui la struttura era stata ceduta ai privati, aveva ammonito che «le conseguenze economiche e politiche ricadono oggi sull’intera comunità», chiamata a sostenere costi legali rilevanti.
La sentenza del Tar, congelando di fatto le pretese immediate della cooperativa, rimette ora al centro proprio il tema urbanistico: chi ha competenza a stabilire se l’ex casa di riposo può essere trasformata in un centro per migranti? E soprattutto: la comunità mathiese deve accettare che il destino della struttura venga modificato da un soggetto privato?
La Prefettura, che già in agosto aveva scelto di sospendere tutto in attesa dei giudici, ora avrà elementi ulteriori per valutare. La sentenza non impedisce a Sanitalia di proseguire in altre sedi, ma priva la cooperativa del primo tassello con cui sperava di indebolire la posizione del Comune.
Mathi, intanto, resta divisa. C’è chi teme l’arrivo di un Cas, ritenendolo incompatibile con il tessuto sociale del paese; c’è chi critica la chiusura totale dell’Amministrazione; c’è chi vede nella difesa della “missione originaria” una questione morale legata alla memoria di don Burzio e a ciò che Casa Chantal ha rappresentato.
La verità è che, qualunque sia il punto di vista, il tema tocca questioni profonde: il ruolo dei Comuni nella pianificazione del territorio, la gestione dei beni costruiti con fondi comunitari, il rapporto tra pubblico e privato nei servizi sociali, la capacità degli enti locali di opporsi alle decisioni della Prefettura quando queste incidono sul territorio.
La sentenza del Tar riguarda solo il ricorso presentato da Sanitalia contro la delibera del 30 luglio. La vera partita si gioca altrove: nel ricorso promosso direttamente dal Comune per far accertare la destinazione urbanistica dell’immobile. Sarà quel giudizio, più complesso e centrale, a stabilire in modo definitivo se l’ex casa di riposo potrà o meno diventare un centro per accoglienza migranti.
Per ora, però, Mathi festeggia. Non una vittoria finale, ma una vittoria importante. La prima in un terreno, quello del diritto amministrativo, che spesso determina più della politica.
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