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27 Novembre 2025 - 23:03
Il fondatore, Alberto Fassi, resta il maggiore azionista con il 54% delle quote
L’operazione era nell’aria da settimane, ma la conferma arrivata nelle ultime ore segna un passaggio decisivo nella storia di Legàmi, l’azienda milanese che in poco più di vent’anni ha trasformato penne, quaderni, gadget e oggetti lifestyle in un universo riconoscibile, colorato, capace di conquistare generazioni diverse. De Agostini rileva il 42% della società e diventa così il secondo azionista dietro al fondatore Alberto Fassi, che conserva il 54%. Un ingresso non finanziario ma strategico, destinato a incidere sulla traiettoria futura del marchio.
L’operazione cambia prima di tutto il profilo del partner che accompagnerà Legàmi nella nuova crescita internazionale. Le quote sono state rilevate dal fondo Flexible Capital Fund, gestito da Dea Capital, società controllata proprio da De Agostini. Il passaggio dalle mani di un fondo d’investimento a quelle di una holding familiare non è un dettaglio tecnico, ma una svolta identitaria. Come ha dichiarato il presidente Enrico Drago, la partecipazione rappresenta «un investimento strategico in un grande brand italiano», sostenuto nel ruolo di «azionista industriale di lungo periodo». Una dichiarazione che chiude idealmente la stagione finanziaria e apre quella industriale, con un impegno che guarda a stabilità, visione e presenza nella governance.
Il nuovo assetto garantirà alla holding due seggi nel cda, dove siedono già Fassi, il presidente Giuseppe Soda e il direttore generale Massimo Dell’Acqua, ciascuno con il proprio 2% di quota. Da Novara spiegano che l’ingresso in Legàmi è «un ulteriore passo nel percorso di diversificazione del portafoglio», puntando su aziende «leader, con forte identità e potenziale di crescita internazionale». Non una semplice partecipazione, dunque, ma un tassello di un mosaico più ampio, coerente con la capacità della holding di investire su progetti durevoli.

Il percorso di Legàmi, d’altra parte, racconta una storia che ha pochi eguali nel settore. Nata nel 2003 da una semplice cinghia per libri, l’azienda ha scalato anno dopo anno un mercato affollato ma privo di veri brand globali. Il modello che Fassi ha costruito fa leva su un equilibrio raro: ironia, estetica pop, qualità dei prodotti, collezioni sterminate in grado di intercettare tanto i giovanissimi quanto gli adulti. Una formula che ha trasformato un progetto artigianale in un gruppo che sfiora i 300 milioni di euro di fatturato.
La crescita è stata vertiginosa. Dai 51 milioni del 2022 ai 245 milioni del 2024, con un ebitda superiore ai 50 milioni, Legàmi si è imposta in Italia e all’estero grazie a una distribuzione ormai globale: 70 Paesi, 10.000 rivenditori, oltre 600 corner e una rete retail diretta in continua espansione tra Italia, Francia e Spagna. Il 2025 si annuncia come un nuovo punto di svolta, con il superamento dei 300 milioni di ricavi e un piano di aperture che prevede 16 boutique in Francia, 5 in Spagna e il traguardo dei 150 negozi di proprietà.
Mentre Legàmi accelera, De Agostini porta in dote esperienza industriale, visione strategica e quella profondità finanziaria necessaria per sostenere un’espansione che ormai non è più una scommessa, ma un percorso dichiarato. «La nostra capacità di innovare, la forza di un gruppo giovane ed entusiasta, e il supporto dell'esperienza imprenditoriale della famiglia Drago e Boroli nello sviluppo di progetti globali – commenta Fassi – ci guidano verso un obiettivo condiviso: consolidare e far crescere ulteriormente il nostro modello di impresa, unico e distintivo, trasformandolo in un love brand di successo internazionale». Parole che fotografano una leadership che non rinuncia alla propria anima creativa, ma che ora si appoggia su un partner intenzionato a restare, costruire, sviluppare.
L’operazione, della quale non è stato reso noto il controvalore, definisce però con chiarezza un nuovo equilibrio: da un lato un fondatore che mantiene la guida, la visione e la maggioranza; dall’altro una holding che non entra per gestire, ma per potenziare. In mezzo, un mercato globale che continua a premiare un marchio capace di trasformare oggetti quotidiani in un linguaggio condiviso, riconoscibile ovunque.
Il futuro di Legàmi sembra dunque orientato a una crescita ancora più incisiva, sostenuta da un mix di creatività italiana, solidità industriale e una strategia che punta a trasformare un brand amatissimo in un riferimento internazionale. Un percorso che passa da Milano, Novara e dai centri produttivi, ma che guarda molto più lontano, verso nuovi mercati e nuovi consumatori. E che ora, grazie al nuovo assetto azionario, può contare su un’architettura societaria pensata per il lungo periodo.
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