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Carioca di Settimo protagonista a Boss in incognito su Rai 2

Lunedì 6 ottobre l’azienda dei pennarelli che hanno segnato l’infanzia di generazioni entra nelle case degli italiani: Luca Talarico, in incognito tra i dipendenti, racconta la vita vera dietro un milione di pennarelli al giorno

Carioca di Settimo protagonista a Boss in incognito su Rai 2

Carioca di Settimo protagonista a Boss in incognito su Rai 2

C’è un filo sottile che lega l’infanzia di generazioni di bambini italiani al nome Carioca. Quel filo è fatto di inchiostro colorato, di cappucci che si incastrano, di pastelli che finiscono per consumarsi fino all’ultimo millimetro. È un filo che parte da Settimo Torinese e si è allungato nel mondo, attraversando oltre 90 Paesi e trasformando un semplice pennarello in un simbolo della creatività. E adesso, proprio la Carioca, sarà protagonista della prima serata televisiva, nel quarto appuntamento di Boss in incognito, in onda lunedì 6 ottobre alle 21.20 su Rai 2.

A condurre il programma c’è Elettra Lamborghini, con la sua energia contagiosa e quel modo sbarazzino di attraversare i set televisivi senza mai dimenticare l’ironia. Ma i veri protagonisti, come sempre in questo docu-reality realizzato da Endemol Shine Italy, saranno i lavoratori e il “boss” che, sotto mentite spoglie, si mescolerà tra loro, scoprendo un mondo che spesso, da un ufficio di direzione, si vede soltanto da lontano.

Enrico Toledo

Enrico Toledo

Questa volta a indossare la maschera non sarà l’amministratore delegato Enrico Toledo, ma Luca Talarico, azionista e membro del consiglio di amministrazione di Carioca. Una scelta simbolica: il dirigente che scende in fabbrica “per conto” del numero uno, quasi a rappresentare il ponte tra chi decide e chi lavora, tra il cda e il magazzino, tra i conti e i colori.

Settimo Torinese ospita l’headquarter dell’azienda, con i suoi 140 dipendenti, un fatturato da 36 milioni di euro l’anno e una produzione capace di sfornare un milione di pennarelli al giorno. Numeri imponenti, certo, ma dietro ogni cifra ci sono storie, volti, mani che assemblano, che controllano, che confezionano. È lì che il “boss in incognito” dovrà sporcarsi le mani, imparando a rifornire i materiali insieme a Liban, giovane somalo che da anni lavora in magazzino con dedizione silenziosa. È lì che scoprirà che anche con Giuseppina, impegnata ad assemblare penne senza mai perdere la concentrazione, si può parlare di calcio con la stessa passione con cui si lavora. È lì che conoscerà Dario, il custode della magia del colore, colui che crea l’inchiostro, l’essenza stessa della Carioca. E sarà ancora lì, accanto a Rosanna, che sperimenterà la fase finale della produzione: il confezionamento, quel momento in cui il lavoro di tanti prende forma e diventa prodotto finito, pronto a finire sugli scaffali di una cartoleria di periferia come nei grandi store internazionali.

E poi ci sarà lei, Elettra Lamborghini, che non si limiterà a condurre ma scenderà in campo anche come “Ramona”, un’ennesima identità inventata, pronta a cimentarsi nell’assemblaggio dei pennarelli Jumbo insieme a Osazeme. Una sfida ironica, certo, ma che racchiude il senso più autentico del programma: mettersi nei panni dell’altro, accettare di non sapere, imparare di nuovo, senza filtri.

La magia di Boss in incognito è tutta qui: raccontare l’Italia delle aziende, quella che produce eccellenza, ma senza dimenticare la fatica quotidiana di chi regge il peso di ogni risultato. Il trucco è geniale: ai lavoratori viene detto che stanno partecipando a “Job Deal”, un finto format che promette un nuovo impiego a chi lo ha perso. Nessuno immagina che dietro a quel collega un po’ impacciato e troppo curioso si nasconde in realtà un dirigente, spesso colui che firma le buste paga e decide strategie. Solo alla fine, quando le telecamere rivelano il gioco, arriva l’abbraccio, la sorpresa, a volte anche le lacrime.

Per la Carioca non è soltanto una vetrina televisiva. È un’occasione per mostrare all’Italia la propria identità: un’azienda storica, nata negli anni Cinquanta con il marchio Universal, capace di attraversare crisi profonde – compresa una liquidazione che sembrava condannarla alla fine – e risorgere grazie alla visione della famiglia Toledo. È un’azienda che oggi parla il linguaggio della sostenibilità, con la sua linea “Eco Family”, che utilizza plastica riciclata e packaging interamente riciclabile, e che continua a esportare non soltanto prodotti, ma soprattutto un modo di pensare la creatività.

Carioca è un pezzo di storia collettiva, e vederla raccontata in prima serata significa, in qualche modo, restituire dignità a chi lavora dietro le quinte. Perché un pennarello non è mai solo un pennarello: è un compagno di banco, è l’odore inconfondibile delle ore di disegno, è il segno colorato lasciato su un foglio bianco che racconta sogni, giochi e infanzie.

Quella di lunedì sera sarà l’ultima puntata di questo primo ciclo dell’undicesima edizione di Boss in incognito. Ma la Rai ha già annunciato che il viaggio continuerà nel 2026, con altre quattro nuove storie. Un segnale forte: in un’epoca in cui la televisione è spesso accusata di superficialità, c’è ancora spazio per programmi che raccontano l’Italia che lavora, l’Italia che resiste, l’Italia che crea.

E forse, tra i milioni di spettatori che lunedì sera accenderanno la tv, ci sarà anche qualche bambino con un astuccio Carioca sul tavolo, pronto a colorare il mondo con gli stessi pennarelli che, poche ore prima, avrà visto nascere sullo schermo.

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