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Da Firenze a Leini: le matite Giotto si comprano gli zaini Seven. Il matrimonio industriale tra Fila e la famiglia Di Stasio

Dopo cinquant’anni di storia canavesana, l’azienda dei fratelli Di Stasio entra nella galassia Fila. L’accordo dà vita a un gruppo italiano integrato che unisce scuola, tempo libero e design

Da Firenze a Leini: le matite Giotto si comprano gli zaini Seven. Il matrimonio industriale tra Fila e la famiglia Di Stasio

Da Firenze a Leini: le matite Giotto si comprano gli zaini Seven. Il matrimonio industriale tra Fila e la famiglia Di Stasio

L’Italia industriale cresce anche quando sembra sul punto di rimpicciolirsi.

È la lezione che arriva da Leini, centro del Canavese dove la Seven è nata nel 1973 e da dove, cinquant’anni dopo, spicca un nuovo salto: l’ingresso nel gruppo Fila, la storica azienda fiorentina delle matite Giotto, che ha deciso di acquisire Seven e Invicta.

L’operazione, raccontata oggi da Repubblica in un articolo con il titolo “Le matite Fila comprano gli zaini Seven e Invicta”, segna la nascita di un polo nazionale del mondo scuola — penne, astucci, zaini — ma anche un passaggio simbolico: dal colore alla cartella, dal banco alla vita quotidiana, dentro e fuori la classe.

Fila, fondata nel 1920 a Firenze, e Seven, nata nel 1973 da una bottega di artigiani torinesi, rappresentano due storie parallele del made in Italy popolare e longevo: quello che non ha bisogno di essere alla moda perché è la moda di generazioni di studenti.

A un secolo di distanza dalla sua nascita, Fila sceglie di crescere ancora in Italia, e lo fa puntando su una realtà che non ha mai rinunciato alle proprie radici.

Secondo quanto spiegato dall’amministratore delegato Massimo Candela, l’acquisizione risponde a una logica industriale precisa: «L’Italia e l’Europa hanno un problema demografico enorme: per crescere bisogna fare acquisizioni. Avere dimensioni più grandi rende le aziende più forti e competitive».

Il ragionamento è semplice e spietato: con sempre meno bambini, il mercato scolastico si restringe, e la sola via per sopravvivere è integrare. Ecco perché Fila ha deciso di unire ai suoi prodotti — matite, penne, pennarelli — anche zaini e astucci, così da ampliare il valore medio di ogni vendita e rendersi più competitiva anche nell’e-commerce, dove il costo del trasporto pesa tanto quanto quello della merce.

Ma non è solo una questione di strategia economica. L’operazione ha anche un valore industriale e simbolico: dal 2026, gli zaini Seven e Invicta conterranno matite e colori Giotto fabbricati a Firenze. Un modo per riportare in Italia quella produzione di cancelleria che finora Seven acquistava da fornitori asiatici. Una filiera nazionale, quindi, che unisce il Toscano e il Canavese, due territori da sempre legati all’artigianato e alla manifattura.

L’accordo prevede un’acquisizione graduale: Fila rileverà il 51% di Seven Group a inizio 2026, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro il 2028.

L’azienda è stata valutata, debiti inclusi, 54 milioni di euro. Nel 2024 Seven ha registrato 88,8 milioni di euro di fatturato, con un margine operativo lordo di 14,9 milioni: numeri solidi, che confermano la qualità della gestione di Aldo Di Stasio, amministratore delegato e volto storico del marchio.

Candela sottolinea anche le prospettive internazionali: «Seven potrà fare una joint venture con la nostra controllata indiana Doms, che produrrà per il mercato locale. Il mercato indiano cresce rapidamente e la domanda di prodotti di qualità aumenta. Siamo convinti che questa operazione creerà valore per tutti gli stakeholder, senza impatti negativi sull’occupazione».

È una visione industriale di lungo periodo: consolidare il radicamento in Italia e al tempo stesso espandersi in Asia, dove la crescita della classe media continua a trainare i consumi.

Già a settembre, in un’intervista al Corriere di Torino, Aldo Di Stasio aveva lasciato intuire che qualcosa si stava muovendo.

Nel racconto del suo “primo giorno di scuola”, tra elastici per tenere insieme i libri e punizioni alla lavagna, l’imprenditore canavesano spiegava come il mondo del “back to school” stesse cambiando rapidamente: «In dieci anni la popolazione scolastica italiana è diminuita di quasi un milione di alunni. Noi siamo leader del nostro settore, con il 61% del mercato, ma per continuare a crescere abbiamo dovuto diversificare».

Era la premessa del passaggio successivo: cercare nuovi soci industriali. Allora Di Stasio raccontava di aver avviato un confronto con il fondo Green Arrow, entrato nel capitale nel 2018 con il 55%, per trovare un partner che non fosse un semplice investitore finanziario ma un gruppo con un modello distributivo diverso. «Stiamo cercando nuovi partner industriali», dichiarava, lasciando intendere la disponibilità a un’integrazione. Poche settimane dopo, il nome del partner sarebbe diventato ufficiale: Fila.

Nel frattempo Seven continuava la sua evoluzione, passando da azienda artigianale a marchio lifestyle.

Dopo l’acquisizione di Invicta nel 2006 e quella della marchigiana Mitama nel 2022, il gruppo aveva consolidato la leadership nel “mondo scuola” ma anche spinto sull’espansione verso il tempo libero, la moda e gli accessori professionali. Nello stesso periodo, Seven è diventata società benefit (nel 2024) e ha ottenuto la certificazione B-Corp (nel 2025), a riconoscimento del suo impegno ambientale e sociale.

La svolta è stata anche stilistica: lo zaino è diventato un oggetto di design, spesso realizzato in plastica riciclata, dotato di tasca porta-borraccia, supporto per tablet, spallacci regolabili in base alla crescita del bambino. La collaborazione con Space 2000 di Baldissero Canavese per le linee di abbigliamento Invicta ha trasformato il “compagno di scuola” per eccellenza in un capo di moda urbano.

Eppure, dietro la narrazione delle innovazioni, resta il tratto distintivo di Seven: la radice familiare e territoriale, quella che Di Stasio non ha mai smesso di rivendicare.

Aldo Di Stasio

In un’intervista concessa a La Voce nel 2021, Di Stasio aveva raccontato con precisione chirurgica come nacque tutto.

«La Seven è nata nel 1973 non tanto da una intuizione imprenditoriale quanto dalla necessità di creare un’attività che potesse impiegare i membri della famiglia. Mio padre, Pasquale, era calzolaio, aveva sette figli e doveva trovare un lavoro per tutti».

Da lì il nome Seven.

Il primo laboratorio era una bottega, poi una piccola impresa familiare. Nessun capitale esterno, solo entusiasmo e sudore. «All’inizio non avevamo dipendenti, solo qualche apprendista. Ognuno di noi aveva un ruolo e un obiettivo comune: far crescere l’azienda».

Nel 1982 la famiglia decise di creare una propria linea di prodotti, e fu allora che nacque ufficialmente il marchio Seven.

Negli anni Ottanta, mentre l’Italia viveva il boom del consumo giovanile, lo zaino Seven divenne il simbolo di una nuova generazione. Un prodotto quotidiano ma curato, funzionale ma riconoscibile.

Nel 2006 l’acquisizione di Invicta, marchio inglese approdato a Torino negli anni Sessanta e poi celebre tra gli studenti e gli alpinisti, sancì il passaggio di Seven da impresa familiare a gruppo industriale.

Nel 2019 arrivò una nuova trasformazione societaria: alcuni fratelli uscirono, e il fondo Green Arrow Capital entrò con una quota di maggioranza, mentre Aldo Di Stasio restò amministratore delegato con il 25% delle quote. Fu il preludio della stagione di investimenti e dell’espansione internazionale che ora trova il suo approdo in Fila.

Ma se i numeri raccontano l’efficienza, il racconto di Di Stasio svela il volto umano del lavoro.

«Voglio che i miei dipendenti siano contenti e soddisfatti. Il tempo in azienda deve essere gratificante e non un motivo di rinuncia».

Nella sede di Leini lavorano ottanta persone, per il 75% donne, coordinate da un ufficio stile di trenta designer che studiano ogni collezione.

Il gruppo produce circa un milione di zaini l’anno, esporta in sessanta Paesi, e realizza l’80% del fatturato in Italia. Numeri che nascono da un equilibrio di precisione e affetto, da una gestione che considera i dipendenti una risorsa e non una voce di costo.

È una visione che rispecchia la personalità del fondatore: «Sono determinato, onesto, umile. Mi ispiro a me stesso», disse a La Voce nel 2021. Un uomo che ha sempre rifiutato l’immagine dell’imprenditore accentratore, preferendo definire il successo come il risultato di una “bottega collettiva”.

Il legame con il territorio è la cifra della storia dei Di Stasio.

Il padre Pasquale, calzolaio di Fossano, trasferì la famiglia a Torino con l’idea che il lavoro manuale potesse diventare impresa. E così fu. Da Fossano a Leini, la famiglia ha radicato la propria attività nel Canavese, terra di manifattura e pragmatismo, lontana dai riflettori ma capace di costruire marchi popolari e duraturi.

Seven non ha mai lasciato Leini, nemmeno quando sarebbe stato più semplice delocalizzare. E nonostante oggi possieda una sede anche a Hong Kong, il cuore operativo e creativo resta in Piemonte.

«Siamo fortemente radicati sul territorio», ripete spesso Di Stasio, «e orgogliosi di collaborare con aziende piemontesi».

Non è retorica: la filiera locale, dai fornitori ai designer, ha accompagnato la crescita del marchio, trasformandolo in un patrimonio collettivo del Canavese.

L’accordo con Fila, dunque, non rappresenta una resa, ma un passaggio generazionale e industriale. Una continuità nel segno dell’Italia produttiva che ancora crede nel proprio tessuto manifatturiero. Le matite Giotto e gli zaini Seven condividono la stessa infanzia nazionale: quaderni a righe, astucci colorati, odore di colla e di carta. Ora si trovano sotto lo stesso tetto, in un’operazione che parla di sinergie concrete ma anche di identità.

Dalla Toscana al Piemonte, la storia si chiude in un cerchio. Fila investe su Firenze, dove nacque nel 1920, ma anche su Leini, dove la famiglia Di Stasio — sette fratelli e un padre calzolaio — costruì un marchio capace di attraversare i decenni.

In fondo, l’Italia produttiva resiste così: mescolando memoria e innovazione, tradizione e mercato. E forse non è un caso che l’accordo sia stato firmato proprio tra due aziende che hanno accompagnato l’infanzia di milioni di studenti. Quelle matite Giotto che hanno colorato i quaderni ora trovano casa negli zaini Seven, nati da un sogno artigiano nel cuore del Canavese.

È un ritorno a scuola per tutti: per Fila, che ritrova il senso del suo radicamento industriale, e per Seven, che scopre una nuova stagione di crescita senza rinnegare la propria storia. «È cambiato il mondo — diceva Di Stasio a settembre — e anche noi siamo cambiati. Continueremo a cambiare».

A Firenze, a Leini, e in quell’Italia manifatturiera che, quando vuole, sa ancora fare squadra.

La Seven di Leini

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