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27 Novembre 2025 - 15:12
Nuovo ambulatorio per l’ictus giovanile a Savigliano: la storia di Roberto diventa un modello di cura multidisciplinare
Quando l’ictus arriva troppo presto, ogni istante pesa. È ciò che accade a Roberto, 36 anni, una figlia piccola e una vita piena come tante. Una mattina qualunque, la parola gli si interrompe di colpo, il braccio destro si immobilizza, il corpo tradisce senza preavviso. Un ictus. Nei giorni successivi ne arriveranno altri due. Un quadro che nessuno immagina su un giovane adulto, e che proprio per questo destabilizza, confonde, spaventa.
Il ricovero presso la Neurologia dell’Ospedale SS. Annunziata di Savigliano permette un recupero rapido dei sintomi, ma soprattutto un’indagine approfondita sulle cause. La diagnosi arriva: un embolo passato attraverso un forame ovale pervio, piccola malformazione cardiaca presente dalla nascita. In alcuni casi rari, può diventare un varco pericoloso e provocare ischemie cerebrali. Per Roberto è l’origine del problema. Tra poche settimane verrà sottoposto a un intervento di correzione per via endovascolare, riducendo in modo drastico il rischio che tutto possa ripetersi.
Storie come la sua non rappresentano eccezioni isolate. L’ictus non è un evento limitato all’età avanzata: colpisce anche giovani e adulti nel pieno della loro autonomia, spesso con cause molto diverse da quelle tradizionali. Nei pazienti più giovani la radice può essere cardiogenica, come nel caso del forame ovale pervio; oppure legata a dissezioni arteriose, disturbi della coagulazione, patologie genetiche, condizioni infiammatorie. A volte, nonostante accertamenti completi, la causa non emerge: si parla allora di ictus criptogenetico.
È proprio a questa fascia di pazienti che si rivolge il nuovo Ambulatorio per l’Ictus Giovanile e Criptogenetico attivo dalla scorsa primavera all’interno della Struttura Complessa di Neurologia dell’Asl CN1. Un servizio che mette al centro diagnosi accurata, prevenzione delle recidive e monitoraggio a lungo termine, trasformando un evento improvviso in un percorso clinico strutturato.
Il direttore della Struttura, Iacopo Battaglini, spiega: «L’ambulatorio lavora come una cerniera tra più specialità. La collaborazione con la Cardiologia è decisiva per valutare e trattare condizioni come il forame ovale pervio o aritmie silenti. La Medicina Interna apporta competenze essenziali nella gestione delle trombofilie e delle alterazioni della coagulazione. La Radiologia è fondamentale per lo studio del cervello e della parete dei vasi arteriosi. A seconda dei casi, possono essere coinvolti anche Genetica medica, Reumatologia e Medicina dello sport, perché nei giovani ogni ictus è una storia a sé e va ricostruita pezzo per pezzo».
Il modello di lavoro è pragmatico: identificare l’origine dell’evento, trattarla quando possibile, accompagnare il paziente nel tempo con controlli specifici. Una modalità che restituisce sicurezza, continuità e soprattutto prevenzione, elemento decisivo quando si ha a che fare con condizioni tempo-dipendenti.
Per Roberto, come per molti altri giovani pazienti, significa tornare a guardare avanti con un margine di certezza che sembrava perduto. Significa vedere il proprio caso non come un episodio isolato, ma come parte di un sistema che ora dispone degli strumenti per comprendere, intervenire, prevenire.
Una riflessione condivisa anche dall’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, che sottolinea: «Intervenire tempestivamente su malattie tempo-dipendenti e lavorare in equipe multidisciplinari è la strada corretta per affrontare nel modo più efficace, con alta probabilità di esito positivo, interventi così complessi. L’attivazione di un ambulatorio dedicato alla gestione dell’ictus giovanile e criptogenetico, all’indagine delle cause e alla loro rimozione per garantire una buona qualità della vita alle persone che ne sono colpite, è uno dei tanti esempi di una sanità pubblica veramente vicina ai cittadini».
Nel mosaico della sanità piemontese, la storia di Roberto e il nuovo ambulatorio di Savigliano rappresentano ciò che una buona notizia dovrebbe essere: un percorso che si apre proprio là dove la vita sembra incepparsi, una risposta concreta a un bisogno reale, un investimento sulla possibilità di prevenire ciò che sembrava inevitabile.
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