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27 Novembre 2025 - 14:18
Sant’Anna premiato con tre Bollini Rosa: riconoscimento nazionale per l’eccellenza nella cura delle donne
L’annuncio è arrivato durante la cerimonia al Ministero della Salute e ha confermato ciò che nel mondo sanitario torinese era già percepito con chiarezza: il Sant’Anna della Città della Salute rimane uno dei punti di riferimento italiani nella medicina di genere, un ambito sempre più centrale nelle politiche sanitarie moderne. La Fondazione Onda ETS, che da vent’anni promuove un approccio alla salute capace di tenere insieme differenze biologiche, cliniche e sociali tra donne e uomini, ha attribuito all’ospedale torinese il massimo riconoscimento possibile, i tre Bollini Rosa, validi per il biennio 2026-2027. È un risultato che non nasce da un singolo progetto, ma da un modello organizzativo consolidato, da attività cliniche strutturate e da una cultura dell’assistenza che ha sempre collocato la donna al centro dei percorsi di cura.
Il circuito degli ospedali premiati continua a crescere: sono 370 le strutture italiane che quest’anno fanno parte della rete, ognuna con un ruolo preciso nella mappa nazionale dei servizi dedicati alla salute femminile. Per Fondazione Onda ETS, attribuire i Bollini Rosa significa riconoscere un impegno continuo verso la prevenzione, la diagnosi e la cura delle patologie che colpiscono le donne in ogni fase della vita, insieme a quelle malattie che interessano entrambi i sessi ma che richiedono un percorso sensibile alle differenze di genere. Ogni struttura premiata, oltre al valore simbolico del Bollino, riceve una conferma di qualità che rende più agevole la scelta consapevole del luogo di cura da parte delle pazienti. Un lavoro di trasparenza che passa anche attraverso il sito dedicato, www.bollinirosa.it, dove sono consultabili tutte le informazioni sui servizi dei singoli ospedali.

Il riconoscimento attribuito al Sant’Anna si inserisce in un quadro più ampio di crescita della rete. Nel corso di questi vent’anni, Fondazione Onda ETS ha progressivamente ampliato i criteri di valutazione, affinando la capacità di individuare gli ospedali realmente impegnati nella medicina di genere. Quest’anno, nelle specialità considerate per l’attribuzione dei Bollini, sono entrate anche discipline come l’Oftalmologia e la Medicina del Dolore, insieme alla reintegrazione della Pediatria, elemento che sottolinea come la salute femminile attraversi l’intero arco della vita e tocchi molteplici dimensioni cliniche. La presidente della Fondazione, Francesca Merzagora, ha ricordato come il lavoro svolto in dodici edizioni abbia permesso di trasformare un’intuizione in una rete riconosciuta a livello nazionale, capace di orientare i percorsi sanitari e di promuovere una cultura della prevenzione che non si esaurisce in un mero riconoscimento formale. La missione, ha spiegato, è stimolare gli ospedali nell’adottare un approccio attento alle esigenze della donna in ogni età e incoraggiare le pazienti ad accedere ai percorsi che la rete mette a disposizione con professionalità e continuità.
Il processo di attribuzione dei Bollini passa attraverso un bando biennale e un questionario che supera le cinquecento domande, nel quale vengono analizzati aspetti che vanno dalla presenza di specialità cliniche dedicate alla qualità dell’accoglienza, dalla multidisciplinarità dei percorsi fino ai servizi rivolti alle donne vittime di violenza. È un impianto complesso che consente di misurare non solo la presenza dei servizi, ma la loro reale capacità di integrarsi nella struttura ospedaliera. L’Advisory Board, presieduto da Walter Ricciardi, tiene conto anche di elementi qualitativi, come progetti innovativi, iniziative di sensibilizzazione e attività trasversali che ampliano lo sguardo riassumendo la filosofia stessa del Bollino Rosa: non una fotografia statica, ma la verifica di un movimento in continua evoluzione. Ricciardi ha ricordato come nel 2007, al momento della prima edizione, non fosse possibile immaginare l’espansione che oggi vede coinvolti quasi quattrocento ospedali. Un risultato reso possibile dall’impegno dei professionisti sanitari e dalla volontà delle direzioni ospedaliere di lavorare su percorsi multidisciplinari e gender-oriented.
Il Sant’Anna, in questo contesto, rappresenta una delle punte più alte del sistema sanitario piemontese. La tradizione nella ginecologia, nell’ostetricia e nella cura delle patologie femminili si unisce a percorsi specifici dedicati alla prevenzione, alla salute materno-infantile, alla tutela delle donne vittime di violenza e alla gestione delle fragilità cliniche.
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