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La Voce degli Animali
26 Novembre 2025 - 19:13
L’uomo, il cane e il miracolo delle donne
C’è chi dice che le storie belle non esistono più. Che quando cadi, resti a terra. Che quando ti tolgono tutto, non ti rialzi. Ma allora non conoscono Renato Lecca. E non hanno mai guardato negli occhi Nerone, il cane corso che, a pochi mesi di vita, ha già visto il peggio del mondo e ha comunque scelto di crederci ancora.
Quella storia—quella che ad aprile aveva fatto piangere mezzo Piemonte—sembrava destinata a finire lì, su un marciapiede, con uno zaino, due ciotole e un uomo che fissava il vuoto. Un uomo cacciato via con un fuori, adesso, lasciato per strada insieme al suo cane perché la burocrazia non contempla il concetto di amore, e i dormitori non contemplano quello di “animali ammessi”.
E invece no. Perché ci sono storie che non finiscono quando sembra tutto perduto. Ci sono storie che ricominciano. Sempre.
E questa è una di quelle.
Renato la racconta così, con quella voce che trema un po’, perché quando la vita ti prende a schiaffi per mesi, poi non sai più bene come si parla della felicità.
«Sì… da maggio 2025 la nostra vita è cambiata tantissimo», dice. «Ma per capirlo, bisogna tornare ad aprile. A quel giorno assurdo. Io e Nerone bloccati in mezzo a una strada, senza sapere dove andare. La gente guardava. Alcuni passavano oltre. Altri si fermavano. E noi eravamo lì, due anime incastrate in una sconfitta non nostra.»
La foto aveva fatto il giro dei social, poi era arrivata a noi de La Voce e da lì a ovunque. Oltre Rivoli, oltre Torino, oltre ogni confine che la disperazione gli aveva imposto.
E da lì, è iniziato il miracolo.
I rivolesi—quelli veri, non le istituzioni—si sono mossi.
Si sono mossi come una città che non accetta di vedere due creature abbandonate sull’asfalto. E una donna, Cinzia, ha fatto la cosa più semplice e più rivoluzionaria del mondo: li ha presi per mano.
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Li ha raccolti dalla strada, letteralmente. Ha cercato un posto dove farli dormire, ha telefonato a hotel, B&B, pensioni. Prenotazioni confermate. Poi cancellate. Poi rifiutate. “No, i cani no.”
Un’ora di chiamate. Di porte chiuse. Di “ci dispiace” che non si dispiacevano affatto.
Finché un B&B, finalmente, ha detto sì. E lì è arrivata Simona, con il cibo buono e un sorriso grande quanto la sua generosità.
Poi è successo altro. È successo che da una storia triste ne è nata un’ondata. E che un sindaco—sì, un sindaco—si è comportato da essere umano.
Cristian Corrado, primo cittadino di Gassino, ha fatto ciò che altri non avevano fatto: ha ascoltato. Ha capito. Ha agito.
Ha agganciato Renato e Nerone a un team di donne. Un team vero. Un gruppo di quelle che non si girano dall’altra parte.
Li hanno portati in un B&B vicino Gassino, un posto dove Nerone poteva correre, rotolarsi, respirare. Dove non c’era più quel senso di assedio che ti prende quando vivi con la paura dell’arrivo di un ufficiale giudiziario.
E lì è arrivata Elena. Renato la chiama “il nostro angelo”. Non per poesia. Per verità. Una donna di quelle che non si tirano indietro, mai. Una corazza fuori e un cuore enorme dentro. Aiuto pratico, supporto morale, sostegno economico. Un faro.
Ma non era sola. Dietro di lei c’erano Agnese e Gloria. Non conoscevano Renato. Non avevano mai visto Nerone. Non dovevano nulla a nessuno. Eppure hanno capito. Hanno visto. Hanno scelto.
Scelto di esserci. Scelto di diventare una famiglia. Scelto di trasformare una tragedia in una seconda possibilità.
Nei mesi, sono diventate sorelle maggiori. Quelle che ti prendono per le spalle quando perdi la bussola. Quelle che ti dicono la verità anche quando fa male. Quelle che restano.
Infine Barbara di Pelomatto di Balù. Una presenza preziosa, silenziosa, gentile. Di quelle che, nel mondo del volontariato animale, fanno la differenza senza cercare gloria. "Non so quanto cibo per Nerone mi ha regalato. Tanto!"
Nel frattempo, Renato non è rimasto fermo. Ha continuato a fare ciò che sa fare meglio: accudire cani.
Ha messo in piedi una pensione casalinga per "cani". Non è un’azienda. È una casa. Una famiglia allargata. Un posto dove i “pelosetti”, come li chiama lui, diventano figli adottivi. Gestiva una cosa più o meno così anche a Rivoli.
A Gassino il passaggio non è stato semplice. Alcuni contatti si sono persi, alcuni clienti non lo hanno più trovato, alcune fatiche sono diventate montagne. Ma lui non ha mollato. Sta ricostruendo, piano piano, con la stessa determinazione con cui si rialza chi ha già visto il fondo.
Perché il punto, alla fine, è uno. E Renato lo dice così: «Un gruppo di donne uniche ci ha salvato. Me, sì. Ma soprattutto Nerone. Da un destino brutto.»
Oggi il sogno resta lo stesso: la sua pensione casalinga per cani, un progetto che non è un business ma una missione. Un modo per ridare al mondo almeno una parte del bene che il mondo gli ha negato per troppo tempo.
Chi vuole dare una mano, può farlo davvero. Perché qui ogni aiuto si trasforma in vita. In rinascita. In possibilità.
La storia di Renato e Nerone non è più una tragedia. È una pagina nuova. Scritta dal coraggio di un uomo. Riempita dal cuore di un cane. Firmata dalle mani delle donne che li hanno visti, capiti, raccolti, salvati.
E la verità è una sola: "senza di loro, oggi, non saremmo qui a parlare di un sequel."
Saremmo qui a piangere un finale. Ma questa volta, per fortuna, non è così.
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