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16 Aprile 2025 - 18:06
Una casa per Renato e Nerone: a Gassino l’umanità vale più della burocrazia (foto di repertorio)
Renato non ha ceduto. Ha detto no a un letto caldo pur di non separarsi da Nerone, il cucciolo di cane corso che per mesi è stato il suo unico legame col mondo. Ha rifiutato le opzioni proposte dai servizi sociali: o lasciare il cane, o chiudersi in un centro migranti a Bussoleno dove “in teoria dopo un mese sei fuori, ma in realtà c’è gente che è lì da dieci”. Era pronto a dormire ancora una volta per strada. Ma stavolta, la rete di umanità che si era mobilitata dopo l'appello lanciato dal nostro giornale ha funzionato.
Una macchina l’ha aspettato sotto casa. Una destinazione diversa: Sciolze. Dove oggi vive in un B&B pagato interamente, insieme a Nerone. “Una persona mandata dal Sindaco di Gassino Cristian Corrado mi ha contattato. Stamattina mi ha preso e portato qui, in un posto vero, dove posso stare con il mio Nerone. Qui c’è tanto da fare: piccoli lavori, manutenzioni. Ma soprattutto c’è un futuro da ricostruire, passo dopo passo. Ho già dei colloqui per una casa, anche a Brandizzo. E grazie a questa rete che si è creata – al giornale, agli articoli, a chi ha scelto di non restare in silenzio – alcune persone si sono offerte di farmi da garanti per l’affitto", racconta Renato.
Una storia che non dimentica. Renato Lecca, 45 anni, ex imprenditore nel settore marketing, era finito in strada lo scorso 13 aprile con il suo cane dopo lo sfratto dall’alloggio comunale occupato a Rivoli, lasciato vuoto dalla morte di un amico. Una scelta disperata, senza forzature, fatta per sopravvivere. Ma la legge non perdona. E i servizi sociali, pur convocandolo a gennaio, non hanno mai offerto un’alternativa compatibile con la sua realtà: Nerone non era ammesso nei dormitori.
Così Renato ha resistito. Ha dormito all’aperto, con il cane accanto, per giorni. Fino a quando una persona di fiducia del Sindaco di Gassino, Cristian Corrado, non l’ha chiamato. E ha fatto ciò che molti si erano limitati a promettere: agire. Organizzare un trasporto. Offrire un luogo vero, umano, vivibile. Un riparo. Un’opportunità.
Oggi Renato è ancora un uomo in attesa. Ma non è più un uomo abbandonato. Vive in un luogo accogliente, ha contatti, ha ricevuto un aiuto economico da persone che hanno letto la sua storia, sta valutando diverse ipotesi abitative. E ha ancora Nerone al suo fianco, sempre.
Non è una favola, non è un miracolo. È il risultato di un’onda silenziosa di empatia e coraggio, scatenata da chi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.
“Non cerco carità. Non voglio rubare niente a nessuno. Voglio solo vivere con dignità, in un posto dove poter restare con il mio cane”, ripete. Ora quel posto esiste. Perché qualcuno ha ascoltato davvero.
Chi vuole continuare ad aiutare Renato può scrivere a media@giornalelavoce.it. La strada da fare è lunga, ma il primo passo è stato compiuto. Insieme.
Renato e Nerone
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