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26 Novembre 2025 - 11:27
Agrivoltaico, la svolta: per Gse e governo è un alleato strategico dell’agricoltura e un pilastro della transizione energetica italiana
L’agrivoltaico non è più un oggetto misterioso né un intruso nei campi agricoli. È, sempre più chiaramente, una delle leve più decisive per costruire una transizione energetica che non sacrifichi l’identità rurale del Paese. È questo il messaggio emerso con forza al convegno “Agrivoltaico: un nuovo modello di business per un valore condiviso”, organizzato da Aias, dove il Gse e il Ministero dell’Ambiente hanno delineato una visione comune: integrare energia e agricoltura non solo è possibile, ma necessario.
Il presidente del Gse, Paolo Arrigoni, ha fatto parlare i numeri. E i numeri raccontano un’Italia che corre verso il fotovoltaico con un’intensità senza precedenti. A fine ottobre 2025 gli impianti installati erano 2.050.000, in crescita del 9,6% rispetto all’anno scorso, per un totale di 42 GW di potenza (+13,4%). Un’ascesa vertiginosa se si pensa che nel 2000 gli impianti erano cinque, nel 2010 erano 160 mila, nel 2020 poco meno di un milione. Entro fine anno, ha detto Arrigoni, si arriverà a 2,1 milioni di impianti.
Nei primi dieci mesi del 2025 sono stati installati 180 mila nuovi impianti, pari a 5 GW: un ritmo comunque più lento rispetto ai 1.020 impianti al giorno del 2023 e ai 770 del 2024, ma ancora altissimo. Due terzi degli impianti italiani si trovano su coperture e capannoni, mentre un terzo è installato a terra, con una crescita significativa negli ultimi tre anni.
Per Arrigoni il ruolo dell’agricoltura sarà decisivo per raggiungere l’obiettivo fissato dal Pniec, il Piano nazionale energia e clima, che prevede 79,3 GW di fotovoltaico al 2030 su un totale di 131 GW rinnovabili. Da qui la necessità di strumenti di sostegno mirati e della nuova definizione normativa dell’agrivoltaico, introdotta dal recente decreto-legge 175, insieme a una certificazione ufficiale che rappresenterà un passaggio chiave per la credibilità di questa tecnologia.

Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto in video, ha ribadito la centralità del settore: «Sono convinto che per una transizione pragmatica che veda le rinnovabili in una posizione di rilevanza questo sistema abbia bisogno di un forte contributo da parte del mondo agrivoltaico». Secondo il ministro, la sfida è rendere compatibili la vocazione agricola del Paese e gli obiettivi energetici fissati per il 2030.
Pichetto ha ricordato le risorse del Pnrr destinate al settore primario e ha parlato di una «doverosa connessione fra l’impulso che dobbiamo dare all’agricoltura e la vocazione autentica del nostro Paese». Una connessione che, a suo avviso, può preservare e rafforzare il made in Italy rurale, valorizzandone qualità, identità e competitività attraverso «nuove tecniche e tecnologie pienamente integrate con l’attività dei campi».
L’agrivoltaico, ha sottolineato, permette di migliorare la redditività, recuperare terreno produttivo, ridurre il consumo idrico e fornire un valore aggiunto alle imprese agricole. «È indispensabile per raggiungere gli obiettivi di 130-131 GW rinnovabili al 2030», ha detto, evidenziando come un’agricoltura innovativa possa convivere con la generazione energetica senza sacrificare nulla della qualità riconosciuta nel mondo.
Il quadro che emerge è chiaro: l’agrivoltaico non è una minaccia ai campi, ma un’opportunità per farli crescere e renderli più resilienti alle sfide future. Un modello in cui agricoltori e produttori di energia possono camminare insieme, condividere valore e contribuire a una transizione che non sia calata dall’alto, ma costruita sulle esigenze reali dei territori.
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