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Lavori sul ponte di Crescentino, per la Città Metropolitana procede tutto secondo previsioni. Avviata un'indagine sui passaggi. "I disagi? Colpa degli indisciplinati"

Cronoprogramma rispettato, secondo l'ente. Ecco cosa succederà ora tra semafori, fasi di cantiere e spostamenti fino alla fine del 2026

I lavori sul ponte di Crescentino

I lavori sul ponte di Crescentino


La Città Metropolitana respinge le accuse: «Nessun ritardo, il ponte apre nel settembre 2026». È questa la risposta, asciutta e quasi burocratica, con cui Palazzo Cisterna prova a chiudere settimane di polemiche, proteste, mozioni e code infinite sul ponte della Provinciale 107 tra Verrua Savoia e Crescentino. La linea è chiara: i lavori procedono secondo il cronoprogramma, i disagi derivano dagli automobilisti indisciplinati e, appena possibile, arriveranno gli ausiliari del traffico. Fine della storia. O almeno, così vorrebbe l’ente metropolitano.

Il comunicato arriva come contraccolpo diretto alle voci del territorio, quelle che raccontano semafori bloccati, colpi di clacson e file che, nei momenti peggiori, si mangiano mezz'ora di vita per pochi chilometri. La Città Metropolitana non nega nulla, ma rilegge tutto. E rilancia: l’impresa ha presentato il cronoprogramma aggiornato e i tempi contrattuali saranno rispettati. Apertura prevista? Settembre 2026. Nessuna deroga, nessuno scivolamento, nessuna ammissione di lentezza.

È una presa di posizione netta, quasi provocatoria se letta all’ombra (anche) della mozione protocollata il 3 novembre dal gruppo consiliare Per Brusasco e Marcorengo, che parla invece di “ritardo sensibile” e di “forti disagi alla viabilità intercomunale”. Da un lato, quindi, gli amministratori che chiedono turni notturni, semafori sincronizzati e verifiche serrate. Dall’altro, la Città Metropolitana che, anzi, ricorda di aver già “sollecitato l’impresa per assicurare la massima efficienza operativa”.

La verità, come sempre, vive in mezzo. Ma il tono, quello no: è una dichiarazione di principio. L’ente ribadisce che nulla è fuori controllo.

Il comunicato, infatti, elenca con puntualità tutte le fasi del cantiere: l’attuale fase con senso unico alternato terminerà entro gennaio; poi si passerà al lato di valle, con un nuovo semaforo a due vie; a febbraio ci sarà il ribaltamento verso il lato di monte, con un semaforo a tre vie che durerà circa due mesi; infine, nuovo spostamento verso Crescentino. Una danza di fasi, semafori, spostamenti e ribaltamenti che – sulla carta – fila liscia come l’olio. Nella realtà, gli automobilisti fanno i conti con un esodo quotidiano.

La parte più significativa, però, è quella che riguarda il traffico. Lì l’ente non arretra di un millimetro: «Il semaforo è pienamente funzionale». E se il ponte si trasforma in un imbuto, la colpa è di chi non rispetta le fasi semaforiche. Palazzo Cisterna mette nero su bianco ciò che a molti è sembrato un concetto irritante, quasi provocatorio: i rallentamenti sono causati “in larga parte” dal comportamento degli automobilisti. Non dal cantiere, non dalla ditta, non da una pianificazione complessa, bensì da chi passa col rosso, da chi forza, da chi non accetta di aspettare.

È un messaggio politico, prima ancora che tecnico: non accusate noi.

I lavori sul ponte di  Verrua Savoia

Il paradosso, però, è evidente. Sono mesi che, sui social e non, si racconta di code interminabili, e non sono sfoghi isolati. 

La Città Metropolitana, però, tira dritto. Ricorda di aver già concluso tutte le operazioni di recupero conservativo della muratura, dalla sostituzione dei mattoni danneggiati alla sigillatura dei giunti, dal lavaggio dei paramenti al trattamento idrorepellente. Aggiunge di aver dovuto perfino rimuovere i graffiti dalle pile del ponte, altro segnale – neanche troppo implicito – che una parte del problema arriva dal comportamento di chi vive da queste parti. E ribadisce che gli interventi più delicati, quelli degli sbalzi destinati alla pista ciclabile, richiedono collaudi e prove di carico che non possono essere accelerati.

Qui il discorso si fa politico. La ciclabile è diventata il capro espiatorio perfetto, un simbolo di “lusso inutile” per chi ogni minuto in cui si resta imbottigliati. Ma nel progetto è centrale: due piste laterali, parapetti decorativi, illuminazione a doppio braccio. Un intervento raffinato, coerente con l’immagine originaria del ponte, che però costa tempo e pazienza. Una scelta, questa, su cui la Città Metropolitana non mostra alcuna intenzione di tornare indietro.

Il territorio, però, legge le cose diversamente. Il sindaco di Verrua Savoia Mauro Castelli, già a settembre, aveva denunciato in una lettera ufficiale che «il semaforo non funziona e gli automobilisti rischiano». Non tanto per un difetto tecnico, quanto per l’assenza di sanzioni: le telecamere riprendono, ma non multano. E senza multe, il rosso non fa paura a nessuno. Castelli aveva chiesto un secondo semaforo sincronizzato e turni più intensi della ditta. Due richieste rimaste sospese tra le necessità tecniche e le compatibilità burocratiche.

E anche questo, nel comunicato di oggi, la Città Metropolitana lo chiarisce in modo implicito: gli ausiliari del traffico arriveranno solo quando il monitoraggio dei flussi lo riterrà necessario. Tradotto: verranno, ma non ora. Prima c’è da completare la raccolta dati su intensità di traffico e tempi medi di attesa. Una procedura legittima, certo, ma che ai cittadini suona come l’ennesimo rinvio.

Sul fondo resta il punto centrale: il ponte sarà pronto nel settembre 2026. È un impegno politico forte, forse il più forte dal giorno dell’apertura del cantiere.

Ma è un impegno credibile? Difficile dirlo.

Il cronoprogramma ufficiale parla di 548 giorni di lavori dal giugno 2025, con una finestra di trenta giorni per il maltempo. Sono tempi tecnici, precisi, lineari.

La realtà, però, non è lineare. La realtà sono le code, gli imprevisti, le giornate in cui la pioggia blocca tutto... Staremo a vedere. Incrociando le dita.

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