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25 Novembre 2025 - 17:05
Torino, tredici cesti solidali per le Case rifugio: Regione Piemonte e Nova Coop contro la violenza sulle donne (immagine di repertorio)
A volte un aiuto concreto passa attraverso oggetti semplici: cibo, prodotti essenziali, un segno tangibile che dice “non siete sole”. È lo spirito che ha guidato l’iniziativa di Regione Piemonte e Nova Coop, che in occasione del 25 novembre – la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – ha portato a Torino tredici cesti solidali, destinati ad altrettante Case rifugio del territorio piemontese. Un gesto simbolico e pratico insieme, costruito intorno a un valore complessivo di quasi 22mila euro, frutto dei punti accumulati dai soci Coop e trasformati in sostegno immediato per chi vive un momento di fragilità estrema.
Ogni cesto contiene generi alimentari e beni non deperibili, ma il cuore dell’iniziativa sta nel contributo economico allegato, pensato per aiutare le strutture che, ogni giorno, accolgono donne e bambini in fuga dalla violenza. Sono luoghi dove si prova a ricostruire ciò che la violenza tenta di cancellare: autonomia, sicurezza, stabilità. Luoghi che operano spesso nel silenzio, lontani dalle luci pubbliche, e che proprio per questo hanno bisogno di appoggi concreti e continui.
A rimarcare il significato dell’azione è stata l’assessora regionale alle Pari Opportunità Marina Chiarelli, che ha voluto sottolineare come quei cesti rappresentino «un abbraccio simbolico» rivolto a chi cerca protezione e un nuovo equilibrio. «Le donne che si rialzano dopo la violenza devono sapere che la Regione Piemonte è al loro fianco, oggi e sempre», ha dichiarato, ricordando come il sostegno materiale sia solo una parte di un impegno più ampio, fatto di percorsi integrati e progetti destinati a favorire l’uscita dalla spirale dell’abuso.
La consegna dell’assegno simbolico è avvenuta attraverso Carlo Ghisoni, direttore delle Politiche Sociali di Nova Coop, affiancato da una delegazione di soci attivi. È un dettaglio importante, perché quel contributo è il risultato di una scelta collettiva: persone che, compiendo un gesto quotidiano come fare la spesa, hanno deciso di destinare i propri punti alla lotta contro la violenza di genere, sostenendo i progetti regionali del biennio 2024/2025.
Ghisoni lo ha spiegato con chiarezza, ricordando la responsabilità sociale della Cooperativa: «Questo sostegno nasce da un impegno condiviso: quello dei nostri soci, che anche quest’anno hanno deciso di trasformare un gesto quotidiano in un aiuto concreto». Un impegno che parla di comunità, di consapevolezza e soprattutto della necessità di ribadire che la violenza non è un destino, ma una condizione dalla quale è possibile uscire se si incontrano, lungo il percorso, servizi preparati, accoglienza protettiva e reti istituzionali capaci di collaborare.
L’iniziativa di oggi si colloca dentro una cornice più ampia: quella del lavoro quotidiano che le Case rifugio svolgono in tutta la regione. Tredici strutture, tredici percorsi diversi, un unico obiettivo: offrire un riparo, fisico ed emotivo, a chi sta attraversando il momento più buio della propria vita. Le risorse donate – indipendentemente dalla cifra – rappresentano un modo per aiutare a gestire l’ordinario: spese quotidiane, attività interne, piccole necessità di madri e figli che cercano un nuovo equilibrio.
In una giornata che spesso rischia di cadere nell’enfasi delle celebrazioni, questa iniziativa mantiene i piedi ben piantati a terra. Parla di beni concreti, di contributi reali, di una collaborazione istituzione–cooperazione che mostra come si possa intervenire in modo pragmatico e non solo retorico. E ricorda che le Case rifugio – con la loro discrezione e il loro lavoro continuo – restano uno degli strumenti più importanti nella lotta contro la violenza di genere, una violenza che si manifesta in molte forme ma che trova sempre un denominatore comune: il bisogno urgente di protezione.
In attesa che i numeri smettano di essere una fotografia dell’emergenza e tornino a essere solo statistiche, gesti come quello di oggi servono a rafforzare una rete che deve essere stabile, strutturata e all’altezza della responsabilità che porta sulle spalle. Una rete che non sostituisce la giustizia né le politiche di prevenzione, ma che affianca chi, ogni giorno, prova a ricostruire fiducia, dignità e futuro.
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