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Extinction Rebellion blocca l’ingresso della Rai a Torino: donne legate tra loro e bocche coperte

Protesta nel giorno contro la violenza sulle donne: “Silenzio e linguaggio sbagliato alimentano femminicidi, ecocidi e ingiustizie”

Extinction Rebellion

Extinction Rebellion blocca l’ingresso della Rai a Torino: donne legate tra loro e bocche coperte

Una decina di attiviste di Extinction Rebellion ha occupato questa mattina l’ingresso della sede Rai di via Verdi, a Torino, legandosi una all’altra con corde rosa, verdi e nere e coprendosi la bocca con nastro adesivo nero. Un gesto simbolico e insieme accusatorio, rivolto a quella che definiscono una “informazione distorta” capace di influenzare la percezione pubblica su femminicidi, crisi climatica e conflitto a Gaza. L’azione è stata organizzata volutamente nel giorno del 25 novembre, dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne.

Le attiviste hanno esposto uno striscione con la scritta “Sleghiamo l’informazione”, denunciando il ruolo dei media nel mantenere un linguaggio “che normalizza la violenza e oscura la responsabilità delle istituzioni”. «Occupiamo l’entrata della Rai perché invece che svolgere il suo compito di informare correttamente, propone narrazioni distorte», afferma Elsa, una delle portavoce del gruppo. «Questo avviene nei femminicidi, nella crisi ecoclimatica e nel genocidio a Gaza: temi profondamente intrecciati, segnati da una violenza che passa anche attraverso il silenzio».

A sostegno della protesta, Extinction Rebellion ha richiamato diversi rapporti e studi che analizzano il trattamento mediatico della violenza di genere e delle emergenze ambientali. Il rapporto Step mostra come i media italiani continuino a utilizzare espressioni ambigue come “raptus” nei casi di femminicidio, e privilegiando spesso una narrazione empatica verso il carnefice. L’Osservatorio Pavia, invece, evidenzia come solo una piccola parte dei servizi televisivi colleghi eventi climatici estremi – come l’ondata di caldo di giugno – alla crisi climatica globale.

La protesta ha toccato anche il tema della copertura mediatica del conflitto a Gaza. Extinction Rebellion cita i rapporti internazionali che denunciano un uso selettivo del linguaggio nei media occidentali, dalla scelta di non impiegare il termine “genocidio” nonostante i richiami della Corte Internazionale di Giustizia, alle differenze terminologiche fra “ostaggi” israeliani e “prigionieri” palestinesi.

Elsa punta il dito contro il ruolo della Rai, definendola «sempre più un’emittente di Stato utilizzata ai fini propagandistici». Un’accusa che si intreccia con il dibattito sul pluralismo informativo: secondo il Centro per il Pluralismo dei Media, la dipendenza dei vertici Rai dal governo produce «una linea editoriale meno incline a criticare l’esecutivo e più propensa a enfatizzarne le posizioni». L’Italia, ricordano le attiviste, è scesa al 49° posto nella classifica europea sulla libertà di stampa, mentre nel 2025 le intimidazioni ai giornalisti sono aumentate del 78%, con casi gravi come il presunto spionaggio ai danni di reporter di Fanpage e l’attentato a Sigfrido Ranucci.

«Vogliamo un’informazione libera e critica, che smascheri le narrative distorte. Un’informazione che dia voce alle vittime invece di proteggere i carnefici, in cui verità e giustizia siano centrali», conclude Elsa davanti all’ingresso bloccato della sede Rai.

La protesta si è svolta in modo non violento e ha causato disagi solo temporanei all’accesso dell’edificio. Extinction Rebellion ha pubblicato foto e video dell’azione, ribadendo che iniziative simili proseguiranno nelle prossime settimane.

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