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25 Novembre 2025 - 15:37
Ottant’anni dell’Ossario di Forno di Coazze: memoria, Resistenza e impegno civico
A Forno di Coazze, la frazione montana della Val Sangone, la memoria è un’abitudine, una scelta, un dovere. In occasione dell’80° anniversario dell’ossario partigiano, questa mattina si è tenuta una cerimonia di grande significato: autorità civili, religiose e militari si sono ritrovate insieme alle comunità locali per onorare il sacrario dei caduti partigiani, custode dell’eredità morale della Resistenza e della Liberazione d’Italia. La Città Metropolitana di Torino, presente con il suo gonfalone e con l’intervento del vicesindaco Jacopo Suppo, ha ribadito il proprio impegno verso la memoria storica e il valore civico dell’evento. Numerosi i comuni della valle che hanno partecipato in delegazione. L’orazione ufficiale è stata affidata all’onorevole Luciano Violante, affiancato da Piero Fassino in qualità di presidente del Comitato dell’Ossario.
L’Ossario di Forno di Coazze sorge a circa 1.000 metri di quota, nella borgata Ferria, e fu costruito nei primi mesi del 1945, su iniziativa del partigiano Giuseppe Falzone della brigata «Sandro Magnone». La sua realizzazione fu una risposta diretta alle tragiche vicende della Valle nel maggio 1944, quando 24 partigiani furono catturati e fucilati presso una fossa comune sulle rive del torrente Sangone, lasciati morire dissanguati.
Il sacrario venne inaugurato il 4 novembre 1945 alla presenza dell’arcivescovo di Torino, il cardinale Maurilio Fossati, e divenne nel 2005 “cimitero di guerra”, riconosciuto dal Ministero della Difesa.
La struttura, progettata dall’ingegnere Ermanno Coticoni, assomiglia idealmente a un’aquila dalle ali spiegate, a simboleggiare la libertà riconquistata. Al centro si trova una cappella in pietra grigia, ai lati lapidi con i nomi degli oltre 98 caduti che riposano nel sacrario, partigiani e civili. L’area è stata oggetto di interventi di valorizzazione tra gli anni Ottanta e Novanta, con la creazione di un viale monumentale e di strutture per facilitare l’accesso e la visita del luogo della fossa comune.
Durante la cerimonia odierna, l’atmosfera era solenne. Le bandiere, la musica della banda, l’intervento delle autorità, i discorsi appassionati: tutto ricordava che quella parte di montagna non è un luogo isolato, ma un frammento attivo della storia nazionale.
Il fatto che l’Ossario continui a essere oggetto di visita e cura testimonia che la memoria, per la Valle Sangone, non è rituale ma presenza. Il comitato di gestione, con la partecipazione delle famiglie dei caduti e dell’ANPI, ha segnalato l’importanza di mantenere vivo il sito anche come luogo didattico: scuole e giovani partecipano sempre più sistematicamente agli eventi, per non lasciare che la memoria si spenga.
In un’Italia che troppo spesso dimentica o lascia in secondo piano i suoi luoghi della Liberazione, la commemorazione di oggi ha un valore aggiunto: è il segnale che la montagna, le valli, i territori periferici possono essere cuore della memoria nazionale, non solo soggetto passivo ma testimone attivo. E mentre le autorità parlavano, sullo sfondo delle valli e dei boschi, si capiva che la Valle Sangone guarda il futuro tenendo nella mano un ricordo destinato a non morire.
L’80° anniversario dell’Ossario di Forno di Coazze si conclude con il silenzio rispettoso dei ranghi, con il suono sommesso della campana e con un pensiero rivolto alle vite spezzate, alle speranze rinate e alle promesse mantenute. E con la certezza che il rito non sia chiusura, ma apertura: verso l’impegno, verso l’educazione, verso la responsabilità di custodire la memoria.
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