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Stellantis rivendica gli impegni sull’Italia mentre il Piemonte celebra la 500 ibrida

Filosa insiste su investimenti e assunzioni, Cirio parla di fiducia nelle istituzioni

Stellantis rivendica gli impegni sull’Italia mentre il Piemonte celebra la 500 ibrida

Stellantis rivendica gli impegni sull’Italia mentre il Piemonte celebra la 500 ibrida (immagine di repertorio)

Le parole arrivano da Mirafiori, in una giornata che per Torino e il Piemonte ha il sapore della verifica sul rapporto con Stellantis, un rapporto spesso agitato da tensioni politiche e industriali, ma che oggi trova una narrazione comune: quella dell’impegno mantenuto. A scandirla è l’amministratore delegato Antonio Filosa, che ribadisce davanti a istituzioni e lavoratori la linea dell’azienda: «Stellantis sta mantenendo i propri impegni con il suo piano per l’Italia, dando priorità alla competitività e alla sostenibilità industriale». Una frase che suona come una rivendicazione e come un messaggio diretto a chi, negli scorsi mesi, ha più volte accusato il gruppo di scelte penalizzanti per gli stabilimenti italiani.

Filosa non si limita ai principi. Rivendica fatti, numeri, investimenti. Parla di un «importante ricambio generazionale» con circa 120 assunzioni nel polo ingegneristico di Mirafiori e altre 120 ad Atessa, richiama l’avvio del secondo turno da marzo nello stabilimento torinese e sottolinea la continuità produttiva di Melfi, dove sono già partite le linee delle nuove Ds N8 e Jeep Compass. Il perimetro del messaggio è chiaro: Stellantis sta facendo quanto promesso e invoca riconoscimento pubblico di questa traiettoria. A sostegno della tesi, Filosa cita anche i dati economici: «Solo quest’anno, due miliardi di euro investiti in Italia e sei miliardi in acquisti da fornitori italiani», un modo per legare l’impegno industriale a una ricaduta concreta sull’indotto nazionale.

Filosa

La giornata ha però un’altra voce forte, quella del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che legge nella presentazione della nuova 500 ibrida non solo l’arrivo di un modello atteso, ma la conferma di una strategia che, secondo lui, ha funzionato: «Abbiamo oggi la prova concreta di un metodo che funziona». Il riferimento è all’accordo firmato tra Regione, Comune e Stellantis, un patto che si proponeva di garantire continuità industriale attraverso impegni espliciti e verificabili. Cirio rivendica l’approccio: niente conflitti aperti, niente rivendicazioni unilaterali, ma un messaggio: «Continuare a investire qui è conveniente». E insiste su un punto politico, più che industriale: la necessità di «fidarsi delle istituzioni», della Città, della Regione e del Governo. Un invito che suona come un tentativo di archiviare le stagioni precedenti, spesso segnate da contrapposizioni pubbliche e scontri sul destino degli stabilimenti torinesi.

Il presidente richiama i tasselli del percorso: l’hub del recupero, la linea dei cambi, il Battery and Technology Center, e ora le auto prodotte a Mirafiori, «il tassello che mancava», quello per cui — ricorda — istituzioni e lavoratori erano scesi in piazza chiedendo all’azienda di investire in un secondo modello. Al centro resta il tema della fiducia reciproca, concetto che torna nelle sue parole come chiave di una relazione industriale che ha conosciuto fasi critiche e che ora tenta di mostrarsi più stabile.

Le dichiarazioni di oggi, nel loro intreccio, mostrano due piani che si parlano: da un lato la narrazione di Stellantis, che punta a dimostrare di aver rispettato roadmap, investimenti e occupazione; dall’altro la narrazione delle istituzioni piemontesi, che leggono nell’arrivo della 500 ibrida e nel mantenimento delle produzioni un successo politico e amministrativo oltre che industriale. Non mancano, nel contesto, le ombre: la transizione elettrica ancora da consolidare, la competizione interna tra stabilimenti europei, le scelte globali del gruppo che possono mutare rapidamente. Ma nella giornata di Mirafiori prevale la volontà di mostrare un fronte unito, almeno sul piano pubblico.

Per Torino, che per decenni ha vissuto il destino dell’auto come misura del proprio equilibrio economico e sociale, questi segnali assumono un valore particolare. Il rilancio di un modello prodotto a Mirafiori, l’avvio del secondo turno e i numeri sulle assunzioni restituiscono l’immagine di uno stabilimento che tenta di riconquistare un ruolo centrale in un settore in metamorfosi, sospeso tra elettrificazione, nuove tecnologie e mercato europeo in contrazione.

Le parole di Filosa e Cirio viaggiano su questo crinale: da un lato la promessa industriale dell’azienda, dall’altro la certezza politica di aver costruito un metodo che, almeno oggi, si rivela premiato dai fatti. Resta da capire se questo equilibrio saprà reggere alle sfide ancora aperte, dagli investimenti futuri ai volumi reali di produzione. Per ora, a Mirafiori, si rivendica la concretezza dei risultati raggiunti e si prova a riannodare un rapporto che, da anni, vive tra attese, timori e improvvisi rilanci.

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