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Cronaca

Scabbia non diagnosticata al Cpr di Torino, rinviata l’udienza per un 25enne ivoriano

Il giovane, isolato alle Vallette per sintomi compatibili con la scabbia, era stato arrestato dopo le escandescenze durante una visita medica

Scabbia non diagnosticata al Cpr di Torino, rinviata l’udienza per un 25enne ivoriano

Scabbia non diagnosticata al Cpr di Torino, rinviata l’udienza per un 25enne ivoriano (immagine di repertorio)

La mattinata in tribunale a Torino si è aperta con un colpo di scena che ha aggiunto un ulteriore elemento di criticità alla già complessa gestione del Cpr di corso Brunelleschi. All’udienza di convalida dell’arresto di un venticinquenne originario della Costa d’Avorio, trattenuto nella struttura da ottobre, il carcere delle Vallette ha comunicato che il giovane non poteva essere condotto in aula: si trova infatti in isolamento sanitario, sotto sorveglianza, per sintomi compatibili con la scabbia, una patologia che — se confermata — potrebbe non essere stata diagnosticata tempestivamente nel centro di permanenza.

Secondo quanto ricostruito, nella giornata di ieri il 25enne avrebbe dato in escandescenze durante una visita medica all’interno del Cpr. La reazione violenta ha portato al suo trasferimento temporaneo nel carcere torinese, da cui questa mattina è arrivata la comunicazione sulla necessità di isolamento. Il difensore, l’avvocato Alessandro Praticò, attende ora la documentazione clinica ufficiale per comprendere quando siano comparsi i sintomi e quali accertamenti siano stati svolti.

La vicenda sanitaria si intreccia con una storia personale complessa. Il giovane è figlio di un noto docente universitario ivoriano, presidente di una fondazione internazionale, che ha lasciato il proprio Paese per ragioni politiche e oggi vive negli Stati Uniti dopo un periodo trascorso in Italia. Al personale e alle persone in contatto con lui, il venticinquenne ha spiegato che intende chiedere asilo politico soltanto una volta tornato in libertà, sostenendo di trovarsi nelle stesse condizioni che hanno costretto i suoi familiari all’espatrio. Ha inoltre affermato che, se venisse rimpatriato in Costa d’Avorio, potrebbe diventare uno strumento di pressione nei confronti del padre da parte delle autorità locali.

L’episodio riaccende l’attenzione sul funzionamento del Cpr torinese, già al centro di critiche per le condizioni sanitarie interne e per le difficoltà nella gestione dei casi più delicati. L’assenza di una diagnosi immediata, se i sintomi dovessero essere confermati come scabbia, pone nuovi interrogativi sulla capacità del sistema di individuare e trattare tempestivamente le patologie contagiose in un contesto ad alta promiscuità. L’udienza di convalida è stata di fatto congelata in attesa di ricevere gli esiti degli esami trasmessi dagli operatori sanitari.

Il caso resta aperto, tra esigenze di sicurezza, diritti della persona trattenuta e una cornice sanitaria che, ancora una volta, mostra i suoi limiti strutturali.

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