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25 Novembre 2025 - 10:13
Stress? Burnout? Il bosco può essere la soluzione ai tuoi problemi
A volte è un’intuizione, altre volte un ricordo d’infanzia: il bosco che placa la mente, il silenzio che si posa sulle spalle come una coperta leggera, il respiro che finalmente rallenta. Ma oggi non è più soltanto una sensazione. Per la prima volta, un gruppo di ricercatori italiani ha quantificato ciò che molti hanno sempre saputo in modo istintivo: una sola notte immersi nella natura può cambiare – in modo misurabile – il nostro stato psicologico.
Lo rivela lo studio “Uomo e Natura – Gli Effetti della Natura sul Benessere”, condotto da Friland in collaborazione con i Dipartimenti di Psicologia dell’Università di Trento e di Padova. Una ricerca durata sei mesi, oltre 6.000 ore di osservazione, più di 200 partecipanti e un protocollo rigoroso pensato per andare oltre la percezione soggettiva.
Il progetto si è basato sulle “casette” Friland: micro-architetture in legno, sostenibili e panoramiche, disposte in ambienti montani e collinari lontani dai rumori della città. Non rifugi spartani, ma spazi essenziali, pensati per chi cerca un’immersione nel paesaggio senza rinunciare al comfort. È in questo contesto che i ricercatori hanno misurato tre indicatori principali: benessere psicologico, burnout (la forma di esaurimento mentale più diffusa tra chi vive ritmi lavorativi frenetici) e rigeneratività, cioè la capacità di un luogo di restituire energia e chiarezza mentale.
I risultati sono inequivocabili. Dopo una sola notte nel bosco, il benessere percepito aumenta in media del 16%. Non una sensazione vaga, ma un dato quantificato attraverso questionari validati scientificamente. In altre parole, in meno di 24 ore la natura riesce a ridurre irritabilità, sovraccarico e tensione, restituendo calma e lucidità.
Ancora più sorprendente è il dato relativo al burnout, una condizione psicologica ormai comune tra chi affronta stress continuo, multitasking quotidiano, scadenze serrate. I ricercatori hanno verificato che dopo il soggiorno il livello di esaurimento mentale diminuisce dell’8%. Non è poco, se si considera che il fenomeno richiede spesso terapie lunghe e interventi psicologici complessi. La riduzione registrata in così poco tempo indica che la natura può rivelarsi uno strumento complementare e immediato per spezzare il circolo della stanchezza emotiva.

Ma il dato che ha colpito maggiormente il team scientifico riguarda la rigeneratività. Nei luoghi naturali selezionati, immersi nel silenzio dei boschi, la capacità rigenerante ha raggiunto un valore medio di 7,87 su 10. Un punteggio che supera dell’87% quello dei normali parchi urbani. Significa che il contesto naturale incontaminato non è paragonabile a un giardino cittadino: non solo per l’assenza di rumori, ma per la qualità dell’aria, la complessità dei paesaggi visivi, la varietà di colori e profumi, e persino l’architettura del silenzio.
Secondo i ricercatori, è proprio la combinazione di questi elementi a produrre un cambiamento immediato: il rumore che scompare permette alla mente di tornare su frequenze più lente, la vista si riposa su linee morbide e naturali, il corpo recupera un ritmo che, nelle città, sembra impossibile ritrovare. Il bosco, insomma, non è un semplice scenario: è un ambiente attivo che interagisce con il nostro sistema nervoso.
L’aspetto forse più interessante dello studio è la sua impostazione realistica. Non si tratta di un esperimento chiuso in laboratorio, ma di un test che riproduce ciò che una persona può realmente sperimentare scegliendo un weekend nella natura. I partecipanti non hanno dovuto seguire rituali particolari né pratiche meditative obbligate: hanno solo vissuto una notte fuori dal frastuono quotidiano, dormendo in una casetta isolata e osservando, da un’ampia vetrata, le montagne che mutavano colore con la luce del giorno.
I ricercatori sottolineano che l’effetto osservato non è semplicemente psicologico ma anche fisiologico. In diversi partecipanti sono stati registrati miglioramenti del sonno, diminuzione della tensione muscolare e una maggiore facilità nella gestione delle emozioni. Effetti che, secondo lo studio, si manifestano in modo evidente soprattutto nei primi tre giorni successivi al rientro, con particolare beneficio per chi svolge lavori ad alto carico cognitivo.
Il tema della rigenerazione naturale non è nuovo nella letteratura scientifica internazionale, ma questo studio introduce una novità importante: quantifica l’effetto reale di un’esperienza breve, sostenibile e alla portata di molti. Non un ritiro di una settimana, non un cammino di centinaia di chilometri, ma una sola notte.
In un momento storico in cui stress e burnout sono sempre più diffusi, la ricerca apre una prospettiva concreta: la natura può essere parte integrante dei programmi di prevenzione e cura del benessere mentale. Non come soluzione unica, ma come strumento efficace.
Friland, che ha fornito le casette usate nel protocollo, legge questi risultati come una conferma dell’importanza di portare l’esperienza naturale fuori dalla retorica e dentro la quotidianità: la bellezza può essere terapeutica se è accessibile, misurabile, concreta.
Lo studio – spiegano i responsabili – proseguirà nei prossimi mesi con un ampliamento del campione e nuove misurazioni su stress residuo, sonno e benefici a lungo termine.
L’obiettivo è chiaro: comprendere, con dati sempre più robusti, cosa accade davvero quando la natura diventa parte del nostro equilibrio interiore. E forse non è un caso che questa ricerca nasca proprio in Italia, Paese in cui la biodiversità dei paesaggi offre scenari unici al mondo.
In mezzo alle linee frenetiche delle città, il bosco continua a dire qualcosa che da sempre conosciamo: per ritrovare noi stessi, a volte basta una notte sotto un cielo più silenzioso.
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