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Educazione affettiva per adulti e anziani: in Piemonte si apre un nuovo fronte del dibattito

Un ordine del giorno chiede percorsi su rispetto e consenso oltre le scuole

Educazione affettiva per adulti e anziani

Educazione affettiva per adulti e anziani: in Piemonte si apre un nuovo fronte del dibattito (foto di repertorio)

L’idea è semplice quanto radicale: portare l’educazione affettiva fuori dalle aule scolastiche e proporla anche ad adulti e anziani, le fasce d’età che secondo i dati risultano più spesso coinvolte nei casi di violenza di genere. È il contenuto dell’ordine del giorno presentato in Consiglio regionale da Giulia Marro (Avs), che punta a introdurre percorsi diffusi sul territorio dedicati a chi, fino a oggi, è rimasto fuori da ogni programma formativo.

Marro richiama gli studi e i report internazionali che indicano come il rispetto, l’uguaglianza e il consenso siano strumenti essenziali per prevenire la violenza. Le parole della consigliera vanno in questa direzione: «La letteratura scientifica e i report di organizzazioni come Oms e Unesco evidenziano che un'educazione basata sul rispetto, l'uguaglianza e il consenso è un investimento soprattutto nei confronti delle giovani generazioni». Ma poi arriva la parte più netta della sua posizione: «Non possiamo limitarci a chiedere ai giovani di cambiare tutto mentre gli adulti restano fuori dal discorso».

Il fulcro dell’ordine del giorno sta nei numeri che fotografano la realtà italiana. Secondo i monitoraggi citati da Marro, due terzi degli autori di femminicidio hanno più di 40 anni. Le fasce 46-60, 61-75 e oltre 75 superano insieme il 50% del totale. E quasi un autore su quattro ha più di 60 anni. Una statistica che parla chiaro: la violenza maschile non nasce tra i giovani, ma è fortemente radicata tra uomini cresciuti in contesti dove il tema del consenso non è mai stato affrontato.

Per questo la consigliera propone di intervenire proprio dove oggi c’è più bisogno. «Che siano le persone adulte ad avere maggior bisogno di una educazione al consenso e al rispetto lo dicono anche i dati», afferma. Un invito a guardare oltre le scuole e a coinvolgere chi non ha mai ricevuto alcuna formazione emotiva formale. Un appello che diventa esplicito quando aggiunge: «Non è mai troppo tardi per imparare cose nuove e per mettersi in discussione».

L’obiettivo politico è aprire un capitolo nuovo. La richiesta alla Regione Piemonte è di attivare percorsi accessibili e regolari che raggiungano centri civici, contesti associativi, luoghi pubblici frequentati da adulti e anziani. Spazi in cui affrontare temi come il consenso, le emozioni, la gestione dei conflitti e il rispetto nelle relazioni. Un tentativo di portare la prevenzione là dove, secondo le statistiche, si concentra la radice del problema.

Il dibattito ora si sposta sul tavolo della Regione, chiamata a scegliere se raccogliere questa proposta e trasformarla in un intervento strutturale. Un passo che, se accolto, sposterebbe l’attenzione dalla narrazione sulla "colpa dei giovani" a una riflessione più ampia e complessa su chi oggi rappresenta davvero il nodo culturale della violenza.

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