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24 Novembre 2025 - 16:04
Partorisce in casa a Ciriè, neonata rianimata dal 118 (immagine di repertorio)
È una storia di dolore, solitudine e degrado quella che emerge da quanto accaduto nella mattinata di oggi, lunedì 24 novembre 2025, in un appartamento di Ciriè. Una donna di 38 anni, tossicodipendente e già seguita dai servizi sociali e psichiatrici, ha partorito da sola in casa una bambina che, pochi minuti dopo la nascita, è stata trovata in condizioni gravissime.
Secondo le prime ricostruzioni, tutto accade all’alba. La donna, che avrebbe partorito mentre era sotto l’effetto del crack, si trova da sola nell’abitazione. È in stato confusionale, perde molto sangue, non è in grado di chiedere aiuto. Nessuno, né in famiglia né tra gli operatori che la seguivano, era al corrente della gravidanza. Una gravidanza mai accettata, secondo quanto riferiscono diverse fonti, e che ora diventa il fulcro di una vicenda dai contorni drammatici.
A scoprire tutto è il fratello, entrato in casa quasi per caso. Entra in bagno e si trova davanti una scena impensabile: la neonata è nel water, con la testa immersa nell’acqua. La madre è accasciata accanto, ancora sconvolta dal parto e dalle condizioni fisiche precarie. Lo zio è il primo a rendersi conto del pericolo: afferra il telefono e chiama immediatamente il 112, dando l’allarme che attiva la macchina dei soccorsi.
In pochi minuti arrivano i sanitari del 118 di Azienda Zero. La piccola è priva di coscienza, in arresto o quasi, e necessita subito di manovre rianimatorie. I professionisti intervengono direttamente nel bagno dell’abitazione, riuscendo a stabilizzare temporaneamente la neonata. La donna, ancora in forte emorragia post-parto, viene anch’essa soccorsa e caricata in ambulanza.
Madre e figlia vengono trasportate d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè. Ma le condizioni della bambina sono troppo critiche: serve un reparto specializzato. Così, dopo una seconda rianimazione, viene trasferita nuovamente in ambulanza al Maria Vittoria di Torino, dove i medici della Neonatologia stanno tentando di capire se il tempo trascorso con la testa nell’acqua abbia provocato lesioni permanenti o irreversibili. La prognosi resta riservata.
La madre, invece, pur essendo in uno stato fisico e psicologico molto compromesso, non sarebbe in pericolo di vita. È ricoverata a Ciriè, dove verrà ascoltata dagli investigatori non appena le sue condizioni lo consentiranno.
Nel frattempo, l’abitazione di Ciriè diventa scena di un’indagine complessa. Intervengono i carabinieri della compagnia di Venaria Reale e quelli della Tenenza di Ciriè, che raccolgono i primi elementi su una vicenda che appare da subito intrisa di elementi di fragilità sociale, degrado e dipendenze. Da capire, soprattutto, perché la neonata si trovasse nel water: un incidente? Una perdita di coscienza della madre? Un gesto volontario? Al momento nessuna ipotesi viene esclusa.
La procura di Ivrea ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di tentato infanticidio. A coordinare gli accertamenti è il pubblico ministero Maria Baldari, di turno questa mattina. Dagli elementi raccolti non sembrerebbe emergere un intento volontario di uccidere la bambina, ma questo dovrà essere verificato con precisione. Gli inquirenti, infatti, stanno cercando di mettere insieme ogni dettaglio: la condizione psicologica della donna, la sua dipendenza da crack, l’assenza di consapevolezza e di accettazione della gravidanza, il contesto familiare che, stando a quanto emerge, sarebbe stato completamente ignaro del suo stato.
Gli investigatori intendono inoltre chiarire la dinamica esatta degli istanti successivi al parto: quanto tempo è passato prima dell’arrivo del fratello? La neonata è finita in acqua accidentalmente o vi è stata immersa? La donna era cosciente? Il quadro è ancora nebuloso, ma una certezza c’è: la vicenda si svolge in un contesto di estrema vulnerabilità, dove la fragilità della madre, l’assenza di supporto e la dipendenza da crack hanno probabilmente contribuito a un esito che solo il tempestivo intervento del fratello e dei sanitari ha impedito potesse trasformarsi in una tragedia definitiva.
Ora tutto è nelle mani dei medici e degli inquirenti. La piccola lotta in un reparto d’eccellenza della sanità torinese. La madre è sotto osservazione, fisica e psichiatrica. La procura di Ivrea continua a indagare per ricostruire ogni secondo di una mattina che, in una casa qualunque di Ciriè, si è trasformata in un incubo.
Insomma, una vicenda dolorosa che riapre interrogativi profondi sul funzionamento dei servizi territoriali, sulla capacità di intercettare situazioni di estremo disagio e sulla solitudine in cui, a volte, maturano tragedie che sembrano impossibili solo fino al giorno in cui accadono davvero.
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