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Calcio
24 Novembre 2025 - 11:35
Juve, scatta il “Gradimento”: quattro tifosi sanzionati per gli oltraggi a Superga nel derby
Certe linee non si oltrepassano. Punto. Eppure, nel veleno di un derby, accade ancora che la passione sconfini nella stupidità. Succede l’8 novembre all’Allianz Stadium, durante Juventus–Torino, quando quattro tifosi bianconeri mimano con le braccia lo schianto di un aereo, chiaro riferimento alla tragedia di Superga del 1949, il lutto che ha segnato per sempre la storia del calcio italiano. Un gesto violento, gratuito, che ha trasformato uno sfottò in un insulto alla memoria.
Le immagini fanno in tempo a finire sui social in un lampo. Le facce dei protagonisti, le braccia spalancate, lo sguardo compiaciuto. E subito parte l’indignazione: dalle società sportive, dalle istituzioni, da tifosi di ogni colore. Non serve essere granata per sentire il peso di una mancanza di rispetto così profonda. Basta conoscere la storia, sapere cosa significava il Grande Torino per un Paese che provava a rialzarsi.
La Juventus, con un comunicato, prende posizione. Applica il “Gradimento”, uno strumento disciplinare previsto dal proprio Codice di Condotta che consente di vietare l’accesso alle manifestazioni organizzate dal club a chi tiene comportamenti discriminatori o offensivi. Per i quattro tifosi il messaggio è chiaro: niente più stadio, niente più eventi, niente più Juventus, almeno per il periodo previsto. Una misura interna che si affianca a quella delle autorità, che hanno emesso quattro Daspo da dodici mesi.

Il club lo scrive senza giri di parole: non c’è spazio, dentro e fuori dal campo, per gesti che insultano tragedie, discriminano, offendono. E davvero, non dovrebbe essercene. Mimare lo schianto dell’aereo del Grande Torino è un fallo da espulsione diretta nel campionato dei valori: niente attenuanti, niente ironia da curva. Solo un desolante cortocircuito tra tifo e inciviltà.
Il derby di Torino è una partita che da sempre vive sui nervi, sulle rivalità, sul passato che pesa. Ma c’è un confine che neppure il derby più acceso ha mai superato: quello del rispetto. L’8 novembre, quel confine è stato calpestato. E per una volta le istituzioni sportive reagiscono all’unisono. Il calcio 3.0, fatto di smartphone e condivisioni istantanee, ha amplificato tutto: la condanna, la vergogna, la necessità di segnare un limite.
Perché Superga non si tocca. Non appartiene solo al Torino, ma alla cultura sportiva di questo Paese. È una pagina sacra, dove il pallone smette di essere gioco e diventa storia.
I quattro tifosi resteranno fuori un anno dagli stadi: una misura che è insieme punizione e lezione. Serve ricordare che lo stadio è una casa comune e che in una casa comune non si può calpestare la memoria. Il tifo è passione, a volte anche eccesso, ma non è licenza di offendere.
Il calcio, quando vuole, sa essere comunità. E stavolta ha dimostrato di sapere alzare il cartellino rosso. Forte, chiarissimo. Come doveva essere.
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