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Senza riscaldamento, senza una strada e con il gas agli sgoccioli. Non è il Terzo Mondo, è San Mauro Torinese

La situazione dei residenti di via delle Pietre è ormai drammatica, tra asfalto devastato e servizi carenti. Ecco l’Odissea quotidiana di un cittadino

Senza riscaldamento, senza una strada e con il gas agli sgoccioli. Non è il Terzo Mondo, è San Mauro Torinese

Senza riscaldamento, senza una strada e con il gas agli sgoccioli. Non è il Terzo Mondo, è San Mauro Torinese (a sinistra: via delle Pietre; a destra: immagine di repertorio)

A San Mauro Torinese c’è una strada dimenticata da tutti. Dimenticata dalla politica, dalla Polizia Locale e da chiunque fornisca servizi essenziali.

Ma quella strada non è dimenticata da chi vive lì ogni giorno, ed è costretto a fare un vero e proprio “rally” tra le buche per raggiungere la propria casa. Un’abitazione rischia anche di finire senza acqua calda e gas per cucinare nei mesi invernali, ed è già senza riscaldamento. Tutto per colpa della strada.

Si tratta di via delle Pietre, una delle numerose strade collinari della città, che da un anno e mezzo versa ormai in condizioni disperate. Non si tratta di qualche isolata e “fastidiosa” buca stradale, ma di un tracciato degno della Parigi-Dakar in cui il manto stradale è terribilmente sconnesso, con frane e smottamenti in atto, guardrail inesistenti in diversi tratti e piante a rischio crollo, in un contesto di rischio idrogeologico diffuso.

Paolo Serafin, 62 anni, è uno degli “sfortunati” cittadini sanmauresi che vivono nella parte più alta della via. Si è ritrovato spesso in difficoltà a causa dell’incuria verso questa zona della città, pur pagando le tasse come tutti gli altri cittadini, e ha deciso di intraprendere azioni legali contro il Palazzo Civico.

«Prima delle ultime elezioni – spiega Serafin l’attuale vicesindaco Rastelli ci aveva promesso che si sarebbe occupato della situazione. Ci aveva promesso che, con il piano di acquisizione delle strade vicinali, il Comune si sarebbe fatto carico della manutenzione della via. In molti avevamo votato per lui alle primarie. Non si trattava però di un atto di “bontà” nei nostri confronti, come ce l’aveva venduto, ma di una legge nazionale che lo prevedeva. Da un anno e mezzo, la strada è in condizioni disperate».

A bordo della sua auto, con gli ammortizzatori rotti, saliamo faticosamente verso la sua abitazione, vedendo con i nostri occhi lo stato d’incuria del territorio.

Vicino al civico 51, mesi fa, erano crollati dei pali della linea telefonica, e i cavi erano rimasti a penzoloni. Questo rappresentava una fonte di pericolo per tutti – bikers, pellegrini a piedi e auto – che transitano ogni giorno.

«I pali nuovi sono stati messi solo qualche giorno fa. Gli alberi che c’erano sono stati tagliati perché ritenuti pericolosi, ma ora la strada è a maggior rischio frane, e qui abbiamo tutti paura. Abbiamo paura di finire giù dalla scarpata. Basta una piccola svista o un po’ di ghiaccio, e morire è un attimo. Abbiamo chiesto al Comune di mettere un guardrail, e ci ha rimandati dalla Polizia Locale, che però non ha mai risposto», spiega Serafin.

Il tratto pericoloso poco più sotto del civico 51

Poco più su verso la collina, un altro segno tangibile del dissesto idrogeologico e dell’incuria. Il “Roc Gross”, un enorme masso di diversi quintali simbolo della collina sanmaurese, è scivolato a valle di cerca tre metri qualche anno fa.

«La pioggia intensa – illustra Serafin ha progressivamente eroso la terra. L’avevo segnalato a Rastelli, perché un masso simile può rotolare giù e provocare forti danni. Poi è successo quello che può vedere: il masso si è staccato. Solo di pochi metri, per fortuna. Poteva andare molto peggio, ma potrebbe ancora muoversi e rotolare giù definitivamente. Né il Comune né l’ente parco hanno fatto qualcosa per evitarlo».

Il Roc Gross, caduto di circa 3 metri più in basso 

Ma questo non è ancora nulla rispetto a quanto vissuto da lui e dalla sua famiglia. Era il 20 maggio 2024, quando due alberi di grosse dimensioni caddero sulla strada, ostruendola completamente e isolando le abitazioni più in alto.

«Mi sono subito rivolto al Comune – spiega il residente di via delle Pietre –, perché in casi del genere c’è la procedura di somma urgenza. Non potevamo più muoverci dalle nostre case, e in caso di emergenza nessuno avrebbe potuto raggiungerci. Nemmeno l’ambulanza. Dal Comune ci avevano risposto che c’erano altre emergenze in atto, e che la somma urgenza poteva prevedere fino a sette giorni di attesa. Non potevamo accettare una situazione del genere. Così mi sono dovuto rivolgere a una ditta privata per sgomberare la strada, spinto dalla disperazione e spendendo centinaia di euro».

Le piante cadute erano di proprietà di due privati, ma il Comune aveva provveduto in altri casi – come in via Matteotti – a rimuovere rapidamente gli alberi e a mandare il conto ai cittadini, cosa che in via delle Pietre non è successa.

«Siamo in pochi a vivere qui, e così veniamo abbandonati. Siamo cittadini per bene e paghiamo per i servizi come tutti gli altri. Solo che altre zone della città sono più in vista e più abitate, mentre noi non siamo mai una priorità. La via vicina ha sfasciato una ruota ed è rimasta senz’auto per due giorni. Anche la signora delle pulizie che veniva a casa mia ha subito danni ingenti alla sua auto, e ora non viene più per paura», aggiunge il cittadino.

Paolo Serafin ci mostra tutte le carte. Da giugno 2024, ha deciso insieme a suo padre 85enne di intraprendere azioni legali contro il Comune, inviando una diffida al civico 150 di via Martiri della Libertà. L’articolo 14 del Codice della Strada stabilisce infatti che gli enti proprietari delle strade – in questo caso il Comune – debbano farsi carico della sicurezza, della fluidità della circolazione e della manutenzione.

Con una lettera di risposta alla diffida, Palazzo Civico ha detto che a maggio 2024 “via delle Pietre sarebbe stata sgomberata il giorno successivo” (mentre prima sosteneva che ci potessero volere fino a sette giorni) e che l’abitazione “non era isolata”, perché raggiungibile anche attraverso via Croce, “pur dovendo lasciare l’auto e fare un piccolo tratto a piedi”.

Paolo Serafin ci mostra il tratto a piedi. Un prato scosceso di sua proprietà e manutenuto a sue spese, impraticabile in caso di pioggia per via del fango. La domanda rimane la stessa: se lui o altri residenti della zona si fossero sentiti male, come avrebbe fatto un’ambulanza ad arrivare? Salire in via Croce a fatica e far passare i soccorritori in mezzo al fango, barella compresa? Uno scenario non degno né di una città come San Mauro Torinese né di un Paese civile.

«Nella lettera, il Comune sostiene che avrei dovuto chiamare i Vigli del Fuoco e chiedere a loro lo sgombero della strada. Preso dall’agitazione del momento, non ci avevo pensato. Ma io avevo chiamato il Comune, e nemmeno loro mi avevano detto di chiamare i pompieri. Perché non lo hanno fatto? Nemmeno loro ci pensavano?», aggiunge Serafin.

Ma il suo incubo quotidiano non finisce qui. Ci mostra il suo serbatoio del GPL, con la tacca ormai sul rosso, in riserva.

«L’inverno sta arrivando – commenta – e tra poco finirò il gas. Non potrò più lavarmi con l’acqua calda né cucinare. Tutto questo perché il fornitore non viene più su con la strada in queste condizioni: è troppo pericolosa, e ha ragione. Non viene nemmeno il tecnico per la mia stufa a pellet, e sono senza riscaldamento. L’unico modo che ho per scaldarmi un po’ è un caminetto a legna, e di notte dormo lì vicino. Ormai in casa vivo sempre col cappello».

Anche in questo caso, il Comune starebbe violando la legge: «Parlando col mio avvocato, mi ha detto che in Italia un Comune è tenuto legalmente a provvedere affinché le abitazioni civili possano sempre essere fornite del minimo indispensabile per vivere: luce, acqua e riscaldamento. La luce ce l’ho, ma tra poco non avrò più l’acqua calda, e sono già senza riscaldamento», aggiunge.

Il suo è quindi un incubo quotidiano che sembra non finire più. Ma quando interverrà l’ente pubblico sulla via? «Ci hanno detto nel 2026, compatibilmente con i fondi, e fino ad allora vivremo nell’incertezza. Magari interverranno a luglio e staremo per sette mesi senza acqua calda», afferma Serafin.

«Rastelli – conclude – non si è comportato per niente bene nei nostri confronti. Quando ho riferito della situazione a Paola Antonetto, perché riportasse l’attenzione sulla via in Consiglio comunale, il vicesindaco mi ha chiamato il giorno dopo, dicendomi di avergli fatto fare una figuraccia. Il tutto solo perché un consigliere aveva sollevato un problema concreto. Questa vicenda mostra la totale indifferenza politica che stiamo incontrando».

La risposta di Luca Rastelli all’interrogazione dello scorso febbraio fu questa«Quell’area lì (via delle Pietre, n.d.r.) versa sì in gravissime condizioni, ma non basterebbe una riasfaltatura. Lì la strada bisognerebbe “farla”: le acque non sono veicolate, e quindi quando tappiamo le buche nella zona, che sono dei veri e propri crateri, poi l’acqua piovana le riapre. Si aggiungono poi disassamenti e cedimenti. In questi anni abbiamo dato la priorità a situazioni di emergenza con maggior afflusso di persone e traffico di macchine, ma anche con una maggiore richiesta di risarcimento danni».

La discussione era poi degenerata in uno scontro frontale tra Rastelli e Antonetto, e qualcuno si domandava in Consiglio se non fosse stato il caso – prima di rendere pubblica la strada – di far sì che i privati provvedessero a una prima manutenzione. Cosa che il Comune non ha chiesto ai cittadini. Anzi, Rastelli prometteva – stando alla testimonianza di Serafin – che il vantaggio per i cittadini sarebbe stato proprio questo: il Comune si sarebbe occupato della manutenzione e della sicurezza.

La vicenda rimane per ora in sospeso, con una strada “da rally”, una casa al freddo e tra poco senza una cucina e una doccia utilizzabili. E un cittadino disperato, che chiede solo di poter avere una vita normale in una città degna della sua storia, del suo patrimonio ambientale e del suo nome. Ma il “Generale Inverno” è ormai alle porte.

Uno dei "crateri" di via delle Pietre

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