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20 Novembre 2025 - 23:25
Giorgia Povolo e Andrea Cantoni
A sud della città, nel quartiere San Bernardo dopo la notizia del rinnovo della concessione della cava firmato da Città Metropolitana di Torino, la parola “sconcertante” è diventata un intercalare, la richiesta di trasparenza una bandiera e il sospetto politico una certezza declinata in tutte le tonalità del rosso, del bianco e del verde. E questa volta non sono solo i cittadini a parlare.
La prima bordata arriva da Fratelli d’Italia. I consiglieri Andrea Cantoni e Marzia Alessandra Vinciguerra hanno infatti presentato una mozione destinata a far rumore già dal primo rigo: “Cava di San Bernardo, facciamo chiarezza”.
La richiesta è rivolta al sindaco Matteo Chiantore, con un obiettivo preciso: sradicarne la fiducia e la credibilità, puntando il dito sul silenzio che ha fatto seguito alla notifica della decisione presa da Città Metropolitana il 10 novembre. Silenzio che, per il centrodestra, non è un dettaglio: è l’indizio, è la prova di una gestione poco chiara. «Il comunicato stampa del Comune – scrivono – è arrivato a una settimana di distanza dalla protocollazione dell’atto e senza che tale documento sia stato reso consultabile sul sito istituzionale». Per Cantoni e Vinciguerra il punto è proprio questo: come si può chiedere fiducia se le informazioni non vengono pubblicate, se gli atti non circolano, se la trasparenza resta una parola ripetuta nei comizi ma smarrita nelle pratiche?

A questo si aggiunge il ricordo – ancora fresco – della richiesta di Fratelli d’Italia di aprire una sezione del sito comunale dedicata agli atti della cava. Una richiesta bocciata dalla maggioranza di centrosinistra perchè considerata “non utile”.
La mozione va oltre la contestazione e chiede tre impegni precisi: che il sindaco prenda una “forte posizione pubblica” contro gli esponenti politici della Città Metropolitana, che si apra finalmente una sezione del sito dedicata alla cava e che si incarichino professionisti per valutare ogni strada possibile per opporsi al rinnovo. Insomma: basta dichiarazioni, ora servono atti.
Se Fratelli d’Italia usa il linguaggio istituzionale, la Lega preferisce quello della granata. «C’era troppo silenzio – commenta la segretaria cittadina Giorgia Povolo, che peraltro a San Bernardo ci vive – Il rinnovo della concessione è una bomba per i tanti cittadini che rischiano di vivere nelle loro case con le cuffie alle orecchie e la mascherina sulla faccia. E dire che solo poche settimane fa, a un’interpellanza della consigliera Elisabetta Piccoli, l’Amministrazione rispondeva dicendo: “Per ora tutto tace, non sappiamo nulla da Città Metropolitana”».
Un silenzio che per la Lega non è casuale, ma sospetto. «Si ribalta la responsabilità sulla struttura tecnica, ma da un partito che dice che “la politica deve fare la sua parte” ci aspettiamo risposte», attacca Povolo, puntando il dito su Stefano Lo Russo, sindaco metropolitano e sindaco di Torino, su Sonia Cambursano, consigliera metropolitana e sindaca di Strambino; su Alberto Avetta, consigliere regionale «sempre attento alle dinamiche eporediesi» e naturalmente su Matteo Chiantore, sindaco di Ivrea. «Comune e Città Metropolitana sono sotto lo stesso cappello, il Partito Democratico – stigmatizza la Lega –. E nessuno sa nulla? Ma davvero è colpa degli uffici? Ci avete già presi in giro abbastanza».
In mezzo a questo clima politico rovente, si aggiunge un nuovo elemento destinato ad alimentare ancora di più le polemiche. Il Comitato No Cava, dopo aver letto su La Sentinella la dichiarazione della Città Metropolitana secondo cui «non essendo pervenute osservazioni sulle ultime integrazioni presentate da Cogeis, non si è potuto far altro che confermare i pareri favorevoli già espressi», chiede ufficialmente spiegazioni al Comune. «Tale fantasiosa ricostruzione ci lascia allibiti», scrivono i residenti in una nota inviata al sindaco il 20 novembre, chiedendo se dopo la conferenza dei servizi del 21 luglio siano davvero arrivate ulteriori integrazioni, se Città Metropolitana di Torino abbia chiesto ai vari enti – incluso il Comune – di esprimere nuovi pareri, e soprattutto se Ivrea abbia fornito oppure no osservazioni. Perché, «se tale richiesta non fosse mai stata inviata – scrivono – il Comune deve smentire pubblicamente quanto dichiarato da Città Metropolitana».
Non solo: il Comitato chiede anche accesso alla determina dirigenziale che ha rinnovato l’autorizzazione, per capire finalmente “chi ha detto cosa” e “chi ha fatto cosa”.
Insomma, la polemica è appena cominciata, e promette di entrare in consiglio comunale con la forza di una frana.
Tra le tante domande una in particolare. Come si pone, di fronte a tutto questo, l'assessore Massimo Fresc dei cinquestelle, il cui movimento in passato si oppose alla cava arrivando addirittura a presentare un ricorso al Tar? Lo sa che l'Ufficio tecnico ha espresso parere favorevole ed è proprio questa una delle motivazioni che hanno fatto dire "sì" a Città Metropolitana?
C'è comunque una morale...C'è che la cava di San Bernardo, dopo diciassette anni di carte polverose, non è ancora partita nemmeno con un colpo di pala. Le tensioni politiche, invece, sono sempre state in piena attività estrattiva.
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