La prima neve dell’anno è arrivata leggera ma ben visibile sulle valli Borbera e Curone. Una spolverata fine, quasi simbolica, che nelle ultime ore ha imbiancato le quote medie e alte della provincia di Alessandria, aprendo ufficialmente la stagione invernale con qualche giorno d’anticipo. L’Arpa Piemonte segnala che già da domani i fiocchi potrebbero tornare a cadere più in basso, fino ai 400-500 metri in pianura e persino a quote inferiori nelle aree appenniniche meridionali, dove l’aria più fredda potrebbe favorire nuovi accumuli.
L’arrivo della neve in questa fase di novembre non è un fenomeno eccezionale, ma rappresenta comunque un indicatore dell’avvio della stagione fredda. A differenza di quanto accaduto in altre annate recenti, in cui le prime vere nevicate erano arrivate tra dicembre e gennaio, quest’anno i fiocchi hanno anticipato i tempi. Per comprendere quanto questo episodio si inserisca in un quadro più ampio, occorre guardare ai dati regionali e provinciali sulla neve. Le serie storiche dell’Arpa mostrano come, su scala piemontese, la tendenza degli ultimi vent’anni sia segnata da un generale calo dell’innevamento alle quote medio-basse, con stagioni caratterizzate da forte discontinuità e precipitazioni irregolari. Le nevi abbondanti resistono solo oltre i 1.500-1.800 metri, mentre sotto quella soglia le oscillazioni sono sempre più marcate.
A livello provinciale, pur in assenza di un dato sintetico trentennale facilmente consultabile, emergono dinamiche analoghe: in pianura e nelle zone pedecollinari dell’Alessandrino la neve è diventata meno frequente e spesso meno duratura rispetto agli anni Novanta e ai primi Duemila, quando le nevicate tra dicembre e febbraio erano più regolari, sia in intensità sia in persistenza. Il caso di Alessandria città fotografa bene la tendenza. Secondo i dati climatologici disponibili, il mese statisticamente più nevoso resta gennaio, che registra una media di quasi 50 millimetri equivalenti di neve. Tuttavia, la durata della stagione nevosa si è progressivamente accorciata, concentrandosi in circa due mesi tra inizio dicembre e inizio febbraio. Una soglia che conferma quanto il riscaldamento climatico abbia inciso sulla distribuzione e sulla quantità delle precipitazioni invernali.
Le valli più esposte all’Appennino, come la Borbera e la Curone, continuano invece a registrare episodi nevosi più frequenti grazie alla loro posizione geografica e alle correnti fredde che si incanalano lungo i rilievi. Ma anche qui, secondo i riferimenti provinciali disponibili, l’alternanza tra anni molto nevosi e anni quasi privi di neve si è accentuata nell’ultimo decennio, rendendo sempre più difficili previsioni attendibili sulla durata della stagione.
La giornata di oggi, con la sua prima spolverata bianca, si inserisce quindi in un contesto in cui la neve non scompare, ma cambia volto: meno costante, più incerta, più legata alle oscillazioni termiche e alle dinamiche atmosferiche di breve periodo. Domani, secondo le previsioni dell’Arpa Piemonte, potrebbe essere la volta della pianura, con fiocchi attesi già dai 400-500 metri e localmente anche più in basso. Un anticipo d’inverno che riporta il paesaggio piemontese a colori che ricordano altre epoche, mentre la meteorologia conferma che il clima del territorio continua a evolversi, tra variazioni locali e una tendenza generale che da anni evidenzia un lento ma costante arretramento del manto nevoso.
Se la prossima perturbazione rispetterà le previsioni, tra poche ore l’Alessandrino potrebbe dunque tornare a imbiancarsi. Per ora resta la fotografia di un risveglio d’altri tempi nelle valli Borbera e Curone, e l’attesa di una nuova nevicata che potrebbe toccare anche i fondovalle e parte della pianura, segnando un nuovo capitolo di un inverno che si annuncia precoce ma ancora tutto da raccontare.