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Louis Buffon esplode in Cechia ma viene insultato in Italia! La rabbia di Seredova contro gli hater: "Gli italiani possono essere cattivi!"

Due triplette in nazionale e un futuro che brilla, mentre la madre denuncia: "La gente può essere cattiva. Soprattutto gli italiani"

Louis Buffon

Louis Buffon esplode in Cechia ma viene insultato in Italia! La rabbia di Seredova contro gli hater: "Gli italiani possono essere cattivi!"

Louis Thomas Buffon ha 17 anni, un cognome pesante sulle spalle e un futuro che potrebbe corrergli incontro molto più velocemente del previsto. Mentre l’Italia calcistica vive giornate di tensione e umiliazioni sportive, piegata da risultati che la costringono verso playoff complicati e dal peso di una Nazionale che fatica a ritrovare identità, il primogenito di Gigi Buffon sta vivendo un’autentica esplosione in un altro Paese: la Cechia, la nazione di sua madre Alena Seredova.

E proprio in Cechia, Louis sta facendo parlare tutti. Nelle ultime settimane, con la maglia dell’Under 19, ha segnato sei gol in due partite, due triplette contro Azerbaigian e Irlanda del Nord, aggiungendo anche un assist. Numeri che lo hanno portato sulle prime pagine dei media cechi e che lo hanno consacrato come una delle rivelazioni della qualificazioni europee di categoria.

Un talento che sembra sbocciare con naturalezza, ma che non ha immunizzato il ragazzo dagli attacchi di chi, sui social, continua a dargli del “raccomandato” o del “figlio di papà”. E qui entra in scena sua madre. Seredova non usa filtri: «La gente può essere davvero cattiva. Non mi riferisco tanto ai cechi, ma soprattutto agli italiani». Il riferimento è ai commenti velenosi che spesso hanno accompagnato le sue prestazioni, nonostante Louis abbia scelto un percorso tutto suo, diverso da quello paterno.

All’inizio del 2025, Louis ha accettato la chiamata della Federcalcio ceca, che ha creduto in lui prima dei selezionatori italiani. Una scelta consentita dalle regole FIFA e perfettamente motivata: il ragazzo è italiano e ceco, e rispecchia entrambe le sue famiglie. La decisione, per ora, resta reversibile: finché non giocherà una partita ufficiale con la nazionale maggiore ceca potrà sempre optare per l’Italia. Ma oggi Louis ha una maglia addosso che sente propria.

Nel frattempo, Alberto Gilardino lo ha fatto esordire in Serie A il 5 ottobre, in un Pisa–Bologna che Louis ha chiuso con 13 minuti in campo. L’esordio resta simbolico: la sua crescita passa soprattutto dalle giovanili e dalla maturazione tecnica. Ma i segnali ci sono. E la Cechia ha deciso di sfruttarli prima di altri.

Il commissario tecnico Vaclav Jilek lo ha elogiato apertamente: «Il suo punto di forza più grande è l’atteggiamento e il duro lavoro, in allenamento e in partita. Sa finalizzare, fa il lavoro sporco, è pericoloso in area».

Una descrizione che spinge a guardare oltre il cognome Buffon, verso un giocatore che sta costruendo la sua identità grazie a qualità che non si ereditano, ma che si sviluppano sul campo.

La madre, come spesso accade, osserva tutto da vicino. Lo fa da anni, dai primi gol nelle giovanili fino all’hype mediatico esploso di recente. Lo fa con orgoglio ma anche con una preoccupazione autentica: la vulnerabilità di un ragazzo adolescente.

«Gli auguro di fregarsene altamente dei commenti stupidi che leggo sotto ogni articolo», dice Seredova. «A quell’età certe cose fanno male. Per questo gli ripeto sempre di non leggerli». Poi arriva la frase che ha fatto il giro dei media: «Non mi riferisco ai cechi, ma soprattutto agli italiani. Probabilmente lo scrivono perché ha scelto la Cechia».

Un’affermazione che colpisce e apre una riflessione amara: perché un giovane talento deve essere attaccato per la scelta – legittima – di rappresentare l’altra metà della propria identità? Perché un cognome importante, invece che essere un trampolino di orgoglio, diventa un pretesto per sminuire?

Seredova ricorda la sua esperienza personale, le cattiverie ricevute negli anni, e vede quelle stesse dinamiche ripetersi oggi su suo figlio. Una spirale che la modella ceca conosce bene e che vorrebbe spezzare.

Louis Buffon porta un nome che pesa, ma la strada che sta tracciando è sua. Non gioca in porta, costruisce gol. Non vive del riflesso paterno, ma di un talento che la Cechia ha deciso di valorizzare. E se il futuro dirà se diventerà un protagonista del calcio europeo, ciò che oggi conta è l’immagine di un ragazzo che si fa spazio con lavoro, sacrificio e determinazione.

In un momento in cui il calcio italiano vive la frustrazione dell’ennesima caduta, la parabola di Louis Thomas Buffon ricorda che il talento non conosce confini e che certi percorsi personali meritano rispetto, non sarcasmo.

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