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Ponte Chiusella: cresce la rabbia. Ogni giorno migliaia di automobilisti aspettano il verde… e la fine lavori

Tra code infinite, cittadini esausti e lavori che avanzano come un romanzo russo, Avetta denuncia i ritardi mentre Vigna replica difendendo Salvini e annunciando monitoraggi “ogni 7 giorni”: peccato che il traffico resti sempre fermo

Chiusella, il ponte dei miracoli: ogni giorno migliaia di automobilisti aspettano il verde… e la fine lavori

Alberto Avetta e Alessandro Giglio Vigna

Chiunque percorra la statale 26 all’altezza del ponte sul Chiusella sa che non sta semplicemente guidando: sta partecipando a un rito iniziatico. Anzi, a un esperimento sociologico che dura ormai da quasi un anno. Un test di resistenza mentale, un esercizio di respirazione, una scuola di pazienza forzata in cui migliaia di automobilisti imparano a convivere con l’immobilità, il semaforo rosso e la sensazione costante che in questo angolo di Canavese il tempo si sia concesso una pausa.

Tutti fermi davanti ai lavori in corso sul Chiusella. In ballo non c'è una cattedrale gotica. Si tratta di un viadotto di 100 metri, tre campate, costruito nel 1971 per sostituire il vecchio ponte in mattoni rossi che il 26 maggio 1800 vide la storica battaglia  tra francesi e austro-piemontesi. Oggi, invece, la battaglia è quotidiana: quella tra automobilisti esasperati e un cantiere che va avanti come un romanzo russo. L’opera è stata affidata all’Impresa Ruberto di Corleto Monforte, un appalto da circa un milione di euro per rifare l’impermeabilizzazione, l’impalcato, i cordoli, la pavimentazione, installare nuove barriere laterali, ripristinare le superfici corticali di pile e spalle e inserire nuovi pluviali. Nulla che, in teoria, richiederebbe tempi biblici.

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Ma nel Canavese, si sa, la geologia del cantiere è una scienza inesatta.

I lavori – entrati nel vivo a gennaio 2025 – avrebbero dovuto chiudersi ad aprile 2025. Lo avevano detto, scritto, ripetuto. Poi sono arrivati i ritardi, le proroghe, i “tecnicismi”, i “sopraggiunti imprevisti”. E ora la nuova data-limite, pronunciata come un dogma, è gennaio 2026. Dicono “fine gennaio”, ma qui anche la parola “fine” è approssimativa. Forse... Vedremo... Non si sa

Le conseguenze? Semplici e brutali. Le code tra Romano e Ivrea hanno raggiunto livelli da libro Guinness, con automobilisti che raccontano di passare 30, 40, anche 50 minuti davanti al semaforo del senso unico alternato. 

E la politica? Intanto, litiga.
Da una parte c’è Alberto Avetta, consigliere regionale PD, che denuncia i ritardi, presenta un’interrogazione urgente, parla di “disservizio non accettabile” e ricorda che una direttrice fondamentale Chivasso–Ivrea–Valle d'Aosta non può trasformarsi in un imbuto permanente. Avetta elenca tutto: gli interventi sui cordoli, la pavimentazione, le barriere, la futura messa in sicurezza dei pilastri. Nulla di straordinario, dunque. Se non i tempi infiniti.

Nel suo documento ricorda anche che proprio in quel tratto si concentra una parte essenziale dell’economia locale: l’area industriale di San Bernardo d’Ivrea, che senza viabilità adeguata resta tagliata fuori da produzione, logistica, investimenti. Un po' come dire a un territorio intero: fate ciò che volete, ma solo quando il semaforo ve lo concede.

Dall’altra parte c'è la risposta indignata dell’onorevole Alessandro Giglio Vigna della Lega. Nei giorni scorsi è sceso in campo proclamando che «I lavori al Ponte sul Chiusella termineranno entro gennaio 2026». Come se una frase da sola potesse sciogliere il traffico. Poi accusa Avetta di creare “confusione” e “polemiche che gettano ombre sul lavoro di Anas”. Come se il problema non fosse il cantiere, ma chi osa nominarlo.

«Mi spieghino cosa può fare Salvini se vi sono rallentamenti dovuti a questioni tecniche, a problematiche sopraggiunte in corso d’opera. Chi critica è mai stato in un cantiere?». Una frase che merita di essere incorniciata considerando che dopo undici mesi a senso unico alternato, gli automobilisti potrebbero tenere seminari su impermeabilizzazioni, master sui cordoli, lauree honoris causa sulla gestione dei pluviali.

«I cittadini come me (in coda) preferiscono un lavoro fatto bene e un ponte sicuro o un lavoro fatto in fretta e un ponte non sicuro?» aggiunge il deputato.

Il sottotesto è fantozziano. E' come dire che se uno critica i tempi è perchè vuole un ponte pericoloso. Nessuno lo ha mai detto ma nella narrazione del deputato la logica è sempre accessoria.

Avetta sostiene che l’ente non risponde, Vigna ribatte: «Anas non risponde: non è vero. Ha risposto il 29 ottobre oltre all’ultimo sollecito». Una risposta ogni tanto, dunque, mentre i pendolari rispondono al semaforo quattro volte al giorno.

Non manca, naturalmente, la promessa di vigilanza: «Da oggi 20 giorni fino a dicembre e dal 2026 una volta ogni 7 giorni». Un monitoraggio serrato, a scadenza fissa. Quasi un calendario liturgico del ritardo.

Nel frattempo, però, resta irrisolta anche un’altra questione: la famosa rotatoria all’incrocio Cascine, tra la statale 26 e la provinciale 82. Un’opera richiesta da anni, diventata indispensabile dopo il tragico incidente dell’agosto 2022, quando padre e figlia persero la vita. Anas doveva confermare la realizzazione, ma al momento la rotatoria resta vaporosa quanto le promesse.

E così, mentre la politica si rinfaccia ritardi, responsabilità e citazioni, la realtà resta immobile: decine di migliaia di automobilisti bloccati, giorni che iniziano prima e finiscono dopo, aziende penalizzate, pendolari esausti, una parte del Canavese che vive a velocità ridotta.

Insomma, mentre Vigna sorveglia, Avetta denuncia, Anas risponde “a gruppi”, e il ministro Salvini viene difeso come un oracolo incompreso. L'unica cosa certa è che la pazienza degli automobilisti si assottiglia. E un territorio già trascurato rischia di rimanere prigioniero non solo delle code, ma dell’idea – profondamente ingiusta – che qui tutto possa essere rimandato.

Sul ponte del Chiusella, ogni giorno, non scorre solo il traffico: passa la misura della sopportazione di un intero territorio. E quella, a differenza dei lavori, non può essere prorogata fino a gennaio 2026.

“Chiusella, il ponte dove il tempo si fa ponte”

Ponte sul Chiusella. l’unica cosa veloce è la diffusione delle promesse: quelle di fine lavori scorrono che è un piacere, le auto molto meno.

Avetta chiede risposte, Vigna le dà. O almeno, dà qualcosa che ci assomiglia. Lo si vede impegnato a difendere il ministro come si difende una marachella: con convinzione, ma senza risultati. Intanto, la domanda vera resta sospesa come il semaforo: chi si occupa del ponte? E soprattutto: qualcuno si occupa del ponte?

Si parla di “problemi tecnici”, che è la definizione moderna di tutto ciò che non si vuole spiegare. I cittadini, invece, non hanno problemi tecnici: hanno solo problemi, e tutti in coda. Per alcuni, il cantiere è diventato un appuntamento fisso. C’è chi passa più tempo al semaforo che con i figli.

Anas assicura che tutto procede. È difficile contestarlo: procede, sì. Alla velocità con cui procede un bradipo dopo pranzo.

Alla fine, resterà una sola certezza: quando il ponte riaprirà davvero, forse bisognerebbe tagliare il nastro con discrezione. Non per modestia, ma per evitare che, per una volta, sia proprio la cerimonia… a causare l’ultima coda.

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