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19 Novembre 2025 - 13:53
Ex Ilva di Novi verso lo stop, operai in sciopero e strada bloccata per oltre un’ora
All’ex Ilva di Novi Ligure la mobilitazione non si ferma più. Questa mattina lo sciopero di ventiquattr’ore proclamato da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, nazionali e territoriali, ha visto un’adesione definita “molto alta” tra gli operai dello stabilimento di strada Bosco Marengo. Più ridotta, invece, la partecipazione del personale impiegatizio. Nel piazzale si è tenuta un’assemblea che ha anticipato la parte più dura della protesta: il blocco della provinciale verso Bosco Marengo, rimasta interrotta per oltre un’ora, con un corteo spontaneo che poi si è diretto davanti alla palazzina Dirigenti.
Lo scenario che fa da sfondo allo sciopero è quello tracciato nei giorni scorsi dal piano industriale che prevede l’aumento della cassa integrazione straordinaria e il blocco degli impianti del Nord. Un documento giudicato insufficiente dai sindacati, che ritengono l’attuale gestione ministeriale “incapace di garantire continuità produttiva” allo stabilimento. L’allarme maggiore riguarda la possibilità che, senza nuovi rifornimenti, gli impianti di Genova, Racconigi e Novi arrivino allo stop nelle prime settimane di dicembre. Uno scenario definito sempre più concreto dagli stessi rappresentanti sindacali.
Il nodo, oggi, resta la condizione dei circa 550 dipendenti coinvolti nel piano di cassa integrazione. A questo si aggiunge anche lo scetticismo rispetto ai percorsi di formazione annunciati, ritenuti “insufficienti” e con compensi ritenuti non adeguati alla situazione dei lavoratori coinvolti. Una contestazione che mette insieme inquietudine e frustrazione, perché nello stabilimento si percepisce nettamente la sensazione di essere arrivati a un punto di non ritorno.
Il corteo improvvisato, partito dopo la fase assembleare, ha attraversato i viali interni dello stabilimento fino a bloccare il tratto di provinciale che collega Novi a Bosco Marengo. Un gesto che i manifestanti hanno definito necessario per richiamare l’attenzione sul rischio concreto di un nuovo fermo produttivo. La protesta si è poi spostata davanti agli uffici dirigenziali, dove sono proseguite le richieste di un intervento diretto del Governo.
Il clima resta teso e le prossime settimane saranno decisive. Le organizzazioni sindacali chiedono una presa in carico immediata della crisi da parte dell’esecutivo, convinte che la siderurgia nazionale non possa essere lasciata sull’orlo della paralisi. Lo sciopero di oggi, al netto della sua spontaneità in alcune fasi, restituisce l’immagine di una comunità industriale che vede avvicinarsi un nuovo stop e che chiede risposte rapide e concrete, prima che lo stabilimento di Novi diventi l’ennesimo presidio produttivo sospeso nel vuoto.

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