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18 Novembre 2025 - 21:46
Torino boom di 'prenotazioni fantasma' nei luoghi culturali (foto di repertorio)
A Torino i musei fanno il pieno online, ma le sale restano vuote. È il paradosso delle prenotazioni fantasma, un fenomeno che in soli sei mesi ha prodotto quasi 130 mila assenze fra i visitatori che avevano acquistato un biglietto e poi non si sono presentati. Un colpo netto ai conti delle istituzioni culturali: 114 mila euro persi tra bookshop e audioguide, secondo il nuovo Report “NoShow” di MidaTicket, aggiornato dall’Osservatorio “Big Data e Luoghi della Cultura”.
Il quadro emerge da quattro istituzioni culturali torinesi osservate tra giugno e dicembre 2024. Sei mesi che rivelano una distorsione ormai strutturale: biglietti acquistati online, soprattutto gratuiti, che non si traducono in visite reali. E la differenza non è marginale. Un biglietto gratuito preso sul web aumenta del 59% la probabilità di No-Show rispetto allo stesso biglietto ritirato alla cassa. Per i biglietti a pagamento il divario c’è, ma è molto più contenuto: +5,7%.
Il report va oltre e misura anche l’effetto del prezzo: ogni euro in più sul biglietto riduce la probabilità di assenza del 2,5%. Un vincolo economico, anche minimo, spinge il visitatore a rispettare la prenotazione. E poi c’è il fattore tempo: più giorni passano tra acquisto e visita, più cresce il rischio che la persona non si presenti. In media, +1% per ogni giorno di attesa.
La conseguenza è un danno economico che non riguarda solo il mancato ingresso, ma l’intera filiera dell’esperienza museale. I musei programmano attività, turni, scorte di prodotti e audioguide sulla base delle prenotazioni. Quando i visitatori non arrivano, tutto quel sistema salta. Le sale risultano disponibili ma non riempite, i servizi restano inutilizzati, i flussi non corrispondono ai dati sulla carta.
Il Report “NoShow”, elaborato da MidaTicket in collaborazione con formules e sotto la direzione scientifica del professor Guido Guerzoni dell’Università Bocconi, mette per la prima volta numeri certi su un fenomeno che finora era considerato inevitabile, quasi fisiologico. I dati dimostrano invece che ha un impatto diretto sulla sostenibilità economica delle istituzioni culturali.
E non si tratta di un dettaglio gestionale: per chi vive di biglietteria e servizi accessori, 114 mila euro bruciati in un semestre sono una perdita che pesa. Pesano sulle scelte future, sulla programmazione degli eventi, sugli investimenti, sulla possibilità di offrire servizi adeguati al pubblico reale, non a quello presunto.
Il sistema culturale torinese sta ora valutando correttivi: reminder automatici, prenotazioni con cauzione, politiche di conferma più stringenti, modelli di prenotazione meno permissivi per i biglietti gratuiti. Tutto pur di evitare che migliaia di visitatori virtuali continuino a svuotare le sale reali.
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