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18 Novembre 2025 - 21:13
Antibiotico-resistenza, il Piemonte corre ai ripari (foto di repertorio)
L’antibiotico-resistenza non è più un tema per specialisti. È un’emergenza che tocca ospedali, allevamenti, ambiente e comunità locali. E l’Italia, con 12 mila decessi l’anno – su 35 mila a livello europeo – è il Paese più colpito. È da questi numeri che nasce l’idea di una risposta condivisa, capace di mettere attorno allo stesso tavolo competenze che raramente dialogano. Una risposta che il Piemonte ha deciso di costruire con un progetto dedicato: “L’antibiotico si cura”, promosso da Fondazione Compagnia di San Paolo e Asl Città di Torino, con il patrocinio della Regione Piemonte.
L’iniziativa si fonda su un concetto preciso: la salute umana non può essere separata da quella degli animali e dell’ambiente. È l’approccio One Health, cardine della prevenzione moderna, che qui viene tradotto in un’azione operativa che coinvolge numerosi attori del territorio. All’incontro di presentazione ha partecipato la virologa Ilaria Capua, che ha richiamato la necessità di un metodo integrato per limitare la diffusione di batteri resistenti ai farmaci. «La grande innovazione è vedere finalmente tutte le categorie coinvolte intorno a un tavolo. È qualcosa di nuovo e necessario. L’Italia è il Paese messo peggio in Europa e dobbiamo lavorare insieme», ha sottolineato.
Il progetto nasce in un momento in cui i segnali di allarme sono sempre più evidenti. Negli ospedali si moltiplicano i casi in cui gli antibiotici tradizionali non funzionano più, mentre il consumo improprio – sia in ambito umano sia veterinario – alimenta un circolo vizioso che rende i batteri sempre più resistenti. Un fenomeno che rischia di riportare il Paese indietro di decenni, ai tempi in cui infezioni oggi curabili potevano diventare letali.
Sul piano istituzionale, l’iniziativa è stata accolta con consenso trasversale. L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha parlato della necessità di condividere competenze e conoscenze, mentre il presidente della Compagnia di San Paolo, Marco Gilli, ha richiamato la dimensione sistemica del progetto: «C’è bisogno di un approccio interdisciplinare. Serve un cambiamento profondo e strutturato, ed è nel nostro piano strategico sostenere partnership solide».
L’obiettivo non è solo informare, ma costruire interventi concreti. Linee guida condivise sull’uso appropriato degli antibiotici, formazione di operatori sanitari e veterinari, monitoraggio coordinato dei dati, coinvolgimento delle scuole e dei comuni. Tutto all’interno di una visione che integri medicina, zootecnia, sanità pubblica e tutela ambientale. Una rete che dovrà crescere e radicarsi, perché l’antibiotico-resistenza non si sconfigge con misure isolate.
Il direttore generale dell’Asl Città di Torino, Carlo Picco, ha parlato apertamente di una “chiamata alle armi”: «Stiamo assistendo a un fenomeno inquietante. Dobbiamo coinvolgere tutti, guardando alle generazioni future e mettendole nelle condizioni di non ritrovarsi di nuovo davanti a malattie infettive non più curabili». Le sue parole sintetizzano la dimensione del problema: un’emergenza lenta, silenziosa, ma potenzialmente devastante.
Il Piemonte avvia così un percorso che vuole diventare riferimento nazionale. Un laboratorio avanzato dove la qualità della ricerca scientifica, il ruolo strategico delle università, la presenza di un tessuto sanitario solido e una rete istituzionale collaborativa costruiscono un modello replicabile. Non si tratta solo di contrastare un fenomeno in corso, ma di prevenire quello che potrebbe diventare, in pochi anni, uno dei capitoli più critici della sanità pubblica.
L’antibiotico-resistenza non è un allarme mediatico: è una realtà confermata da numeri e casi clinici. La sfida del progetto “L’antibiotico si cura” è trasformare la consapevolezza in azione. Un obiettivo ambizioso, ma inevitabile. Perché il tempo, in questo campo, gioca sempre dalla parte dei batteri.
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