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Inps, il Piemonte arranca: occupazione a rilento

Contratti intermittenti in aumento e somministrati in calo: quadro complesso

Inps, il Piemonte arranca

Inps, il Piemonte arranca: occupazione a rilento (foto di repertorio)

Il nuovo rapporto Inps non lascia spazio ai fraintendimenti: il Piemonte cresce, ma lo fa con un passo più lento rispetto al resto d’Italia. È un segnale chiaro, netto, che arriva a pochi giorni dal declassamento europeo che ha collocato la regione tra quelle “in transizione”, certificando un Pil pro capite sceso sotto la media Ue. Ora è il mercato del lavoro a ricordare che il divario non riguarda solo l’economia nel suo complesso, ma si riflette direttamente su occupazione, salari e tipologie contrattuali.

Nel 2024, in Italia i lavoratori dipendenti sono aumentati del 2% rispetto all’anno precedente. In Piemonte la crescita è la metà: appena +1%. L’indicatore più immediato per misurare la vitalità di un territorio mostra dunque una regione che avanza, sì, ma con un rallentamento strutturale che non è episodico: è un trend ormai consolidato.

Dentro questa crescita debole si muove un mercato del lavoro che cambia forma. Aumentano i lavoratori intermittenti, +6,5% in un anno. È la fotografia di un’economia che ricorre a contratti brevi, discontinui, spesso legati a picchi stagionali o a settori con domanda variabile. Una flessibilità che garantisce occupazione, ma lascia margini ridotti di stabilità e tutela.

Dall’altra parte calano i lavoratori somministrati, -2%. Una flessione che può indicare due fenomeni diversi: minor ricorso alle agenzie da parte delle aziende o una difficoltà del sistema produttivo nel mantenere livelli costanti di assorbimento di personale. In entrambi i casi, un segnale che si inserisce in un contesto già rallentato.

Tra i dati positivi emerge l’aumento delle lavoratrici dipendenti, +1,5%, un valore superiore alla media regionale complessiva. È un segnale che conferma la crescita dell’occupazione femminile, soprattutto nei servizi e in parte nell’industria. Un andamento che prosegue da alcuni anni, pur in una regione che resta ancora indietro rispetto agli standard nazionali ed europei di partecipazione al lavoro.

Sul fronte delle retribuzioni, il Piemonte presenta un quadro ambivalente. Nel 2024 la retribuzione media dei dipendenti è stata di 26 mila euro, circa duemila euro in più rispetto alla media italiana. Ma se si passa dal livello alla dinamica, il vantaggio si riduce: mentre il Paese cresce del 3,4%, la regione si ferma al 3%. Significa che il potere d’acquisto, già eroso dall’inflazione degli ultimi anni, recupera più lentamente.

Questo rallentamento non è isolato. Si inserisce nel quadro più ampio di un Piemonte che negli ultimi dieci anni ha visto contrarsi la sua spinta industriale, rallentare l’innovazione e perdere competitività rispetto alle regioni che guidano la crescita nazionale. L’occupazione aumenta, ma non abbastanza; i salari crescono, ma meno del resto del Paese; le forme contrattuali più fragili avanzano più di quelle stabili.

Il nuovo rapporto Inps non fotografa dunque solo la situazione attuale: porta alla luce un equilibrio instabile, in cui segnali positivi e criticità coesistono senza compensarsi. Il Piemonte non arretra, ma non accelera. E oggi più che mai il confronto con la media nazionale certifica un ritardo che rischia di ampliarsi se non sarà contrastato con strategie mirate, investimenti e politiche del lavoro calibrate sulle trasformazioni in atto.

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