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18 Novembre 2025 - 16:10
I nuovi orizzonti di UniTo: boom delle magistrali, flessione delle triennali e cambiamento profondo nella scelta delle facoltà
All’Università di Torino l’anno accademico 2025 segna un cambio di passo: le iscrizioni alle lauree magistrali a ciclo unico e a biennio mostrano una crescita evidente (+8,35 % e +6,08 % rispettivamente), mentre le lauree triennali registrano un lieve calo (-2,91 %). Nell’ateneo torinese, in particolare, si assiste a un vero e proprio boom del corso in Chimica e Tecnologia farmaceutiche (+86,87%) e a una contrazione drastica del corso in Lingue e Letterature moderne (-31,63%). Anche i corsi di Informatica segnalano una flessione (-12,99%). Al contempo, sul versante delle triennali, a crescere sono “ambiti” come Comunicazione interculturale (+30,74%), Scienze politiche e sociali (+21,67%) e Consulenza del Lavoro e Gestione delle Risorse Umane (+67,19%).
Ma questi numeri non parlano solo della città: si inseriscono in un quadro complessivo nazionale che mostra dinamiche analoghe, pur con differenze territoriali e disciplinari. Secondo dati ufficiali del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e analisi di settore, le immatricolazioni universitarie per l’anno accademico 2024-2025 in Italia sono aumentate dello 0,9% rispetto al 2023-2024 e del 4,1% rispetto a due anni prima. Per il sistema universitario sono segnali di tenuta, ma anche di trasformazione profonda.
Guardando alle tendenze decennali, l’aumento degli studenti universitari è percepibile: uno studio riporta che fra il 2014 e il 2024 le iscrizioni sono cresciute del ~18% a livello nazionale. Questa crescita non è uniforme: regioni del Centro e Sud Italia registrano incrementi più forti (+14% nelle regioni del Centro) mentre il Nord-Ovest mostra un aumento modesto o addirittura un calo in alcuni casi. Inoltre, la distribuzione tra discipline tradizionali e nuove è mutata: corsi in area STEM, salute, economia appaiono in crescita, mentre ambiti come le lingue classiche e le lettere moderne registrano contrazioni.
Un secondo dato rilevante riguarda l’età media alla laurea. Secondo il XXVI Rapporto del consorzio AlmaLaurea, per i laureati del 2023 l’età media è di 25,7 anni: 24,5 per i laureati di primo livello, 27,1 per i laureati magistrali a ciclo unico e 27,2 per i magistrali biennali. Nell’arco degli ultimi dieci anni, l’età media alla laurea è scesa di circa un anno (da 26,6 anni nel 2013 a 25,7 anni nel 2023). Questi dati suggeriscono un miglioramento dei tempi di completamento, ma anche una maggiore selezione degli studenti che arrivano fino al titolo.
Quali sono i fattori che spiegano questi mutamenti? La situazione dell’Università di Torino ne offre un micro-cosmo particolarmente significativo, ma i driver sono comuni a livello nazionale. La crescente domanda di competenze specifiche, legate alle tecnologie, alla salute, alla gestione delle risorse umane, spinge sempre più giovani a preferire corsi che promettono sbocchi occupazionali più immediati. Non sorprende quindi che corsi in ambito farmaceutico, consulenza del lavoro, politiche sociali registrino forti incrementi. Allo stesso tempo, corsi più tradizionali e meno focalizzati su sbocchi immediati, come lingue o lettere moderne, vedono un calo rilevante.

Nel caso dell’Università di Torino, il corso in Chimica e Tecnologia farmaceutiche ha beneficiato dell’accesso libero per il 2025-2026, facilitando un’impennata delle matricole (+86,87%). Questa circostanza mostra come le regole di accesso e le fasce di selezione possano influenzare fortemente la domanda. In generale, modifiche nei test d’ingresso o nei criteri di ammissione possono spostare flussi da un corso all’altro.
In Italia solo il 29,2% dei giovani tra 25 e 34 anni ha un diploma di istruzione terziaria, contro la media UE del 42%. Ciò implica che la laurea è ancora percepita come un vantaggio competitivo. Gli studenti quindi selezionano con maggiore attenzione il corso di studi, piuttosto che iscriversi per inerzia. Questo può spiegare una minore domanda per corsi meno “spendibili”.
Il calo demografico tra i giovani fuori comune, la maggiore selezione nei percorsi scolastici, l’alto numero di studenti “fuori corso” e le differenze territoriali tra Nord, Centro e Sud Italia contribuiscono a un’offerta universitaria che deve adattarsi a un pubblico più esigente e diversificato. Le università si trovano a competere non solo tra loro, ma anche con modalità alternative di formazione (online, apprendistato, formazione professionale).
La pandemia ha accelerato la familiarità con la formazione a distanza, le competenze digitali e un approccio più pragmatico agli studi. Anche se non tutti gli effetti sono ancora visibili nei dati, c’è un orientamento crescente verso corsi che integrano tecnologia, dati, interdisciplinarietà.
All’Università di Torino, il quadro locale risulta coerente con questi fattori. L’aumento delle magistrali e la crescita di corsi professionalizzanti indicano una scelta più matura da parte degli studenti, che privilegiano la qualità e la rilevanza del percorso di studi. Il calo delle triennali più tradizionali segnala invece una reazione al mercato e alle trasformazioni delle aspettative. Il dato della stabilità degli studenti internazionali (1534 nel 2025 rispetto a 1539 nel 2024) conferma che l’ateneo mantiene attrattività anche oltre i confini nazionali, sebbene la vera battaglia sia sulla qualità dell’offerta e sull’orientamento interno.
La rettrice Cristina Prandi parla di una sfida: proporre una didattica inclusiva e attrattiva, capace di crescere sul piano internazionale e di intercettare le nuove richieste di un mondo formativo e professionale in rapida evoluzione. Non è solo un appello, ma una strategia coerente con i numeri: se l’età media alla laurea scende e le iscrizioni si concentrano su corsi più mirati, l’ateneo deve adeguarsi rapidamente.
In conclusione, i dati di UniTo e quelli nazionali raccontano una università italiana che non è ferma, ma che si trova in un passaggio delicato: da massa a cura, da scelta generalista a selezione mirata, da percorso automatico a percorso consapevole. Sarà importante monitorare come evolverà la forbice tra corsi “in ascesa” e corsi “in difficoltà”, come l’ateneo risponderà con infrastrutture, orientamento e innovazione e come gli studenti faranno le loro scelte in un contesto sempre più competitivo e informato.

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