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Cristina Prandi fa la storia: ecco chi è la prima rettrice dell’Università di Torino in 620 anni

Docente di Chimica Organica, è stata eletta con oltre il 54% dei voti. “Segnale di svolta e inclusione”, dicono studenti e colleghi. Ma ora la sfida è sulla sostanza

Cristina Prandi

Cristina Prandi fa la storia: è la prima rettrice dell’Università di Torino in 620 anni

Per la prima volta dal 1404, anno di fondazione dell’Università degli Studi di Torino, sarà una donna a guidare l’ateneo. Si chiama Cristina Prandi, ha 60 anni ed è professoressa ordinaria di Chimica Organica. La sua elezione è avvenuta nei giorni scorsi con una partecipazione altissima: oltre l’86% degli aventi diritto ha votato, e Prandi ha ottenuto 1.538 preferenze, pari al 54,6% dei voti, superando il rivale Raffaele Caterina, docente di Diritto privato, fermo a 1.135.

Una vittoria netta, ma soprattutto storica, che rompe una tradizione secolare e rappresenta un segnale forte di cambiamento e apertura. Prandi succederà a Stefano Geuna, in carica dal 2019, e assumerà ufficialmente l’incarico dal 1° ottobre 2025.

Cristina Prandi è un nome conosciuto nell’ambito accademico e scientifico. Oltre a insegnare Chimica Organica al Dipartimento di Chimica, ha ricoperto il ruolo di vice rettrice per la ricerca ed è particolarmente apprezzata per i suoi studi nel campo della catalisi con metalli nobili, delle trasformazioni organiche in solventi ecosostenibili e nello studio di molecole bioattive di origine vegetale.

Nel mondo scientifico italiano – spesso dominato da figure maschili – Prandi si è sempre distinta per rigore, capacità progettuale e una visione chiara della ricerca come leva di progresso, anche sociale. La sua candidatura, fin dall’inizio, ha suscitato un consenso trasversale, tra ricercatori, personale tecnico-amministrativo e studenti.

L’elezione di Cristina Prandi non è solo una vittoria personale né un semplice evento simbolico. È la rottura di un tetto di vetro in una delle istituzioni accademiche più antiche e autorevoli del Paese. Ma non basta esserci, adesso occorre agire.

La nuova rettrice eredita un’università ricca di eccellenze, ma anche afflitta da problemi strutturali ben noti: carenza di fondi per la ricerca, precarietà del personale accademico, accesso ancora elitario per alcune fasce di studenti, gestione amministrativa spesso elefantiaca. A questi si aggiungono i temi dell’inclusione, della transizione digitale e della valorizzazione dei giovani ricercatori.

I primi segnali della professoressa Prandi lasciano intendere che la partecipazione e il dialogo saranno al centro del suo mandato. Ma le aspettative sono alte, e il clima è quello di chi attende una svolta vera, concreta, soprattutto sul fronte delle pari opportunità e della trasparenza nella governance universitaria.

Il caso di Torino non è isolato, ma fa scuola. In un Paese dove meno del 25% dei rettori universitari sono donne, la nomina di Cristina Prandi rappresenta un precedente importante, che apre la strada a un nuovo modo di pensare l’università: non più chiusa, verticale, maschile, ma aperta, multidisciplinare e inclusiva.

Le reazioni sono state entusiaste anche fuori dall’ambito accademico. In molti hanno salutato l’elezione come “un esempio di meritocrazia e normalità in un Paese che spesso fatica ad accettare le competenze femminili in ruoli apicali”.

Il conto alla rovescia per l’insediamento è iniziato. Da ottobre, Cristina Prandi sarà ufficialmente la prima rettrice dell’Università di Torino. Un primato atteso, meritato, necessario. Ora però viene il difficile: dimostrare che quel 54,6% è solo l’inizio.

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