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Webfare: l’alleanza Politecnico–Università di Torino che sfida le Big Tech

Un progetto da 1,53 milioni per trasformare i dati in bene comune

Webfare

Webfare: l’alleanza Politecnico–Università di Torino che sfida le Big Tech

Produciamo dati senza sosta. Ogni parola digitata, ogni immagine condivisa, ogni spostamento tracciato finisce in un archivio che arricchisce qualcuno, ma quasi mai chi quei dati li genera. È la grande stortura del digitale contemporaneo. Da qui parte Webfare, la ricerca sostenuta dal Mur e sviluppata da Università di Torino e Politecnico di Torino, che mira a cambiare le regole di un sistema dominato da poche piattaforme globali.

Il progetto ha ricevuto 1,53 milioni di euro dal Fondo Italiano per le Scienze Applicate e vuole trasformare la massa di dati prodotti ogni giorno in un bene condiviso, non più appannaggio esclusivo di chi li estrae e li monetizza. L’obiettivo è netto: creare un modello di welfare dei dati capace di restituire alle persone il valore che generano vivendo online.

Webfare è coordinato da Maurizio Ferraris, professore di Filosofia e Scienze dell’Educazione, e da Tania Cerquitelli, docente di Automatica e Informatica del Politecnico. Il fulcro dell’iniziativa è una piattaforma che garantisce tracciabilità, controllo e trasparenza attraverso il cosiddetto data pedigree, una sorta di “storia del dato” verificabile in ogni passaggio. Un approccio radicale in un ecosistema digitale che oggi funziona soprattutto su processi opachi.

L’idea è quella di passare da un sistema che sfrutta i dati come petrolio privato a uno in cui diventano risorsa comune. Un cambio di paradigma che mette al centro l’utente come produttore di valore, non come semplice fonte da cui estrarre informazioni.

Ferraris sintetizza questa visione in una frase che definisce l’intero progetto: «I dati che produciamo non sono solo una traccia, ma una forma di lavoro, un nuovo capitale. Un capitale rinnovabile e collettivo, che può essere redistribuito in base al bisogno, non al merito. Questo è il webfare: un welfare dei dati, fondato sulla giustizia digitale».

La piattaforma del Politecnico prevede un uso dell’intelligenza artificiale non per accentrare potere, ma per distribuirlo. L’Ai diventa strumento per creare un’economia digitale più equa, in cui il valore non si misura solo nei profitti ma nel benessere collettivo costruito a partire dalla conoscenza generata in modo condiviso.

Il progetto apre una prospettiva nuova anche sul rapporto tra cittadini e istituzioni. Se il dato diventa bene comune, le amministrazioni possono usarlo per politiche pubbliche più mirate, mentre gli utenti possono esercitare un controllo reale sulla propria produzione informativa. Un equilibrio che oggi appare lontano, ma che Webfare vuole trasformare in modello replicabile.

Torino si conferma laboratorio nazionale sul futuro del digitale. In un momento storico dominato dagli algoritmi e dall’espansione dell’intelligenza artificiale, Webfare rimette al centro la questione più strutturale di tutte: chi possiede davvero il valore prodotto dalla nostra vita online. E se quel valore può tornare, finalmente, a chi lo genera.

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