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Ex Ipca: da fabbrica della morte a simbolo di rigenerazione urbana. Devietti porta il progetto a Bologna

L'intervento sul palco dell’assemblea nazionale dei sindaci, per raccontare come la bonifica e la trasformazione dell’area siano un esempio nazionale di rigenerazione e memoria condivisa

Loredana Devietti

Loredana Devietti

Il nome dell’IPCA continua a raccontare una storia che a Cirié nessuno ha dimenticato, ma questa volta è risuonato in un luogo diverso: l’Assemblea nazionale dell’ANCI, a Bologna, dove il Comune è stato chiamato come esempio virtuoso nella gestione dei progetti finanziati dal PNRR. Davanti a una platea di amministratori arrivati da tutta Italia, la sindaca Loredana Devietti ha illustrato l’iter che ha portato alla storica bonifica dell’ex Interchim, una delle ferite ambientali e sociali più profonde del territorio.

La platea di Bologna, gremita per l’appuntamento annuale dei Comuni italiani, ha ascoltato la storia di un territorio che, per decenni, ha portato addosso il peso di una ferita collettiva. E che oggi prova a riscriverne il destino. Il nome è uno di quelli che a Cirié non necessita di spiegazioni: IPCA, l’ex Interchim, il sito industriale che ha segnato generazioni e famiglie intere e che ora, per la prima volta, viene indicato come esempio di rinascita per gli enti locali di tutto il Paese.

La sindaca Loredana Devietti, invitata dal Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è salita sul palco insieme all’architetto Maria Teresa Noto, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Cirié, per raccontare il percorso che ha portato all’ottenimento di uno dei finanziamenti più delicati del PNRR: la bonifica dei siti orfani, quei luoghi contaminati e privi di un responsabile su cui rivalersi. Un tema tecnico, spesso lontano dal dibattito pubblico, ma che in questa occasione è diventato il cuore dell’approfondimento nazionale.

Devietti non ha nascosto il peso di quel momento: «Essere qui oggi, davanti a rappresentanti di decine di amministrazioni, non è soltanto un onore. È la prova che un lavoro lungo, difficile, condiviso, può trasformarsi in un percorso riconosciuto a livello nazionale».

Non è un caso che, tra oltre 900 progetti seguiti dalla task force di esperti del Dipartimento nell’ambito del programma “1000 Esperti”, solo due Comuni siano stati chiamati a intervenire: Cirié e Padova. Una selezione che ha dato misura di quanto il percorso di rinascita dell’ex IPCA sia stato considerato significativo, replicabile, strutturato.

Dal palco, la sindaca ha voluto sottolineare il ruolo decisivo del progetto nazionale: «Il programma 1000 Esperti è stato fondamentale. Non parliamo di un aiuto generico, ma di una squadra di professionisti che ci ha affiancato in ogni passaggio critico, permettendoci di affrontare nodi tecnici che nessun Comune avrebbe potuto gestire da solo».

Di fronte a un pubblico arrivato da tutta Italia, che in molti casi non conosceva la storia dell’IPCA, Devietti ha ricostruito il contesto, consapevole che altrove quel nome non evoca nulla, mentre a Cirié rappresenta un’eredità di dolore e memoria. «A Bologna ho dovuto spiegare cosa è stata l’IPCA, perché non tutti la conoscevano. Ma ai ciriacesi non devo spiegare nulla: tutti sanno cosa ha significato, quale ferita abbia lasciato, quante famiglie abbia colpito».

Il racconto non è stato solo tecnico: è diventato quello di una comunità che ha vissuto per anni accanto a un fantasma industriale. La collaborazione con la Regione Piemonte, la sinergia con il Governo, l’impegno dell’amministrazione locale e il supporto degli esperti hanno permesso di raggiungere un risultato che per decenni era sembrato irraggiungibile: bonificare completamente l’area e trasformarla in un luogo vivo, aperto, fruibile.

Devietti lo ha detto con soddisfazione ma anche con prudenza: «Sapere che quel luogo, per troppo tempo associato a malattia e morte, diventerà presto uno spazio fruibile, un parco aperto ai cittadini, un’area viva e non più abbandonata, è una soddisfazione enorme».

Il progetto di rinascita, però, non si limita alla bonifica. Prevede anche spazi dedicati alla memoria, aree informative che ricostruiscano la storia dell’IPCA e le tragedie del secolo scorso. «Abbiamo fatto tutto ciò che era possibile anche per loro: per chi ha lavorato lì dentro, per chi si è ammalato, per chi non c’è più. Questo sito meritava di essere liberato dalle sue ombre e trasformato in un luogo di vita, non di abbandono», ha ricordato la sindaca.

La platea ha accolto l’intervento con un lungo applauso. Non era solo la presentazione di un progetto amministrativo, ma la testimonianza di un riscatto collettivo, costruito con pazienza e determinazione.

Il ritorno da Bologna, per Cirié, è stato qualcosa di più di un riconoscimento istituzionale. È stato un messaggio rivolto alla città e alle famiglie che per anni hanno chiesto che l’IPCA non venisse dimenticata. Con la bonifica avviata e la riqualificazione programmata, quella ferita storica sta finalmente cambiando forma: non più luogo fermo nel passato, ma spazio di memoria viva e di futuro condiviso.

«La memoria è una responsabilità. Non si può costruire senza ricordare. E noi abbiamo voluto fare entrambe le cose: onorare il passato e progettare il futuro», ha concluso Devietti, lasciando Bologna con il consenso del pubblico e la consapevolezza di aver portato, ancora una volta, Cirié su un palcoscenico nazionale.

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