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15 Novembre 2025 - 18:52
Carnevale 2026 di Chivasso, mistero a 52 giorni dal debutto: l’Agricola va avanti nonostante l’inchiesta
C’è un silenzio strano, quasi innaturale, che avvolge Chivasso in queste settimane di novembre.
Un silenzio che stona con l’immaginario collettivo del Carnevale, con la memoria dei tamburi, dei colori, delle maschere che fanno capolino dalle vetrine dei negozi quando l’inverno comincia a chiudere la città in una luce fredda.
Mancano 52 giorni alla presentazione dell’Abbà e della Bela Tolera, il rito d’apertura del Carnevale chivassese che di solito scalda l’aria anche prima delle feste natalizie. E invece oggi, a meno di due mesi dal grande annuncio, domina un’attesa fatta più di domande che di entusiasmo. Una domanda, soprattutto: il Carnevale si farà o non si farà?
È la prima volta da decenni che il dubbio non riguarda l’identità delle maschere — da sempre avvolte da un gioco di indizi, intuizioni, supposizioni, tradimenti sussurrati nei bar — ma riguarda il Carnevale stesso. Non chi salirà sul palco del Teatrino Civico il 6 gennaio, ma se qualcuno ci salirà oppure no. Una sospensione che non nasce da pigrizia organizzativa, né da ritardi tecnici, ma dall’inchiesta della Procura della Repubblica sui contributi pubblici ottenuti negli anni passati dalla Pro Loco L’Agricola, l’associazione che da sempre organizza il Carnevale Storico.
Un’inchiesta aperta che — a seconda di come potrebbe concludersi — l’esistenza stessa dell’Agricola.
Eppure, nella nebbia e nei tempi tecnici dell'indagine, una notizia certa ad oggi pare esserci.
Il Carnevale si farà.
Lo organizzerà ancora l’Agricola, proprio quella finita al centro dell’indagine che ha terremotato Palazzo Rubatto, sede dell'associazione.
Come, con quali mezzi, con quali rinunce, con quali risorse: questo resta avvolto nel mistero. Ma la decisione è stata presa. E per molti, questa è già una notizia che pesa più di ogni altra.
La situazione è complicata, per non dire drammatica.
La Procura procede per truffa e indebita percezione di erogazioni pubbliche, ipotizzando che l’Agricola abbia ricevuto finanziamenti in anni in cui il Carnevale, complice la pandemia, era stato ridimensionato o quasi azzerato. La Guardia di Finanza ha perquisito la sede dell’associazione, acquisito bilanci dal 2020 al 2024, verbalizzato membri del direttivo, sequestrato telefoni, computer, documenti. Un’indagine che non guarda solo ai contributi ministeriali, ma anche ai fondi regionali e comunali: un puzzle complesso in cui ogni tessera sembra rimandare a un’altra.
E infatti, a cascata, Comune e Regione hanno chiuso i rubinetti dei contributi pubblici. Parliamo di 40 mila euro all’anno tra chi finanziava prima il Carnevale — 30 mila euro dal Comune, circa 10 mila dalla Regione — e che oggi non finanzierà più nulla finché pende un'indagine penale e finché non verrà fatta piena luce sulla gestione degli anni passati.
Non solo: l’Agricola dovrà restituire — come testimoniano le corrispondenze delle scorse settimane — i contributi ricevuti dalla Regione Piemonte per le annualità 2020, 2021 e 2022.
Restituzione che avverrà con una rateizzazione approvata per un totale di circa 30 mila euro. Senza contare la possibilità sempre più concreta che anche i contributi ministeriali (per circa 50 mila euro) possano essere oggetto di recupero.

Davide Chiolerio, patron dell'Agricola, all'ultimo Carnevalone di Chivasso
Significa una cosa semplice: l’associazione che deve organizzare il Carnevale 2026 parte con due handicap pesanti.
Zero contributi pubblici.
Un debito rilevante da ripianare.
E un’inchiesta in corso che potrebbe sfociare in un processo.
Il Comune, inizialmente, aveva lasciato aperto uno spiraglio. Una possibilità c’era: concedere il contributo annuale, ma solo a una condizione precisa. Un passo indietro del presidente dell’Agricola, Davide Chiolerio, indagato per truffa ai danni dello Stato e indebita percezione di erogazioni pubbliche.
L’amministrazione del sindaco Claudio Castello, d’accordo con l’assessore alla Cultura Gianluca Vitale, aveva immaginato una soluzione politica prima ancora che economica: cambiare la guida per salvare l’istituzione Carnevale.
Ma l’Agricola ha risposto con un messaggio inequivocabile: nessun passo indietro, nessuna sostituzione, nessun commissariamento. Non solo: secondo più fonti, all’interno del direttivo circolerebbe un “patto” di mutua protezione. Se fossero chiesti risarcimenti al presidente, gli altri membri contribuirebbero. Un “uno per tutti, tutti per uno” che dice molto della filosofia interna dell’associazione e dell’idea di un fronte unito contro l’esterno.
Il Comune ha preso atto. Nessun contributo.
La Regione, invece, aveva già imboccato un’altra strada: quella della revoca. Nel linguaggio della burocrazia regionale significa una cosa molto semplice: “i soldi che avete ricevuto non spettavano, e vanno restituiti”.
Così, mentre la città si interroga sul destino della festa, l’associazione sembra muoversi come chi cammina su un filo sospeso. Da un lato garantisce che il Carnevale si farà. Dall’altro, non spiega nulla di ciò che tutti vogliono sapere: come intende farlo senza risorse pubbliche, con un debito da estinguere, con un presidente indagato e una macchina giudiziaria che non si sa come si sta muovendo?
Organizzare il Carnevale senza contributi pubblici significa dover rinunciare a qualcosa. E le prime "vittime" potrebbero essere le sfilate: quella della domenica e quella del martedì grasso. Costano troppo, e senza finanziamenti diventano difficili da sostenere. Il Carnevalone invece no: quello è imprescindibile. L’unico evento a pagamento, l’unico che può portare qualche migliaio di euro attraverso i ticket da 10 euro venduti ai non residenti.
Ma un Carnevale senza sfilate è ancora un Carnevale?
Lo è nella forma. Molto meno nella sostanza.
Intanto, l’inchiesta prosegue.
La Procura di Ivrea ha messo sotto sequestro cinque anni di bilanci, telefoni, computer. Ha scandagliato nei dettagli i contributi ministeriali, regionali, comunali. Ha ricostruito spese, affidamenti, decisioni. Ha individuato incongruenze, discrepanze, squilibri. Nulla viene escluso: nemmeno la spesa per l’abito della Bela Tolera o quella degli Alfieri.
È in questo clima, sospeso tra attesa e inquietudine, che l’Agricola deve reinventare una delle feste più identitarie di Chivasso. E deve farlo mentre restituisce 30 mila euro alla Regione, mentre fronteggia un potenziale recupero dei contributi ministeriali, mentre rinuncia ai 40 mila euro annui tra Regione e Comune, mentre difende il proprio presidente e si prepara a un Carnevale che sarà, inevitabilmente, più povero. Non solo economicamente, ma simbolicamente.
E allora: che Carnevale ci aspetta?
La sensazione è che nessuno, nemmeno dentro l’Agricola, a meno di due mesi dalla presentazione di Abbà e Bela Tolera possa davvero rispondere fino in fondo a questa domanda.
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