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Sinner tritatutto, Shelton ko e ora semifinale

Una vittoria senza storia rilancia l’azzurro verso De Minaur e accende il dibattito sul futuro della Coppa Davis

Sinner

Sinner (pagina IG ATP)

La corsa di Jannik Sinner alle ATP Finals di Torino procede senza frenate. Dopo aver superato Felix Auger-Aliassime e Alexander Zverev, questa volta è toccato allo statunitense Ben Shelton soccombere sotto i colpi dell’azzurro in un match a senso unico, chiuso 6-3, 7-6 in meno di cento minuti e ininfluente ai fini della classifica del round robin. Una prestazione solida, continua, costruita con colpi pesanti e variazioni studiate, che conferma lo stato di forma del numero uno italiano, ora atteso dalla semifinale contro Alex De Minaur.

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Il bilancio dei confronti diretti non lascia spazio a interpretazioni: dodici vittorie a zero per Sinner. I due si sono affrontati in momenti di grande peso, dalle finali di Toronto 2023 e Rotterdam 2024 fino all’atto conclusivo della Davis 2023, e l’epilogo è stato sempre identico. De Minaur continua a faticare nel trovare un piano tattico che possa disturbare l’azzurro, accentuando un divario che coinvolge anche Carlos Alcaraz, in un panorama dove Sinner e lo spagnolo sembrano ormai giocatori di un livello differente rispetto al resto del circuito. La sfida numero tredici andrà in scena domani alle 14.30 all’Inalpi Arena.

Contro Shelton, Sinner ha utilizzato il match come un banco di prova per la fase decisiva del torneo, alternando servizi piazzati da 159 km/h a bordate oltre i 200, avvicinandosi più volte alla rete e cercando palle corte millimetriche. Lo statunitense ha alternato colpi violentissimi a errori ripetuti, mantenendosi comunque attaccato alla partita senza farsi travolgere del tutto, segnale di una crescita lenta ma visibile.

La partenza di Sinner è stata immediata: break in tre minuti e una gestione del servizio impeccabile. Shelton ha avuto una chance sul 2-1, subito cancellata. Da lì il ritmo dell’azzurro è diventato martellante, con un primo set scivolato via in 39 minuti. Nel secondo parziale Sinner ha cercato lo strappo decisivo, mentre Shelton rispondeva colpo su colpo. Sul 4-3, un diritto incrociato finito largo e una mano al ginocchio hanno fatto trattenere il fiato al pubblico, ma l’allarme è rientrato nel giro di pochi secondi. Sul 5-4 è arrivato il primo match point, annullato, e si è andati al tie-break, dominato dall’azzurro con un servizio implacabile chiuso 7-3.

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A fine partita Sinner ha commentato il proprio percorso, senza cedere alla tentazione del trionfalismo: «Finora sto facendo le scelte giuste nei momenti giusti. Una partita prima o poi la perderò, non sono una macchina. Però ecco sono sempre contento di mettermi in gioco».

Poi l’azzurro ha affrontato il tema più delicato della settimana, quello della Coppa Davis, a cui ha rinunciato e sulla quale propone un cambiamento radicale: «Con questo calendario è difficile avere ogni anno i migliori giocatori. Quello che mi piacerebbe è avere una Davis che duri due anni, in modo da poter organizzare le semifinali all’inizio dell’anno e la finale alla fine da qualche parte. Purtroppo non ho mai giocato la Coppa Davis, quella vera, dove si gioca in trasferta, in Argentina o in Brasile, dove tutto lo stadio non è contro di te ma per l’altra squadra. Penso che questa sia la Davis».

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A condividere la necessità di una riforma è anche Carlos Alcaraz, che si è espresso con parole altrettanto nette: «Giocare ogni anno non è così bello come potrebbe essere se si giocasse ogni due o tre anni. L’impegno dei giocatori sarebbe ancora maggiore, perché è unico, è diverso. Non si può giocare ogni anno».

La tensione sportiva sale, dentro e fuori il campo. Sinner corre verso la semifinale, mentre intorno a lui si riapre una discussione che da anni divide il tennis mondiale. Domani, contro De Minaur, non sarà solo un’altra partita: sarà un crocevia di ambizioni, equilibri e scenari futuri.

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