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13 Novembre 2025 - 10:49
Verifica dell’età nei siti porno: si adegua solo OnlyFans. Il debutto è un flop
E' entrato in vigore ieri, ma il nuovo sistema per impedire ai minori di accedere ai siti porno assomiglia più a un annuncio che a una barriera reale. La delibera dell’Agcom, sbandierata come svolta epocale, prevedeva la verifica dell’età prima di entrare nei portali hard. E invece, 24 ore dopo, il quadro è quasi grottesco: fra i 48 siti finiti nel mirino, soltanto OnlyFans si è adeguato. Gli altri continuano a chiedere all’utente la domanda più ingenua del web: “Hai più di 18 anni?”.
Una porta spalancata travestita da regola.
La fotografia è impietosa. Pornhub, YouPorn, RedTube — colossi che fanno capo alla società lussemburghese Aylo — mantengono la stessa schermata di sempre: clicca “sì” ed entri. Clicca “no” ed esci. Come se la massa di adolescenti che, secondo il Cnr, accede abitualmente alla pornografia online (il 46% dei ragazzi e l’8% delle ragazze) si lasciasse intimorire da un pop-up scritto in corpo 14.
La scena era già andata in onda in Francia un anno fa: all’obbligo di verificare l’età sotto minaccia di chiusura, i siti si erano “autooscurati” in blocco, spingendo milioni di utenti verso ProtonVPN, scorciatoia perfetta per eludere ogni filtro. E qui si intravede il paradosso italiano: se il divieto diventa stringente, i minori lo aggirano; se resta blando, è una formalità. Nel mezzo, un’Autorità che cerca di regolare una tecnologia che corre troppo più veloce dei regolatori.
Scorrendo l’elenco Agcom si trova di tutto: da XVideos a XHamster, da Chaturbate a Stripchat. Nessuno, al momento, ha introdotto sistemi di controllo. Otto portali — tra cui Porn300 e TnaFlix — nemmeno fingono: niente avvertenze, niente domande, accesso diretto ai contenuti. Come se la normativa non esistesse.
Eppure un modello c’è, ed è proprio OnlyFans. Qui il nuovo avviso si vede eccome: “La legge richiede che tu completi la verifica dell’età”. L’utente inquadra un QR code, invia il documento a un’app esterna che certifica la maggiore età e poi comunica l’esito alla piattaforma in forma anonima, rispettando il principio del “doppio anonimato” imposto dall’Agcom.
In sostanza, il sito non deve — e non può — conoscere l’identità dell’utente: garantisce solo che sia adulto.
Ieri l’Autorità ha precisato le scadenze: sei mesi per i siti con sede in Italia, tre mesi per quelli all’estero che diffondono contenuti pornografici nel nostro Paese. Dopo quel termine, scatteranno blocchi e sanzioni. Il massimo? 250 mila euro.
Una cifra che spaventa più i piccoli che i giganti.
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