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12 Novembre 2025 - 23:19
Dal Profilo Instagram di Sinner
È una di quelle notti che Torino non dimenticherà facilmente. Jannik Sinner ha scritto un’altra pagina memorabile alle ATP Finals, travolgendo Alexander Zverev con un 6-4 6-3 che lo proietta dritto in semifinale. Un’ora e trentasei minuti di tennis altissimo, giocato in un’Inalpi Arena ribollente di passione, con gli spalti in estasi per l’azzurro, ormai idolo assoluto del pubblico piemontese.
Il match è cominciato con la solita tensione da grande sfida. Zverev, aggressivo fin dai primi scambi, ha cercato di imporre il ritmo da fondo campo, costringendo Sinner sulla difensiva. Il primo game è stato già una battaglia: otto minuti di scambi durissimi, due palle break annullate da Jannik grazie al servizio, la prima prova di forza mentale. Da lì in avanti, l’altoatesino ha costruito la sua vittoria mattone su mattone, martellando con 12 ace (contro i 7 del tedesco) e cercando profondità con ogni colpo.
Zverev è partito solido, il suo primo errore è arrivato dopo 14 minuti, ma poco a poco la trama è cambiata. Sinner ha iniziato a tessere la sua tela: colpi profondi, cambi di ritmo improvvisi e una palla corta sublime sul 3-3, un piccolo capolavoro che ha fatto esplodere l’arena. Sul 5-4, è arrivato il break decisivo, e il primo set è volato via tra gli applausi.
Il secondo parziale ha confermato l’inerzia. Zverev, frustrato, ha cominciato a dialogare nervosamente con il suo box, tra gesti e imprecazioni. Nel terzo game ha avuto tre palle break, ma Sinner, ancora una volta, ha tirato fuori il meglio di sé: le ha annullate tutte, con coraggio e servizio perfetto. La scena simbolo del match è arrivata poco dopo, quando Zverev, dopo l’ennesima occasione sprecata, ha mimato di “mangiarsi” il manico della racchetta. Il pubblico ha riso, ma la sua frustrazione era evidente.
Poi il capolavoro: una palla corta perfetta per il 4-2, seguita da un passante di rovescio di controbalzo che ha strappato applausi a scena aperta. L’azzurro ha continuato a servire con sicurezza, annullando un’altra palla break e chiudendo con autorità. Alla fine, le statistiche raccontano tutto: sette palle break per Zverev, nessuna concretizzata; quattro per Sinner, due trasformate. Il risultato? 6-4 6-3, e un’intera arena in piedi a celebrarlo.

Alexander Zverev dal suo profilo Instagram
A fine match, Sinner è rimasto umile come sempre: «È stata una partita molto, molto difficile. Ho servito bene nei punti importanti. Ormai io e Sasha ci conosciamo bene, e quindi abbiamo cambiato un po’ la tattica». Parole che sintetizzano la sua freddezza e la sua lucidità, marchi di fabbrica di un campione ormai completo.
Fuori dal campo, il clima è altrettanto elettrico. La città vive le ATP Finals come un grande evento collettivo: dai bar ai saloni di bellezza, tutti parlano di Sinner, ma anche di Lorenzo Musetti, protagonista di una rimonta straordinaria contro Alex De Minaur. La sua vittoria, arrivata al termine di un incontro palpitante, è stata la più emozionante finora, complice anche il fascino del tennista carrarino e la presenza della compagna, prossima al parto del secondo figlio, avvistata tra il pubblico torinese.
E se Sinner incarna la perfezione tecnica e mentale, Musetti rappresenta l’estro e la leggerezza, la capacità di infiammare il pubblico con il suo tennis creativo. Due volti diversi della nuova Italia del tennis, che a Torino hanno trovato la loro consacrazione.
Ma le emozioni non sono finite qui. La serata ha regalato un’altra partita di altissimo livello: quella tra Felix Auger-Aliassime (numero 8 del torneo) e Ben Shelton (numero 5). Due ore e venticinque minuti di pura battaglia, chiusi con un 4-6 7-6(7) 7-5 in favore del canadese, che ha conquistato anche il cuore del pubblico torinese.
Shelton ha iniziato come una furia, con servizi sopra i 215 km/h e un picco record di 235 km/h, nuovo primato delle ATP Finals. Ma l’esuberanza del giovane statunitense si è presto scontrata con la freddezza e la precisione di Aliassime, che ha chiuso il match con nove ace contro sette e un tennis più continuo.
L’incontro, equilibrato e nervoso, ha visto momenti di alta tensione. Dopo aver subito un break nel primo set, Shelton ha lanciato la racchetta verso la panchina, scatenando i fischi del pubblico. Poi il controbreak e il 6-4, ma da lì in poi la sua corsa si è spenta. Aliassime, paziente e disciplinato, ha costruito la rimonta punto dopo punto, concretizzando due palle break su sette e ribaltando un match che sembrava compromesso.
Con questa vittoria, il canadese tiene accese le speranze di semifinale: se venerdì batterà Zverev, potrà volare tra i migliori quattro. Shelton, invece, è già fuori dal torneo, ma resta tra i protagonisti di una settimana di tennis spettacolare.
A Torino, le Finals hanno ormai assunto il sapore di una festa collettiva. Gli spalti dell’Inalpi Arena si trasformano ogni sera in un teatro di emozioni, tra tifo, applausi e luci che raccontano la passione di una città intera per questo sport.
E se il cammino di Sinner sembra quello di un predestinato, la sensazione è che il tennis, qui, sia tornato a essere una questione d’amore, di tecnica e di identità. Un linguaggio comune che, per una settimana, unisce tutta Torino sotto il segno della racchetta e del sogno.
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