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Coldiretti Torino, Report 2025: clima e crisi globali mettono in ginocchio l’agricoltura

Dal calo delle aziende alla scarsità di cereali e latte, fino ai parassiti che devastano le viti: il bilancio amaro di un anno segnato dal caldo estremo e dai costi insostenibili

Coldiretti Torino, Report 2025

Coldiretti Torino, Report 2025: clima e crisi globali mettono in ginocchio l’agricoltura (foto di repertorio)

È un quadro complesso, fatto di sfide climatiche, crisi geopolitiche e scarsità di materie prime, quello tracciato da Coldiretti Torino nel primo Rapporto sull’economia agricola 2025, presentato a Casa Coldiretti – Mercato del Corso nella giornata di San Martino, tradizionale chiusura dell’annata agraria. Un’occasione simbolica per misurare lo stato di salute di un settore che resta vitale per il territorio, ma oggi più che mai esposto a variabili globali fuori controllo.

A presentare i dati è stato Franco Ramello, responsabile economico di Coldiretti Piemonte, che ha messo in luce come la produzione di cibo nel Torinese sia sempre più condizionata da eventi meteo estremi, speculazioni internazionali e crisi geoeconomiche. Un intreccio che determina oscillazioni continue dei prezzi e rende difficile la programmazione delle aziende agricole.

«Abbiamo voluto offrire uno spaccato di un settore che non è affatto marginale, ma trainante per tutto il sistema economico torinese» ha spiegato il direttore di Coldiretti Torino Carlo Loffreda, ricordando che l’agricoltura locale «non è la Cenerentola del tessuto economico, ma una protagonista che alimenta l’industria alimentare, la ristorazione, il turismo e la promozione del territorio».

L’agricoltura, nel territorio torinese, non è soltanto produzione di cibo, ma anche tutela del paesaggio, sicurezza alimentare e presidio sociale nelle aree rurali. Le aziende agricole – sottolinea Coldiretti – offrono servizi multifunzionali che spaziano dalle fattorie didattiche agli agriasili, dagli agriturismi alle aziende agricole sociali, con un impatto crescente sull’economia reale.

In un contesto urbano che ha perso la centralità della grande industria automobilistica, la produzione alimentare primaria diventa oggi un volano di innovazione e un pilastro su cui costruire il nuovo sviluppo di Torino e provincia. Tuttavia, la fotografia del 2025 evidenzia criticità strutturali: diminuzione delle imprese agricole, carenze di carne, latte e cereali, costi di produzione insostenibili.

Il presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici ha avvertito: «Se chiudono le aziende agricole perché i costi sono troppo alti o perché devono sostenere gli investimenti imposti dalla crisi climatica, è un problema di tutti. Le nostre produzioni locali garantiscono l’approvvigionamento alimentare, ma sono minacciate dal clima, dalle pratiche sleali e dalla speculazione».

Secondo il rapporto, le imprese agricole attive in provincia di Torino sono 11.094, perlopiù coltivatori diretti a conduzione familiare. Un numero in calo del 10% negli ultimi dieci anni, nonostante segnali incoraggianti: oltre il 30% delle aziende è gestito da donne, e il 40% da imprenditori under 40.

La produzione agricola torinese risente pesantemente dei fenomeni meteo estremi. Le grandinate, le bombe d’acqua e i venti di tempesta hanno compromesso cereali e ortaggi, mentre gli allagamenti hanno soffocato le piantine di mais costringendo a ripetute risemine. Le ondate di caldo precoce hanno invece danneggiato la frutta con fenomeni di scottatura.

Sul fronte fitosanitario, cresce la preoccupazione per l’invasione della Popillia japonica, il coleottero giapponese che ha devastato le viti del Canavese, e per le patologie come la Dermatite dei bovini e la Lingua Blu, che colpiscono allevamenti bovini e ovini. Tutti effetti diretti del cambiamento climatico, con impatti pesanti su redditività e stabilità del comparto.

Sul piano globale, le speculazioni internazionali e la crisi dei fertilizzanti legata agli scenari geopolitici aggravano ulteriormente la situazione. «Alcune produzioni cerealicole e foraggere – spiega Ramello – hanno risentito delle alte temperature e delle piogge improvvise, con effetti sulle rese e sulla qualità. Il settore frutticolo resta fragile, mentre la zootecnia, pur remunerativa, paga costi elevatissimi».

Nel settore bovino, le quotazioni hanno raggiunto livelli record, ma la mancanza di carne sul mercato – dovuta per metà alle importazioni – continua a incidere sull’autosufficienza locale. In ambito lattiero-caseario, il Piemonte si conferma quarto produttore nazionale, con 1,2 milioni di tonnellate di latte vaccino, pari al 9% del totale italiano.

Per contro, il settore suinicolo rimane in allerta per la Peste Suina Africana, mentre il comparto frutticolo, pur qualitativamente buono, soffre la frammentazione dell’offerta e la scarsa riconoscibilità del prodotto piemontese. Nei cereali, invece, la stagione è stata deludente, con produzioni sotto le aspettative e redditività insufficiente.

Una nota positiva arriva dal settore apistico, che dopo anni difficili ha registrato nel 2025 un deciso recupero grazie a condizioni meteorologiche favorevoli. Segnali di stabilità arrivano anche dal florovivaismo e dal biologico, comparti che si confermano in crescita nonostante le difficoltà di mercato.

Nel complesso, il rapporto di Coldiretti delinea un’economia agricola in transizione, stretta tra l’urgenza ambientale e la necessità di garantire un futuro sostenibile alle nuove generazioni di imprenditori rurali. Un settore che chiede politiche chiare, incentivi mirati e una maggiore consapevolezza dei cittadini sul valore del cibo locale e della filiera piemontese.

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