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Novara, quei 5 chilometri di tangenziale diventano un caso: nuovo rinvio di sei mesi

Opera quasi pronta, rinvio di sei mesi: mancano alberi, segnaletica e barriere. Pedemontanina ferma sui costi.

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Cinque chilometri e poco più che pesano come un’autostrada. La nuova tangenziale di Novara, tra lo svincolo di Cameri e Nibbia (frazione di San Pietro Mosezzo), torna al centro del dibattito: un’opera definita “infinita” dalle pagine locali de La Stampa, che incassa un ulteriore rinvio di sei mesi, nonostante il cantiere sia, a detta degli addetti, quasi pronto. Una fotografia emblematica di come, in Italia, anche gli ultimi dettagli possano trasformarsi in ostacoli strutturali.

I lavori sono stati consegnati nel novembre 2019, già in ritardo sul cronoprogramma. L’intervento, previsto in circa tre anni e mezzo, ha visto slittare le scadenze più volte: prima ad agosto 2024, poi alla primavera 2025, quindi alla fine dell’anno. Ora arriva un ulteriore rinvio di altri sei mesi. Una sequenza che alimenta sfiducia e interrogativi, tanto più perché la parte principale dell’infrastruttura risulta completata.

La tangenziale misura 5,1 chilometri e si presenta come un’opera tecnicamente articolata: - 5 ponti, già ultimati, per scavalcare ferrovie e corsi d’acqua; - 3 svincoli di collegamento con la viabilità ordinaria: statale della Valsesia, del Lago d’Orta e del Lago Maggiore. Sono già stati posizionati i pali di illuminazione, gli impianti fotovoltaici e le barriere fonoassorbenti. Restano tuttavia da mettere a dimora le piante – intervento programmato per l’autunno – e da completare la segnaletica verticale, la tracciatura di quella orizzontale e le barriere laterali. In altre parole: mancano i tasselli finali, ma indispensabili, per aprire in sicurezza.

Cinque chilometri non sono molti, ma raccontano molto: dalla gestione dei tempi alla sincronizzazione delle forniture, fino al rispetto delle prescrizioni ambientali e di sicurezza. I ritardi accumulati, senza spiegazioni dettagliate nelle informazioni disponibili, sollevano una questione di metodo: come rendere più prevedibili tempi e costi quando un cantiere entra nella sua fase più delicata, quella dei collaudi e delle finiture? L’esperienza di Novara suggerisce che proprio gli ultimi metri possono trasformarsi in mesi.

Sul territorio pesa anche l’attesa per la cosiddetta Pedemontanina, la strada che dovrebbe collegare Ghemme a Masserano. Oggi risulta finanziata solo una parte di un progetto più ampio, pensato per connettere due assi strategici come l’A4 Torino–Milano e l’A26 Voltri–Sempione. Un tracciato che, sulla carta, cucirebbe il sistema viario pedemontano, ma che appare al momento difficilmente realizzabile per i costi. Anche qui, la distanza tra progetto e cantiere resta il vero crinale.

- Quali passaggi amministrativi e tecnici restano per l’apertura della tangenziale e con quali tempi certi? - Le opere mancanti (alberi, segnaletica, barriere) possono essere completate con una programmazione accelerata e trasparente? - Quale sarà il destino della Pedemontanina, tra priorità territoriali e sostenibilità finanziaria? L’urgenza, a questo punto, non è solo aprire un tratto di strada: è ricostruire un patto di fiducia con i cittadini, fatto di scadenze rispettate, cantieri visibili e decisioni motivate. Perché cinque chilometri possono valere come un banco di prova per l’intero sistema.

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