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In Italia ammalarsi di tumore costa caro: uno su sei perde il lavoro

Gli oncologi Aiom lanciano l’allarme: “Così la guarigione diventa una sconfitta sociale”

Cancro e lavoro, 1 paziente su 6 costretto a lasciare l’impiego

Cancro e lavoro, 1 paziente su 6 costretto a lasciare l’impiego

Ammalarsi di cancro in Italia può significare anche perdere il lavoro e finire in difficoltà economica. Secondo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il 16% delle donne e il 15% degli uomini colpiti da tumore è costretto ad abbandonare l’impiego dopo la diagnosi. Una situazione drammatica che si somma ai costi personali per curarsi: ogni paziente oncologico paga oltre 1.800 euro l’anno per spese non coperte dal Servizio sanitario nazionale, dai trasporti agli integratori, dai farmaci supplementari alle visite specialistiche.

Anche la vita quotidiana, in questi casi, diventa un lusso. Le donne operate al seno devono affrontare costi aggiuntivi per parrucche e reggiseni post-operatori, spesso non rimborsati, che possono incidere pesantemente sul bilancio familiare.

L’allarme arriva dal congresso nazionale Aiom in corso a Roma, dove gli oncologi hanno presentato anche il primo strumento al mondo capace di analizzare le cause della cosiddetta “tossicità finanziaria”: il Proffit (Patient Reported Outcome for Fighting Financial Toxicity), un questionario che misura l’impatto economico della malattia in un sistema sanitario pubblico.

«Abbiamo già dimostrato, in uno studio su 3.760 cittadini con tumore in Italia, che al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica e il 22,5% peggiora questa condizione di disagio durante il trattamento» ha spiegato Francesco Perrone, presidente Aiom. «Questi ultimi, inoltre, hanno un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto».

Il confronto con gli Stati Uniti è impietoso. «In un sistema privato come quello statunitense, in cui le assicurazioni coprono l’80% del costo delle cure, è accettato come inevitabile che chi è colpito dal cancro debba affrontare problemi finanziari» ha dichiarato Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom. «Negli Usa, il rischio di morte per i pazienti oncologici che vanno in difficoltà economica è di circa l’80% superiore. La diagnosi di cancro può mettere in ginocchio intere famiglie. Non deve invece essere così in Italia e negli altri Paesi con sistemi universalistici, in grado di garantire le cure a tutti».

Anche in Italia, però, le disuguaglianze territoriali restano forti. Come sottolinea la biostatistica Laura Arenare dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli, «i pazienti oncologici delle Regioni meridionali devono affrontare maggiori problemi economici».

Nel 2024 sono state 390.100 le nuove diagnosi di tumore. Crescono anche le persone che vivono dopo la diagnosi: 3,7 milioni nel 2024, destinate a superare i 4 milioni entro il 2030. Ma la tossicità finanziaria, evidenziano gli esperti, non dipende solo dalla perdita di reddito. Dai questionari Proffit emergono tre cause principali: la presa in carico da parte del Ssn, la distanza tra casa e luogo di cura e le spese non coperte dal sistema pubblico, come integratori o visite specialistiche.

A porre l’accento sui cosiddetti “costi invisibili” è Elisabetta Iannelli, segretaria di Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia). «Le donne operate di tumore al seno devono affrontare costi che sembrano piccoli, ma che pesano molto: reggiseni speciali, parrucche, trasporti, benzina o parcheggi. Anche spese minime, ripetute nel tempo, diventano insostenibili» spiega. «Il nostro sistema garantisce l'accesso ai farmaci anticancro, ma prestazioni come fisioterapia, chirurgia ricostruttiva o cure odontoiatriche restano escluse. Anche protesi e ausili fondamentali rimangono a carico delle pazienti».

La Favo propone anche un intervento immediato per chi si trova nella fase del “dubbio diagnostico”, quando si affrontano visite ed esami per accertare una possibile neoplasia. In questo periodo, infatti, tutto resta a carico del paziente. Una soluzione, già sperimentata in Piemonte, potrebbe essere estesa a livello nazionale: «Il Piemonte ha adottato un codice “048 temporaneo”, un’esenzione per sospetto diagnostico che evita di far pagare visite ed esami in attesa della conferma della diagnosi. Abbiamo chiesto che questo codice fosse inserito nel Piano oncologico nazionale, ma non è successo» denuncia Iannelli.

C’è poi la questione lavoro. «L’abbandono dell’impiego può essere una scelta personale, ma esistono anche licenziamenti illegittimi o casi di “soft mobbing”» osserva ancora Iannelli, ricordando che la legge sull’oblio oncologico è in vigore ma non pienamente applicata: «Manca ancora il decreto attuativo del ministero del Lavoro, in ritardo di oltre un anno, che dovrebbe prevedere politiche attive per chi ha avuto una diagnosi oncologica. Speriamo arrivi presto».

E il suo avvertimento finale suona come una sintesi di tutta la questione: «La guarigione dal cancro non può prescindere dalla sostenibilità economica della vita quotidiana, altrimenti la vittoria clinica rischia di diventare una sconfitta sociale».

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