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05 Novembre 2025 - 10:26
Uomini, smettete di aspettare: la salute non è un tabù ma una scelta quotidiana
Quanti uomini aspettano il campanello d’allarme prima di preoccuparsi della propria salute? Troppi. La medicina moderna insegna invece l’opposto: la vera forza sta nel prevenire, non nel correre ai ripari. Eppure, la cultura della prevenzione maschile in Italia resta ancora fragile, schiacciata tra tabù, imbarazzo e la falsa convinzione che “se non sento nulla, sto bene”. Novembre, mese dedicato alla salute urologica, diventa allora l’occasione per ribaltare una mentalità diffusa e costruire un nuovo modo di guardare al benessere, consapevole, personalizzato e continuo.
La salute urologica è un tassello fondamentale del benessere maschile. Coinvolge organi e funzioni che spesso gli uomini preferiscono ignorare fino all’ultimo momento, per pudore o per paura di una diagnosi. Eppure, alcune patologie – come l’ipertrofia prostatica, le infezioni urinarie o i tumori dell’apparato genitale maschile – possono essere intercettate e trattate con successo se individuate in tempo. Secondo gli specialisti, la prevenzione dovrebbe cominciare già intorno ai quarant’anni, con controlli regolari anche in assenza di sintomi. Ma la realtà racconta altro: la maggioranza degli uomini si rivolge all’urologo solo quando compaiono disturbi evidenti, mentre una minoranza si sottopone a visite periodiche di controllo. È proprio questo il punto da cambiare: passare da un approccio reattivo a uno proattivo, in cui la cura non arrivi dopo, ma prima del problema.

Il carcinoma della prostata è oggi il tumore più frequente negli uomini sopra i quarantacinque anni. Colpisce in particolare tra i sessanta e i settant’anni, ma i segnali precoci possono manifestarsi anche molto prima. Negli stadi iniziali, la malattia è spesso silenziosa e asintomatica, motivo per cui solo lo screening consente di scoprirla in tempo. Diversa, ma altrettanto significativa, è la situazione per il tumore del testicolo, che riguarda soprattutto i giovani tra i venti e i quarant’anni.
Qui la differenza la fa l’autopalpazione: un gesto semplice, ma spesso trascurato, che permette di riconoscere precocemente eventuali noduli o anomalie. A questi dati si aggiungono i fattori di rischio: familiarità, predisposizione genetica, dieta povera di frutta e verdura, fumo, sedentarietà e obesità. Tutti elementi che, combinati, aumentano le probabilità di sviluppare patologie urologiche e richiedono una maggiore attenzione.
La prevenzione urologica non richiede esami complessi né percorsi invasivi. Bastano alcuni strumenti fondamentali, da integrare in un controllo regolare: l’esame del PSA, un semplice prelievo di sangue che fornisce indicazioni sullo stato della prostata; l’esplorazione digito-rettale, spesso temuta ma indispensabile per valutare dimensioni, consistenza e presenza di eventuali noduli; e l’autopalpazione dei testicoli, da eseguire periodicamente per individuare tempestivamente cambiamenti sospetti.
Combinati, questi strumenti creano un quadro completo della salute urologica e permettono di costruire un monitoraggio affidabile nel tempo. L’obiettivo non è solo individuare la malattia, ma mantenere nel lungo periodo un equilibrio di benessere e consapevolezza.
La prevenzione, per essere efficace, deve diventare un’abitudine, non un evento sporadico. Funziona quando è continuativa e personalizzata, adattata all’età e ai fattori di rischio individuali. Le strategie più efficaci prevedono un percorso strutturato, che unisce visite specialistiche, esami di laboratorio mirati e un monitoraggio costante. Il vantaggio è duplice: da un lato si riduce la probabilità di intercettare la malattia in fase avanzata, dall’altro si migliora il rapporto con la propria salute, che diventa un percorso condiviso tra medico e paziente.
Negli ultimi anni, il concetto stesso di prevenzione si è evoluto: non si tratta più di un gesto tecnico, ma di un approccio culturale che invita l’uomo a prendersi cura di sé senza vergogna o reticenze. La salute maschile, troppo a lungo relegata ai margini del discorso pubblico, chiede oggi un linguaggio nuovo, libero da stereotipi e più vicino alla realtà.
Per tradurre in pratica questa cultura della prevenzione, servono opportunità concrete. In occasione del mese di novembre, Affidea|CDC, rete di centri diagnostici e clinici attiva in tutto il Piemonte, propone un check-up urologico mirato, pensato per avvicinare gli uomini alla prevenzione in modo semplice, accessibile e professionale. Il pacchetto, dal costo di 80 euro, comprende una visita urologica completa, l’analisi del PSA e l’esame delle urine, permettendo di ottenere un primo bilancio dello stato di salute dell’apparato urinario e genitale. È una formula studiata per abbattere le barriere – economiche, culturali e psicologiche – che ancora tengono lontani molti uomini dallo specialista.
Affidea|CDC pone la prevenzione al centro della propria filosofia di cura, valorizzando la tecnologia diagnostica e la competenza medica per costruire percorsi di salute personalizzati. L’obiettivo è creare un modello di medicina che non interviene solo sulla malattia, ma accompagna il paziente nella gestione quotidiana del proprio benessere.
Nonostante la medicina abbia fatto passi da gigante, la salute urologica maschile resta ancora circondata da un certo silenzio culturale. Parlare di prostata, testicoli o apparato genitale maschile continua a essere percepito come scomodo. Questa resistenza culturale è uno dei principali ostacoli alla prevenzione. Molti uomini temono la diagnosi, altri rifiutano il controllo per pudore o per la convinzione che certi disturbi siano “normali” con l’età. In realtà, quasi metà delle patologie urologiche può essere curata o tenuta sotto controllo se scoperta precocemente. Il primo passo è cambiare il modo di raccontare la salute maschile: con realismo, ma senza vergogna.
In questo contesto, le campagne di sensibilizzazione giocano un ruolo decisivo. Il movimento internazionale Movember, nato in Australia e diffusosi in tutto il mondo, ha contribuito a portare il tema della prevenzione maschile al centro del dibattito pubblico, invitando gli uomini a farsi crescere i baffi come simbolo di consapevolezza. Anche in Italia, sempre più ospedali, associazioni e centri sanitari aderiscono all’iniziativa, promuovendo controlli gratuiti e incontri informativi. Ma la sfida non è solo sanitaria: è anche culturale. Occorre costruire un immaginario in cui la cura di sé non sia debolezza, ma responsabilità. Dove l’uomo non sia spettatore passivo della propria salute, ma parte attiva.
La prevenzione non è un lusso né un dovere imposto: è un investimento sulla qualità della vita. Significa imparare a conoscere il proprio corpo, ad ascoltarne i segnali e ad agire prima che sia troppo tardi. In un’epoca in cui la medicina si fa sempre più personalizzata e predittiva, la salute maschile non può più essere lasciata al caso. Ogni controllo, ogni esame, ogni dialogo con lo specialista rappresenta un passo verso una cultura della consapevolezza che dura tutta la vita.
La proposta di novembre di Affidea|CDC va in questa direzione: rendere la prevenzione accessibile, concreta e non occasionale. Un modo per ricordare che prendersi cura di sé non è un gesto di paura, ma di maturità. Perché la salute, quella vera, si costruisce ogni giorno, un controllo alla volta.
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