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07 Novembre 2025 - 12:38
Foto di repertorio
La rete come nuova arena della violenza, dove insulti, diffamazioni e immagini rubate diventano armi quotidiane.
Martedì 4 novembre 2025, al Centro socio-culturale di Cirié, il Dottor Francesco Striano è stato protagonista del nuovo appuntamento del Progetto “Carcere” dell’Istituto Fermi Galilei, dedicato ai temi della giustizia e della responsabilità digitale.
L’iniziativa, coordinata dal professor Davide Pelanda, rientra nel percorso di educazione alla legalità che da anni l’istituto porta avanti per avvicinare i ragazzi ai temi della giustizia, della responsabilità e del rispetto reciproco. Ma questa volta, al centro del dibattito, non c’erano i reati tradizionali: bensì la violenza digitale, quella che corre tra post, messaggi e chat, dove il confine tra parola e aggressione si fa sempre più labile.
Il Dottor Striano, con un linguaggio chiaro e diretto, ha accompagnato le classi quarte e quinte del Fermi Galilei in un viaggio dentro il lato oscuro del web, spiegando come la rete possa trasformarsi da spazio di libertà a luogo di sopraffazione. Il tema scelto, “La violenza del web nella nostra vita e le conseguenze penali”, è diventato il filo conduttore di un confronto vivace e profondo.
Attraverso casi concreti, il relatore ha illustrato le molteplici forme di violenza digitale: il cyberbullismo, che annienta lentamente la fiducia e l’autostima delle vittime; la diffamazione online, spesso alimentata dall’anonimato; e la diffusione non consensuale di contenuti privati, una delle piaghe più gravi dell’era dei social. “Dietro uno schermo — ha spiegato Striano — non scompare la responsabilità, anzi: ogni messaggio, ogni immagine, ogni parola lasciata in rete può diventare una prova e avere conseguenze legali reali”.
Gli studenti hanno ascoltato, ma anche partecipato. Hanno posto domande, raccontato esperienze personali, riflettuto su come il web influenzi i rapporti quotidiani. Alcuni hanno chiesto se un commento ironico possa trasformarsi in reato, altri se esista un modo per cancellare davvero ciò che si pubblica. Le risposte del magistrato sono state nette: «La rete non dimentica. E il diritto, anche online, non è un’opinione. Serve responsabilità, ma anche consapevolezza».
L’incontro ha avuto il tono di una lezione di vita civile, prima ancora che giuridica. Striano ha sottolineato come il web amplifichi la percezione di impunità, rendendo più facile dire o fare ciò che, nella vita reale, non si oserebbe mai. Ma ha anche ricordato che la giustizia si sta adattando, e che oggi esistono strumenti efficaci per perseguire chi usa la rete come arma di offesa.
Per molti studenti, abituati a vivere costantemente connessi, l’incontro è stato una scossa di consapevolezza. Il progetto “Carcere”, che da anni coinvolge il Fermi Galilei, non si limita a far conoscere il mondo penitenziario, ma si propone di educare al rispetto delle regole, al valore della responsabilità e alla cittadinanza digitale. In questo senso, la testimonianza del Dottor Striano ha rappresentato un tassello prezioso di un percorso che unisce scuola, istituzioni e realtà giudiziarie.
«La libertà online non è libertà di ferire — ha ricordato Striano — ma possibilità di esprimersi rispettando gli altri. Ogni parola ha un peso, ogni gesto ha un riflesso, anche dietro un nickname».
Il dibattito si è concluso tra applausi e riflessioni, segno di un coinvolgimento autentico. “È fondamentale — ha aggiunto il professor Pelanda — che i giovani imparino a distinguere tra uso e abuso della tecnologia. La rete è una risorsa straordinaria, ma può diventare un’arma se manca il senso etico. Incontri come questo aiutano a costruire cittadini più consapevoli”.
L’evento ha confermato la vocazione educativa del Fermi Galilei, sempre attento ai temi sociali più attuali. Parlare di violenza del web non è stato solo un modo per spiegare le norme penali, ma anche per restituire ai ragazzi la consapevolezza che ogni clic può avere un effetto, e ogni scelta costruisce o distrugge relazioni.
Mentre il Progetto “Carcere” prosegue con altri incontri, la giornata del 4 novembre resterà tra quelle che lasciano il segno. Perché comprendere la legge è importante, ma capire la dignità delle persone — anche dietro uno schermo — lo è ancora di più.

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