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06 Novembre 2025 - 19:33
Dalla pellicola al digitale: a Torino 320mila bobine Rai diventano memoria storica dell’Italia (foto di repertorio)
Un archivio che racconta l’Italia intera, salvato fotogramma per fotogramma. Nelle stanze del Centro di Produzione Rai di via Verdi a Torino, là dove oggi campeggia il murale dedicato a Piero Angela, si lavora da mesi a un progetto monumentale: digitalizzare 320mila bobine di pellicole che custodiscono la storia del Paese, dai primi telegiornali degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Ottanta.
Un’impresa che ha già ottenuto un riconoscimento internazionale — il Fiat/Ifta Excellence in Media Preservation Award 2025, considerato una sorta di Oscar mondiale della conservazione audiovisiva — e che vede protagonista Rai Teche, con il sostegno del Ministero della Cultura. Un lavoro silenzioso, tecnico e minuzioso, che coinvolge diciotto giovani torinesi, tra i 20 e i 25 anni, formati e assunti appositamente per questa missione di salvataggio della memoria nazionale.
Il progetto è interamente gestito dal polo tecnologico Rai di Torino, storicamente radicato in città e già punto di riferimento per l’innovazione digitale e la metadatazione degli archivi. È qui che nasce e si sviluppa il cuore tecnologico della Rai, tra il Centro Ricerche, la Direzione Teche e i reparti di Information & Communication Technology, che da anni lavorano per preservare e rendere accessibile il patrimonio audiovisivo della televisione pubblica.
Ogni giorno, in un ritmo di lavoro costante e meticoloso, le pellicole vengono pulite, restaurate e scansionate a qualità 4K, partendo dai 16 millimetri originali. Da questi nascono nuovi file digitali che ricostruiscono e preservano oltre 8mila ore di girato storico, minacciato dalla cosiddetta sindrome acetica, il processo di deterioramento chimico che distrugge progressivamente la pellicola analogica.
Le bobine provengono dai servizi dei telegiornali Rai trasmessi tra il 1952 e il 1985: una finestra aperta su oltre trent’anni di cronaca, costume, politica, società e cultura italiana. Immagini che raccontano la nascita della Repubblica, la ricostruzione postbellica, le grandi figure del cinema e della letteratura, i conflitti internazionali e le trasformazioni industriali del Paese.
L’archivio restituisce scene che sono diventate memoria collettiva: il dolore per l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, la fine della Guerra di Corea, le interviste a Ezra Pound, Moravia, Ungaretti, Gina Lollobrigida e Giulietta Masina, ma anche le immagini di Giovanni XXIII, delle prime elezioni repubblicane, dei grandi scioperi Fiat e del Salone dell’Automobile di Torino.
Un materiale che, una volta completato il processo di digitalizzazione, diventerà consultabile da tutti: si prevede infatti la realizzazione di 200mila clip editoriali — in formato audio-video sincronizzato — che saranno accessibili sia agli archivi interni Rai (già per l’85% disponibili) sia al pubblico, attraverso un portale dedicato entro la prima metà del 2026.
Il Fiat/Ifta Award 2025, assegnato alla Rai dalla International Federation of Television Archives, premia proprio la capacità di innovare nella tutela del patrimonio audiovisivo. È un riconoscimento che sottolinea il valore strategico di questo progetto torinese: un modello europeo di preservazione e accessibilità della memoria storica attraverso l’uso delle più avanzate tecnologie digitali.
Dietro ogni bobina restaurata non c’è soltanto un lavoro tecnico, ma un atto di cura culturale: riportare alla luce i volti, le voci e le immagini che hanno raccontato il Novecento italiano. Dalla ricostruzione postbellica al boom economico, dalle lotte operaie alla nascita della televisione moderna, quelle pellicole rappresentano un archivio vivo che continua a parlare alle nuove generazioni.
Quando, entro la fine dell’anno, la conversione delle pellicole sarà completata, Torino potrà vantare un nuovo primato: essere la città dove la memoria audiovisiva italiana è stata salvata e restituita al futuro. Un traguardo simbolico, proprio nel luogo dove la Rai è nata e dove la televisione italiana ha mosso i suoi primi passi.
È da qui che passa il futuro della memoria collettiva: attraverso la tecnologia, la formazione dei giovani e la consapevolezza che preservare la storia è un modo per farla vivere ancora.
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