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Cronaca
05 Novembre 2025 - 22:01
Osama Almasri Najim
La Procura generale libica ha ordinato la detenzione preventiva di Osama Almasri Najim, ex dirigente della polizia giudiziaria di Tripoli, accusato di torture su detenuti e della morte di uno di loro sotto violenza. Il provvedimento, diffuso dal canale Lybia24 e confermato da un comunicato ufficiale della magistratura libica, segue gli interrogatori e la raccolta di prove che documentano gravi violazioni dei diritti umani nella principale struttura di detenzione della capitale.
Secondo quanto emerso, almeno dieci persone sarebbero state sottoposte a tortura o trattamenti crudeli e degradanti, e una di loro sarebbe morta per le percosse subite. Già lo scorso luglio, la procura di Tripoli aveva chiesto la collaborazione della Corte penale internazionale (CPI) per ottenere ulteriori elementi, dopo aver interrogato Almasri Najim in una prima sessione e rimosso i vincoli procedurali che ne impedivano l’incriminazione.
L’arresto di oggi riporta dunque il caso nel perimetro dell’azione penale nazionale libica, pur restando collegato al fascicolo aperto all’Aja, dove pende su Almasri Najim un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, tra cui omicidio, tortura, violenza sessuale e persecuzione. I reati contestati si riferiscono in gran parte alle violenze avvenute nel carcere di Mitiga, gestito dalle Forze speciali di deterrenza (Rada), di cui Almasri Najim era comandante.
Fonti governative italiane, citate dall’ANSA, confermano che Roma era a conoscenza del mandato di cattura libico sin dal 20 gennaio 2025. In quella data, il Ministero degli Esteri aveva ricevuto contestualmente sia la richiesta di estradizione da parte della Procura di Tripoli, sia la notifica del mandato emesso dalla Corte penale internazionale. “Questo elemento è stato uno dei motivi fondamentali che hanno portato il Governo italiano a giustificare la mancata consegna di Almasri Najim alla CPI e la sua immediata espulsione verso la Libia”, precisano le fonti.
L’ex comandante era stato arrestato a Torino il 19 gennaio scorso, dopo aver assistito a una partita della Juventus insieme a tre connazionali, in esecuzione del mandato emesso dall’Aja. Due giorni dopo, tuttavia, era stato rilasciato e rimpatriato con un aereo di Stato, poiché l’arresto era stato ritenuto nullo per mancanza di consultazione preventiva con il Ministero della Giustizia.
Il ritorno in patria di Almasri Najim era stato accolto con esultanza all’aeroporto di Mitiga dai membri della Rada, la potente milizia nata dopo la caduta di Gheddafi, oggi accusata di aver gestito il più grande centro di detenzione della Libia occidentale come una prigione di tortura.
La vicenda aveva travolto anche la politica italiana: per la scarcerazione e il rimpatrio di Almasri Najim erano finiti indagati il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il Tribunale dei ministri ha poi archiviato l’indagine il 9 ottobre, dopo il voto della Camera che aveva negato l’autorizzazione a procedere nei loro confronti.
Oggi, con la notizia dell’arresto in Libia, la polemica politica si riaccende. Le opposizioni parlano di “figura vergognosa per il governo”, accusando l’esecutivo di aver “consegnato un torturatore alle stesse autorità sotto le quali ha commesso i suoi crimini”.
Durissima la reazione dell’avvocato Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana residente in Italia e vittima delle torture inflitte da Almasri Najim: «Sono felicissima, ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia. Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda». E aggiunge: «Dobbiamo capire ora se sarà processato in Libia o consegnato alla Corte Penale Internazionale. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia, ma da cittadina italiana mi sento delusa e mortificata, perché l’Italia non ha proceduto all’arresto quando aveva Almasri Najim tra le mani».
Mentre l’Europa e la comunità internazionale osservano con attenzione gli sviluppi, Osama Almasri Najim resta ora in custodia cautelare a Tripoli, in attesa del processo per tortura e omicidio.
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