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04 Novembre 2025 - 16:57
Chiara Ferragni in tribunale a Milano
Chiara Ferragni è tornata al Tribunale di Milano per la seconda udienza pre-dibattimentale del procedimento che la vede imputata per truffa aggravata. Insieme a lei, sul banco degli imputati, ci sono Fabio Damato, suo ex collaboratore, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID. Al centro del processo i casi del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua, operazioni commerciali finite sotto accusa per le modalità di comunicazione legate alla beneficenza.
L’imprenditrice digitale, assistita dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, è comparsa per la prima volta di persona questa mattina, martedì 4 novembre, nell’aula della Terza Sezione Penale, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, in un’udienza a porte chiuse dedicata alla decisione sulle parti civili e alla scelta del rito. Ferragni ha confermato l’intenzione di optare per il rito abbreviato, che consente di ridurre i tempi del processo e, in caso di condanna, ottenere una riduzione di pena. La sentenza è prevista per gennaio.
Si tratta della prima apparizione ufficiale dell’influencer nel Palazzo di Giustizia. Alla precedente udienza, di carattere tecnico, non era presente. La vicenda è iniziata con il decreto di citazione diretta a giudizio firmato dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli, notificato a fine gennaio anche ai coimputati. Nello stesso decreto figurava anche Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda dolciaria piemontese, poi deceduta nell’agosto 2025.
Ferragni si è sempre dichiarata innocente, sostenendo di voler partecipare alle udienze “per rispetto della giustizia” e per difendere la propria reputazione. I suoi legali ribadiscono che non ha commesso alcun reato, che il fronte amministrativo è stato chiuso e che la loro assistita ha effettuato donazioni per 3,4 milioni di euro. Secondo la procura, invece, tra il 2021 e il 2022 Ferragni e gli altri imputati avrebbero ingannato i consumatori e i follower facendo credere che l’acquisto dei prodotti avrebbe finanziato opere benefiche, ottenendo così un profitto ingiusto di circa 2,2 milioni di euro.
La ricostruzione dei magistrati ruota attorno a un punto chiave: le donazioni sarebbero state effettuate prima del lancio delle campagne e non in proporzione alle vendite. In sostanza, i consumatori avrebbero acquistato pandori e uova di Pasqua convinti che parte del prezzo fosse destinato all’ospedale Regina Margherita di Torino o ad altri progetti solidali, quando in realtà la beneficenza non dipendeva dal numero di prodotti venduti.

Chiara Ferragni oggi all'uscita dal Tribunale di Milano
Sul piano processuale, la questione delle parti civili è diventata un nodo centrale. Dopo l’accordo con Codacons, che ha ritirato la propria denuncia, e dopo il risarcimento extragiudiziale a una pensionata di 76 anni che aveva comprato alcuni pandori convinta di contribuire alla ricerca, resta in campo soltanto la Casa del Consumatore. L’associazione ha rifiutato una proposta di 5.000 euro e ha chiesto di essere ammessa come parte civile, sostenendo che “non sono stati tutelati gli interessi lesi in relazione a circa 370 mila prodotti venduti”.
Secondo quanto emerso, i legali dell’associazione avevano proposto a Ferragni di rinunciare alla richiesta danni in cambio della realizzazione di uno o due reel social per promuovere un’app dedicata ai diritti dei consumatori. I difensori dell’imprenditrice si sono opposti, chiedendo al giudice di non ammettere la Casa del Consumatore come parte civile. La decisione è stata rinviata alla prossima udienza del 19 novembre, quando il giudice dovrà sciogliere la riserva.
Ferragni, lasciando l’aula, ha ringraziato i cronisti presenti limitandosi a un breve commento: «È una fase difficile della mia vita. Grazie per l’attenzione, andiamo avanti.» Parole asciutte, pronunciate con voce ferma davanti ai fotografi.
Il calendario fissato prevede ora due udienze per il rito abbreviato, una il 25 novembre e l’altra il 19 dicembre. L’ultima parola, quella della sentenza, arriverà presumibilmente a gennaio.
Il caso, ribattezzato Pandoro Gate, resta uno dei più discussi degli ultimi anni. Al centro c’è la commistione tra beneficenza e marketing: un terreno scivoloso su cui si gioca non solo la posizione giudiziaria di Ferragni, ma anche la credibilità del mondo degli influencer e delle aziende che ne sfruttano l’immagine.
La procura sostiene che il messaggio promozionale diffuso attraverso i canali social della Ferragni e del brand abbia indotto in errore i consumatori, facendo credere che acquistando il prodotto si sarebbe contribuito direttamente a una donazione benefica. Un modello di comunicazione, secondo l’accusa, «in grado di generare fiducia e quindi vendite» grazie al forte potere mediatico della testimonial.
La difesa, invece, punta sulla trasparenza delle operazioni e sul fatto che le donazioni siano state realmente effettuate, sostenendo che non esista alcun nesso causale tra la beneficenza e i ricavi commerciali. Gli avvocati Iannaccone e Bana hanno ricordato che l’imprenditrice ha collaborato con le autorità e ha già risolto la questione amministrativa versando somme rilevanti a enti benefici.
Il processo mette in fila tutti i protagonisti della filiera: l’influencer, il suo ex manager, e il presidente di Cerealitalia-ID, società che aveva prodotto le uova di Pasqua marchiate Ferragni. Tutti accusati di aver tratto un vantaggio economico dalla comunicazione “solidale” dei prodotti, venduti a prezzi superiori alla media.
Intanto, il clamore mediatico non accenna a diminuire. Il termine Pandoro Gate è ormai diventato un’etichetta entrata persino nel linguaggio comune, sinonimo di campagna promozionale ingannevole a sfondo benefico.
Nelle prossime settimane si capirà se la Casa del Consumatore verrà ammessa come parte civile e se il giudice accetterà la richiesta di rito abbreviato avanzata dalla difesa. Saranno passaggi cruciali per la definizione del procedimento, che potrebbe concludersi nel giro di pochi mesi.
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