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Blocco antimilitarista alla Thales Alenia Space di Torino, proteste contro l’industria bellica

Striscioni, slogan e fumogeni davanti alla sede: nel mirino la fiera Aerospace & Defense Meetings in programma a dicembre

Blocco antimilitarista alla Thales Alenia Space di Torino, proteste contro l’industria bellica

Blocco antimilitarista alla Thales Alenia Space di Torino, proteste contro l’industria bellica

Un gruppo di manifestanti antimilitaristi ha organizzato stamattina un blocco davanti alla sede della Thales Alenia Space a Torino, in strada Antica di Collegno. Tra slogan, fumogeni e striscioni con scritte come “Spezziamo le ali al militarismo” e “Contro la guerra e chi la arma”, la protesta ha voluto denunciare il ruolo delle grandi aziende del comparto aerospaziale nella produzione di tecnologie destinate all’uso militare.

Uno degli striscioni è stato appeso anche sulla passerella di fronte all’Oval del Lingotto, dove tra meno di un mese — dal 2 al 4 dicembre — si terrà la decima edizione dell’Aerospace and Defense Meetings, una delle principali fiere internazionali del settore aerospaziale e della difesa, evento che secondo i promotori del blocco rappresenta «un mercato mondiale dell’industria bellica».

La manifestazione, durata circa un’ora, ha avuto carattere simbolico: i partecipanti hanno formato un presidio statico davanti agli ingressi dello stabilimento, scandendo slogan e distribuendo volantini per invitare alla “riconversione civile dell’industria”. Nessun disordine, ma il messaggio è arrivato forte: “Le guerre che insanguinano il pianeta — affermano gli antimilitaristi — sono prodotte a due passi dalle nostre case. Riconvertiamo l’industria bellica e fermiamo i mercanti di morte”.

Il riferimento è diretto proprio alla Thales Alenia Space, società italo-francese con stabilimenti a Torino, leader mondiale nella costruzione di satelliti civili e militari e fornitore di componenti strategici per i sistemi di comunicazione, sorveglianza e difesa. Secondo gli attivisti, la multinazionale rappresenta “un tassello chiave del complesso militare-industriale che alimenta i conflitti in tutto il mondo”.

La protesta di oggi segna l’inizio di una più ampia mobilitazione che culminerà a fine novembre e nei primi giorni di dicembre, in concomitanza con la fiera dell’aerospazio. Gli organizzatori hanno annunciato un corteo il 29 novembre in corso Giulio Cesare, un presidio il 2 dicembre davanti all’Oval del Lingotto, e una serie di assemblee antimilitariste ogni martedì sera in corso Palermo 46, con l’obiettivo dichiarato di «costruire una rete cittadina contro la guerra e contro chi la arma».

Gli attivisti fanno riferimento alla scorsa edizione dell’Aerospace and Defense Meetings, durante la quale, ricordano, «furono siglati oltre 9.000 contratti di fornitura di sistemi e congegni di guerra, con la partecipazione di governi, eserciti e società di contractor». Per i promotori della protesta, «quegli accordi rappresentano affari di morte, non opportunità di sviluppo economico».

Dietro la mobilitazione c’è una galassia di collettivi torinesi, ambientalisti, pacifisti e centri sociali, che da anni contestano la presenza a Torino di aziende del comparto difesa. La città, sottolineano, è diventata «un hub strategico dell’aerospazio militare europeo», con una filiera che va dalla ricerca universitaria alla produzione industriale, sostenuta anche da fondi pubblici e programmi internazionali.

Il Gruppo Thales Alenia Space, partecipato da Thales (67%) e Leonardo (33%), è da decenni una colonna portante del distretto torinese dell’aerospazio. Produce satelliti per comunicazioni, osservazione della Terra, difesa e missioni spaziali, e fornisce tecnologie avanzate anche all’Aeronautica Militare. Proprio per questo, spiegano i manifestanti, “le sue competenze non dovrebbero servire a perfezionare strumenti di guerra, ma a favorire la ricerca scientifica, la sostenibilità e la cooperazione internazionale”.

L’appuntamento del 2-4 dicembre all’Oval resta al centro delle contestazioni. Si tratta di un evento a porte chiuse, riservato ad aziende, governi, eserciti e operatori del settore, durante il quale si discutono e si siglano accordi commerciali nel campo dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Per gli attivisti torinesi, quella fiera è “la vetrina del militarismo globale” e la sua presenza in città «rappresenta un insulto a chi chiede pace e disarmo».

Il clima politico torinese, tradizionalmente sensibile ai temi pacifisti, si trova così di fronte a un nuovo banco di prova. Le istituzioni locali non si sono espresse ufficialmente sulla protesta, ma negli ultimi anni la partecipazione della Regione Piemonte e della Camera di Commercio agli eventi del comparto aerospaziale è stata più volte criticata da associazioni e movimenti che chiedono una distinzione netta tra l’aerospazio civile e quello militare.

La manifestazione di oggi, pur numericamente contenuta, conferma che il tema del militarismo industriale continua a dividere la città, proprio mentre Torino si prepara ad accogliere centinaia di delegazioni internazionali per la fiera di dicembre.

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