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04 Novembre 2025 - 15:30
Blocco antimilitarista alla Thales Alenia Space di Torino, proteste contro l’industria bellica
Un gruppo di manifestanti antimilitaristi ha organizzato stamattina un blocco davanti alla sede della Thales Alenia Space a Torino, in strada Antica di Collegno. Tra slogan, fumogeni e striscioni con scritte come “Spezziamo le ali al militarismo” e “Contro la guerra e chi la arma”, la protesta ha voluto denunciare il ruolo delle grandi aziende del comparto aerospaziale nella produzione di tecnologie destinate all’uso militare.
Uno degli striscioni è stato appeso anche sulla passerella di fronte all’Oval del Lingotto, dove tra meno di un mese — dal 2 al 4 dicembre — si terrà la decima edizione dell’Aerospace and Defense Meetings, una delle principali fiere internazionali del settore aerospaziale e della difesa, evento che secondo i promotori del blocco rappresenta «un mercato mondiale dell’industria bellica».
La manifestazione, durata circa un’ora, ha avuto carattere simbolico: i partecipanti hanno formato un presidio statico davanti agli ingressi dello stabilimento, scandendo slogan e distribuendo volantini per invitare alla “riconversione civile dell’industria”. Nessun disordine, ma il messaggio è arrivato forte: “Le guerre che insanguinano il pianeta — affermano gli antimilitaristi — sono prodotte a due passi dalle nostre case. Riconvertiamo l’industria bellica e fermiamo i mercanti di morte”.
Il riferimento è diretto proprio alla Thales Alenia Space, società italo-francese con stabilimenti a Torino, leader mondiale nella costruzione di satelliti civili e militari e fornitore di componenti strategici per i sistemi di comunicazione, sorveglianza e difesa. Secondo gli attivisti, la multinazionale rappresenta “un tassello chiave del complesso militare-industriale che alimenta i conflitti in tutto il mondo”.
La protesta di oggi segna l’inizio di una più ampia mobilitazione che culminerà a fine novembre e nei primi giorni di dicembre, in concomitanza con la fiera dell’aerospazio. Gli organizzatori hanno annunciato un corteo il 29 novembre in corso Giulio Cesare, un presidio il 2 dicembre davanti all’Oval del Lingotto, e una serie di assemblee antimilitariste ogni martedì sera in corso Palermo 46, con l’obiettivo dichiarato di «costruire una rete cittadina contro la guerra e contro chi la arma».
Gli attivisti fanno riferimento alla scorsa edizione dell’Aerospace and Defense Meetings, durante la quale, ricordano, «furono siglati oltre 9.000 contratti di fornitura di sistemi e congegni di guerra, con la partecipazione di governi, eserciti e società di contractor». Per i promotori della protesta, «quegli accordi rappresentano affari di morte, non opportunità di sviluppo economico».
Dietro la mobilitazione c’è una galassia di collettivi torinesi, ambientalisti, pacifisti e centri sociali, che da anni contestano la presenza a Torino di aziende del comparto difesa. La città, sottolineano, è diventata «un hub strategico dell’aerospazio militare europeo», con una filiera che va dalla ricerca universitaria alla produzione industriale, sostenuta anche da fondi pubblici e programmi internazionali.
Il Gruppo Thales Alenia Space, partecipato da Thales (67%) e Leonardo (33%), è da decenni una colonna portante del distretto torinese dell’aerospazio. Produce satelliti per comunicazioni, osservazione della Terra, difesa e missioni spaziali, e fornisce tecnologie avanzate anche all’Aeronautica Militare. Proprio per questo, spiegano i manifestanti, “le sue competenze non dovrebbero servire a perfezionare strumenti di guerra, ma a favorire la ricerca scientifica, la sostenibilità e la cooperazione internazionale”.
L’appuntamento del 2-4 dicembre all’Oval resta al centro delle contestazioni. Si tratta di un evento a porte chiuse, riservato ad aziende, governi, eserciti e operatori del settore, durante il quale si discutono e si siglano accordi commerciali nel campo dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Per gli attivisti torinesi, quella fiera è “la vetrina del militarismo globale” e la sua presenza in città «rappresenta un insulto a chi chiede pace e disarmo».
Il clima politico torinese, tradizionalmente sensibile ai temi pacifisti, si trova così di fronte a un nuovo banco di prova. Le istituzioni locali non si sono espresse ufficialmente sulla protesta, ma negli ultimi anni la partecipazione della Regione Piemonte e della Camera di Commercio agli eventi del comparto aerospaziale è stata più volte criticata da associazioni e movimenti che chiedono una distinzione netta tra l’aerospazio civile e quello militare.
La manifestazione di oggi, pur numericamente contenuta, conferma che il tema del militarismo industriale continua a dividere la città, proprio mentre Torino si prepara ad accogliere centinaia di delegazioni internazionali per la fiera di dicembre.

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