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04 Novembre 2025 - 10:24
Una vignetta su “Diario Amico” scatena il caos in Piemonte: genitori e Regione chiedono il ritiro immediato
Da strumento di inclusione a caso politico nazionale. È quanto sta accadendo nel Verbano-Cusio-Ossola, dove una vignetta pubblicata all’interno del “Diario Amico” — un’agenda scolastica distribuita in migliaia di copie nelle scuole primarie — ha acceso un acceso dibattito che intreccia educazione, libertà d’espressione e ideologia. Il disegno, realizzato da una bambina e risultato vincitore di un concorso promosso dalla Fondazione Comunitaria del Vco, raffigura alcuni animali della fattoria che innalzano cartelli contro lo sfruttamento animale e in favore di un’alimentazione vegetale. Un messaggio che, nelle intenzioni del progetto, doveva sensibilizzare sui temi del rispetto per gli animali, ma che molti hanno percepito come una presa di posizione ideologica e offensiva nei confronti del mondo rurale.
La vignetta ha infatti suscitato la protesta di un gruppo di genitori e dell’Associazione nazionale per la tutela dell’ambiente e della vita rurale, che in una nota durissima ha denunciato la diffusione di contenuti “vegan-animalisti offensivi” contro gli allevatori e i consumatori di prodotti di origine animale. Nel mirino, in particolare, alcune espressioni presenti nel diario: in un dialogo immaginario tra una mucca e un gatto intervistatore, la mucca si lamenta degli allevatori definendoli “ladri” e “sfruttatori”, accusandoli di trarre profitto dal suo latte “senza darle nulla in cambio”. “Sono davvero dei ladri, io sono stufa”, recita la battuta riportata nel testo.
Parole che hanno spinto diversi genitori a chiedere il ritiro immediato delle oltre 7 mila copie distribuite nelle scuole del Vco. A unirsi alla richiesta è arrivata anche la Regione Piemonte, attraverso la vicepresidente Elena Chiorino e gli assessori Federico Riboldi e Paolo Bongioanni, che hanno parlato di “contenuti inaccettabili e fuorvianti in un contesto educativo” e chiesto l’intervento dell’Ufficio scolastico regionale. “Il Diario Amico — hanno dichiarato — nasce come strumento di inclusione, non come veicolo di propaganda. È inammissibile che i bambini vengano esposti a messaggi ideologici che offendono un’intera categoria di lavoratori”.

Ma non tutti condividono questa posizione. Il caso ha diviso anche il Parlamento. Dopo un’interrogazione presentata dai deputati leghisti Francesco Bruzzone e due colleghe del Carroccio, la democratica Eleonora Evi ha risposto con una contro-interrogazione a favore del mantenimento del diario, sottolineando la necessità di tutelare “il pluralismo educativo e il diritto dei bambini a esprimersi liberamente”. Anche la Lav, storica associazione animalista, ha difeso il progetto, ricordando che il disegno è frutto della creatività di una bambina e che “censurarlo significherebbe punire la libertà di pensiero”.
In mezzo, l’Ufficio scolastico regionale, che nelle ultime ore ha cercato di riportare la vicenda a un piano tecnico: “Il Diario Amico — spiegano fonti interne — rientra in un progetto di educazione civica e inclusione sociale, nel quale ogni anno vengono inseriti materiali e disegni selezionati da concorsi scolastici. Non si tratta di propaganda, ma di lavori spontanei che riflettono la sensibilità dei bambini”.
La vicenda, tuttavia, ha già travalicato i confini provinciali. Nei talk show e sui social, il dibattito si è polarizzato. Da un lato chi accusa il diario di essere “strumento ideologico vegano”, dall’altro chi denuncia una “caccia alle streghe contro un messaggio innocuo”. La polemica ha trovato terreno fertile in un contesto politico già attraversato da tensioni su temi come censura culturale, educazione civica e libertà di espressione nelle scuole.
Intanto, il destino del Diario Amico resta incerto. Mentre alcuni istituti del Vco hanno sospeso la distribuzione in attesa di chiarimenti, altri continuano a utilizzarlo normalmente. Dalla Fondazione Comunitaria, promotrice del concorso da cui proviene la vignetta, si sottolinea che il progetto aveva lo scopo di “valorizzare la creatività e il senso civico dei ragazzi”, non di promuovere un modello alimentare.
Sullo sfondo, resta una domanda che va oltre la singola polemica: fino a che punto la scuola può e deve farsi luogo di sensibilizzazione etica, e dove inizia invece il rischio di imporre una visione del mondo? In attesa di risposte istituzionali, la piccola vignetta di una mucca e di un gatto ha aperto una discussione che, nel silenzio di un’aula scolastica, è diventata il simbolo di una frattura più ampia — tra educazione e ideologia, libertà e controllo, cultura e politica.
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