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31 Ottobre 2025 - 16:29
 
												Mucche sfruttate per un diario scolastico? È scontro a Verbania, allevatori sul piede di guerra (foto di repertorio)
È bastato un racconto di poche righe, scritto da una ragazzina di dodici anni, per trasformare un’iniziativa educativa in un caso politico e culturale. Il “Diario Amico”, distribuito in oltre 7.000 copie agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado del Verbano-Cusio-Ossola, è finito al centro di una durissima polemica tra animalisti e allevatori, con accuse di “propaganda vegana” da una parte e di “censura educativa” dall’altra.
Tutto nasce da un breve testo inserito tra le pagine del diario, intitolato “Blog in Val Formazza Miaoo!!”. Il racconto, scritto nell’ambito di un concorso letterario rivolto agli studenti, immagina un dialogo tra un gatto e una mucca, in cui quest’ultima spiega di essere costretta a partorire per produrre latte destinato alla vendita, definendo gli allevatori “ladri” perché “mi fanno partorire per poi mettere il latte in vendita… ricavando dei soldi”. Una narrazione dal tono ingenuo e dichiaratamente favolistico, che tuttavia ha scatenato un terremoto.
Gli allevatori locali hanno reagito con durezza, parlando di “offesa gratuita” e “visione ideologica del mondo rurale”. A prendere posizione per primi sono stati i rappresentanti della Cia – Agricoltori delle Alpi, che in una nota hanno denunciato la “presenza inaccettabile dell’ideologia vegan-animalista nei materiali scolastici”, sottolineando che “i contenuti sono errati, fortemente ideologici e offensivi per chi lavora ogni giorno per garantire prodotti di qualità”. L’associazione ha invitato tutti i propri iscritti a partecipare a un incontro pubblico organizzato al Foro Boario di Crodo per discutere della questione.
Le proteste si sono presto estese ad altre organizzazioni agricole. L’Associazione nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali, da cui è partita la prima denuncia pubblica, ha lanciato una petizione su Change.org dal titolo “Richiesta di ritiro del Diario Amico”, chiedendo la distruzione delle copie già distribuite. Il testo dell’appello definisce il racconto “profondamente diseducativo” e “lesivo della dignità della categoria degli allevatori”, accusando i promotori del progetto di “diffondere una visione ideologica che colpevolizza gli esseri umani e promuove un messaggio anti-alimentare”. In pochi giorni la petizione ha superato 1.000 firme.
Ma la risposta del fronte opposto non si è fatta attendere. L’attivista animalista e blogger Carmen Luciano, nota per le sue campagne contro gli allevamenti intensivi, ha pubblicato una contro-petizione intitolata “Pieno sostegno a Diario Amico: NO al suo ritiro”, che in meno di 72 ore ha raccolto oltre 8.000 adesioni. Nel testo si legge: “Con questa contro-petizione chiediamo che il Diario Amico non venga ritirato e che possa continuare ad accogliere testi empatici di cui l’umanità ha estremo bisogno”.

A sostenere pubblicamente la posizione degli animalisti è intervenuta anche la LAV (Lega Anti Vivisezione), che ha ricordato come il diario sia “frutto di un concorso letterario” e non di una campagna di propaganda. “Si tratta di un’opera che parla di empatia verso gli animali, non di ideologia – spiegano –. La voce dei bambini non può essere censurata perché disturba gli adulti”.
La vicenda, partita come una disputa locale, ha rapidamente assunto i contorni di un caso nazionale, coinvolgendo scuole, associazioni, famiglie e istituzioni. A cercare di riportare il confronto su binari civili è ora l’Ufficio scolastico provinciale del Verbano-Cusio-Ossola, che ha convocato per il 5 novembre un tavolo di confronto istituzionale “con l’obiettivo di favorire un chiarimento sereno e costruttivo tra le parti”.
All’incontro sono stati invitati il presidente della Provincia Alessandro Lana, i dirigenti scolastici, i rappresentanti di Coldiretti e Cia Agricoltori, la presidente del Comitato Salvaguardia Allevatori del VCO, oltre ai promotori della denuncia e agli organizzatori del progetto “Diario Amico”. Secondo una nota dell’Ufficio scolastico, il tavolo “vuole essere un momento di dialogo e confronto tra scuola e territorio, in sinergia con le realtà produttive locali, in particolare quelle legate all’allevamento e alla tutela dell’ambiente montano”.
Il progetto “Diario Amico”, infatti, non è una novità: da anni accompagna gli studenti del VCO nel percorso scolastico, raccogliendo testi, poesie e disegni sui temi dell’ambiente, della cittadinanza e del rispetto degli animali. In passato aveva ottenuto il patrocinio di enti pubblici e privati, e mai aveva suscitato contestazioni di questa portata. La sua filosofia dichiarata è quella di promuovere “l’educazione civica e ambientale attraverso la creatività degli alunni”.
Ma la linea sottile che separa l’educazione alla sensibilità ambientale dalla militanza ideologica è diventata, questa volta, il terreno dello scontro. Per gli allevatori, la rappresentazione del loro lavoro come un atto di sfruttamento è inaccettabile e rischia di minare la fiducia delle nuove generazioni nei confronti del mondo agricolo. “I nostri figli devono sapere che dietro ogni litro di latte ci sono sacrificio, rispetto per gli animali e regole rigorose – ha dichiarato in una riunione pubblica un produttore di Formazza –. Non accettiamo di essere descritti come ladri o crudeli”.
Dall’altra parte, le associazioni animaliste ricordano che proprio attraverso la scuola si può promuovere una maggiore consapevolezza etica e ambientale. “Parlare ai bambini di empatia verso gli animali non significa demonizzare l’agricoltura – ribatte Carmen Luciano –. Significa insegnare loro che ogni scelta, anche alimentare, ha un impatto sul mondo che li circonda”.
Nel frattempo, la polemica è arrivata anche sui social, dove il confronto tra i due schieramenti si è fatto sempre più acceso. Nei commenti alle petizioni si alternano parole di sostegno, accuse di “censura culturale” e appelli al rispetto reciproco. Alcuni utenti sottolineano come il racconto sia solo “una fantasia letteraria di una bambina”, mentre altri insistono sul rischio di “una deriva ideologica in un contesto educativo che dovrebbe restare neutrale”.
Il Diario Amico rimane quindi sospeso tra due visioni opposte: quella di chi lo vede come un mezzo di sensibilizzazione verso l’ambiente e gli animali, e quella di chi lo considera uno strumento di propaganda inaccettabile nelle scuole pubbliche. L’incontro del 5 novembre, organizzato dal provveditorato, sarà il primo vero tentativo di trovare un equilibrio tra queste posizioni.
Qualunque sarà l’esito, la vicenda lascia emergere una frattura profonda che va oltre il Verbano-Cusio-Ossola: quella tra una cultura rurale che rivendica la propria dignità e una sensibilità animalista che chiede di ripensare i modelli produttivi e i linguaggi con cui li si racconta ai più giovani.
Nel frattempo, le copie del diario restano sui banchi di scuola, sfogliate ogni giorno da bambini che forse ignorano del tutto la tempesta scatenata da poche righe scritte con innocenza. Per loro, il “Diario Amico” resta semplicemente quello che è sempre stato: uno spazio di espressione, fantasia e curiosità. Per gli adulti, invece, è diventato un banco di prova sulla libertà educativa e i limiti del racconto scolastico.

Immagine di repertorio
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