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Il futuro della sanità parte dal San Luigi: i primi laureati in IA per la biomedicina

Cardillo, Jovanovic e Montano, i pionieri che uniscono ricerca, dati e cura

Il futuro della sanità parte dal San Luigi

Il futuro della sanità parte dal San Luigi: i primi laureati in IA per la biomedicina (foto di repertorio)

All’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano si è celebrato un momento storico per la formazione universitaria italiana: la prima laurea magistrale in Intelligenza artificiale per la biomedicina. Tre studenti — Gaetano Cardillo, Tamara Jovanovic e Alessia Montano — sono i primi laureati in Italia di un corso che rappresenta un punto di svolta nel dialogo tra sanità e innovazione digitale.

Il corso, attivato dall’Università di Torino, è unico nel panorama nazionale e forma gli “innovatori digitali in biomedicina”, professionisti destinati a operare nel mondo della ricerca, dell’industria farmaceutica, della biotecnologia e della sanità pubblica digitale. Figure capaci di analizzare, sviluppare e gestire dati biomedici e sanitari, applicando l’Intelligenza artificiale alla diagnostica per immagini, alla robotica medica e alla pianificazione clinica.

Le tre tesi di laurea rispecchiano la vastità di questo campo emergente. Cardillo ha esplorato l’uso dell’IA per l’analisi dei dati oncologici su scala cellulare; Jovanovic ha lavorato su modelli di pianificazione chirurgica personalizzata; Montano ha sviluppato un sistema di predizione non invasiva del rischio tumorale basato su analisi radiomiche.

«Questo percorso mi ha permesso di unire la mia passione per la biomedicina e quella per l’informatica. È il connubio perfetto che mi ha dato l’opportunità di non rinunciare a nulla», racconta Alessia Montano, 25 anni, laureata in Biotecnologie sempre all’Università di Torino. Dopo la proclamazione, con la corona d’alloro ancora in testa, spiega: «Nel mio percorso triennale avevo dovuto accantonare l’interesse per l’informatica, ma volevo continuare a seguire entrambe. Ora posso farlo, e ho già l’opportunità di proseguire nella ricerca all’interno dell’ateneo. Era ciò che desideravo, ma valuterò anche un periodo di studio all’estero per ampliare gli orizzonti».

L’intero corso magistrale è erogato in lingua inglese, scelta strategica per favorire l’internazionalizzazione e l’accesso a programmi di ricerca globali. Il primo anno è dedicato alle basi biologiche, mediche e informatiche, mentre il secondo è più interdisciplinare, concentrato sulle applicazioni pratiche di IA in ambito biomedico e sanitario, con insegnamenti di machine learning e robotica medica.

Una laurea che guarda al futuro ma anche al mercato del lavoro, dove la richiesta di queste competenze cresce costantemente. «All’estero le opportunità sono moltissime, sia nella ricerca sia nelle aziende del settore tecnologico e medico» spiega Montano. «In Italia i percorsi sono ancora limitati, ma questa laurea apre nuove prospettive anche qui».

Secondo Serena Marchiò, presidente del corso di laurea, «questi primi laureati rappresentano un traguardo significativo per l’Ateneo. Testimoniano la capacità dell’Università di Torino di innovare nella formazione, integrando scienze della vita e tecnologie digitali in modo sinergico e responsabile».

Il successo del percorso si misura già nei numeri: una trentina di nuovi iscritti hanno scelto di intraprendere lo stesso cammino accademico per il prossimo anno. Un dato che conferma la crescente attrattiva di un corso capace di unire analisi dei dati, etica e biomedicina, formando professionisti che saranno centrali nella sanità del futuro.

L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di innovazione promossa dall’Università di Torino e dal polo ospedaliero San Luigi, che da anni collaborano per portare nel mondo clinico le più avanzate tecnologie di Intelligenza artificiale applicata alla salute.

La cerimonia di Orbassano segna così l’inizio di una nuova stagione per la formazione biomedica italiana: un ponte stabile tra medicina e informatica, costruito in Piemonte ma destinato ad avere un impatto nazionale.

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