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03 Novembre 2025 - 15:22
												Rimosso un raro tumore cardiaco a una 37enne con tecnica mininvasiva a Torino (immagine di repertorio)
Un tumore al cuore, raro ma potenzialmente letale, rimosso con un intervento chirurgico complesso e un approccio mininvasivo che ha permesso una rapida ripresa post-operatoria. È la storia di una donna di 37 anni operata con successo al Maria Pia Hospital di Torino, struttura di alta specialità del gruppo GVM Care & Research, dove l’équipe guidata dal professor Davide Ricci, responsabile della Cardiochirurgia, ha asportato un mixoma atriale sinistro, la forma più comune di tumore cardiaco primitivo.
Si tratta di una neoplasia benigna dal punto di vista istologico – non dà metastasi – ma clinicamente pericolosa, perché può ostruire il flusso del sangue e causare gravi complicanze: embolie, ischemie acute o, nei casi più estremi, morte improvvisa. Il mixoma rappresenta circa il 40-60% dei tumori cardiaci primari, con un’incidenza stimata di 5 casi ogni 10 mila persone e una prevalenza tre volte maggiore tra le donne.
La giovane paziente era giunta all’osservazione del dottor Alessandro Decio, cardiologo del Maria Pia Hospital, dopo un controllo di routine consigliato dal medico dello sport. All’elettrocardiogramma erano emersi un blocco di branca destra e numerose extrasistoli, sintomi compatibili con una patologia cardiaca. Gli esami di approfondimento, tra cui un’ecocardiografia transesofagea, avevano evidenziato la presenza del tumore nell’atrio sinistro.
L’équipe del professor Ricci ha optato per una chirurgia mininvasiva in minitoracotomia, una tecnica che consente di accedere al cuore attraverso una piccola incisione laterale di circa 4-5 centimetri, senza dover aprire lo sterno. Un approccio che richiede estrema precisione: il tumore era collocato in prossimità del setto interatriale, in un’area molto delicata e a stretto contatto con valvole e vasi sanguigni. L’intervento, durato diverse ore, è stato eseguito con l’ausilio di videoscopia ad alta definizione, che ha permesso di migliorare la visibilità del campo operatorio e di asportare la massa in un unico pezzo, evitando la frammentazione che avrebbe potuto provocare embolie.
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Il professore
La paziente è rimasta ricoverata per una settimana e ha lasciato l’ospedale in buone condizioni generali, con un pieno recupero delle funzioni cardiache. Il decorso post-operatorio è stato regolare, senza complicanze.
Fonti sanitarie del Maria Pia Hospital spiegano che interventi di questo tipo rientrano in un programma più ampio di potenziamento della cardiochirurgia mininvasiva. L’obiettivo è ridurre al minimo i traumi chirurgici e i tempi di degenza, mantenendo alti standard di sicurezza e precisione. Nel 2023–2024, circa il 65% delle operazioni cardiache nella struttura torinese è stato effettuato con approccio minitoracotomico o port-access, un dato in linea con i centri europei più avanzati.
Il professor Ricci, arrivato a Torino nel maggio 2025 dopo una lunga carriera accademica tra Pavia e Genova e una fellowship alla Mayo Clinic di Rochester (USA), guida un’équipe multidisciplinare che integra cardiochirurghi, cardioanestesisti, perfusionisti e fisiopatologi cardiovascolari. Il lavoro coordinato con i reparti di Terapia intensiva, Cardiologia riabilitativa ed Emodinamica consente di seguire i pazienti lungo tutto il percorso operatorio, fino al completo recupero.
La chirurgia minitoracotomica, spiega il professor Ricci, permette di evitare le fratture dello sterno tipiche della sternotomia tradizionale e di ridurre sensibilmente i tempi di convalescenza. La piccola incisione praticata nel quarto spazio intercostale, vicino all’ascella, consente un accesso sicuro e poco invasivo alle strutture cardiache. I benefici non sono solo clinici ma anche psicologici ed estetici: minor dolore post-operatorio, basso rischio di infezioni, cicatrici quasi invisibili e una ripresa più rapida della vita quotidiana.
Il Maria Pia Hospital è considerato un punto di riferimento regionale per la cardiochirurgia “bloodless”, cioè con protocolli per ridurre al minimo le trasfusioni di sangue. L’ospedale ha sviluppato anche tecniche anestesiologiche senza oppioidi per garantire un risveglio più rapido e un miglior controllo del dolore. Gli interventi vengono decisi collegialmente da un Heart Team composto da specialisti di diverse discipline, che valuta i rischi e personalizza la strategia chirurgica per ogni singolo paziente.
Negli ultimi anni, la struttura torinese ha puntato con decisione sull’innovazione tecnologica e sulla formazione interdisciplinare. La collaborazione con università e centri di ricerca nazionali e internazionali, in particolare nell’ambito della chirurgia valvolare e della circolazione extracorporea, consente di adottare protocolli sempre più moderni e sicuri.
Il caso della 37enne operata a Torino rappresenta quindi un esempio significativo di come la chirurgia mininvasiva possa salvare vite riducendo l’impatto fisico e psicologico dell’intervento. Un tumore che poteva rivelarsi fatale è stato rimosso completamente, con una prognosi favorevole e tempi di recupero brevi.
Una storia che conferma come, anche in Italia, l’evoluzione delle tecniche cardiochirurgiche e la professionalità delle équipe multidisciplinari permettano oggi di affrontare con successo patologie complesse, garantendo risultati eccellenti e una qualità di vita migliore per i pazienti.
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