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03 Novembre 2025 - 14:38
												Per RFI la stazione di Chivasso è “Gold”, ma la realtà è un'altra. "Cade a pezzi". Intanto, in Regione, si litiga...
C’è un paradosso che da mesi viaggia sui binari di Chivasso: una stazione ferroviaria classificata da RFI come “Gold”, cioè di eccellenza, eppure circondata da calcinacci che si staccano, sottopassi che si allagano, pareti scrostate e locali abbandonati trasformati in rifugi improvvisati.
Un biglietto da visita indegno per uno snodo che dovrebbe essere uno dei fulcri del sistema ferroviario piemontese, crocevia tra Torino, Milano, Aosta e Asti. Eppure, ancora una volta, le promesse corrono più veloci dei treni, ma non arrivano mai a destinazione... Sentite un po' qua.
A riaccendere i riflettori sulla vicenda è stata l’interrogazione n. 588 della consigliera regionale Gianna Pentenero (Partito Democratico), che ha chiesto alla Giunta Cirio quali siano le tempistiche reali per gli interventi di recupero e messa in sicurezza della stazione.
Una domanda semplice, che tocca una ferita aperta: da anni i pendolari segnalano la presenza di rifiuti, siringhe, infiltrazioni d’acqua e distacchi di intonaco, ma la manutenzione promessa da RFI non è mai partita.
La stessa Pentenero ricorda che, nel frattempo, la Prefettura di Torino ha dovuto intervenire per motivi di ordine pubblico, disponendo lo sgombero dei locali occupati abusivamente e la creazione di una zona a vigilanza rafforzata, la cosiddetta “zona rossa”, attorno al perimetro della stazione.

La stazione ferroviaria di Chivasso
La risposta dell’assessore regionale Marco Gabusi – protocollata il 29 ottobre 2025 – conferma le preoccupazioni della consigliera. Sì, la stazione di Chivasso è inserita nel Piano Integrato Stazioni (PIS) di RFI, il grande programma nazionale che punta a riqualificare oltre 600 scali ferroviari. Sì, esistono progetti per migliorare l’accessibilità, con marciapiedi rialzati a 55 centimetri, percorsi tattili per non vedenti, nuove pensiline e un sistema di illuminazione e informazione rinnovato. Sì, è prevista anche la riqualificazione del sottopasso. Ma tutto si ferma qui: i lavori non sono partiti. La gara è stata aggiudicata, ma la progettazione esecutiva è ancora in corso. Tradotto: il cantiere è solo sulla carta.
E per quanto riguarda il fabbricato viaggiatori – cioè l’edificio principale, con le sale d’attesa, i servizi igienici e le aree esterne – la situazione è ancora più vaga. Gabusi parla di una fase di progettazione di fattibilità tecnico-economica conclusa, ma ammette che le risorse dovranno essere reperite “su diverse annualità” all’interno del contratto di programma MIT–RFI. Un modo elegante per dire che, al momento, i soldi non ci sono. Il che significa che anche la data di avvio dei lavori resta avvolta nella nebbia.
È su questo punto che Pentenero, nella sua nota stampa diffusa dopo la risposta dell’assessore, affonda il colpo. “La Regione – scrive – non è in grado di fornire un cronoprogramma certo né di garantire tempi rapidi per la riqualificazione dello scalo”. E ancora: “Si parla genericamente di risorse da reperire, eventualmente su diverse annualità: un modo elegante per dire che, ad oggi, i fondi non sono stati stanziati”. Parole pesanti, che mettono a nudo la distanza tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà quotidiana dei pendolari.
Pentenero non risparmia nemmeno la retorica delle classificazioni: “È inaccettabile che una stazione definita da RFI ‘Gold’, cioè tra le più importanti del Piemonte per traffico e funzione strategica, versi in condizioni di abbandono, con infiltrazioni, distacchi di calcinacci e sottopassi allagati”. Dietro questa denuncia c’è un messaggio politico più profondo: la Regione Piemonte e RFI continuano a usare sigle e piani nazionali per mascherare una gestione lenta, burocratica e priva di visione locale.
L’assessore Gabusi, dal canto suo, si limita a ribadire che i progetti esistono e sono inseriti in un quadro più ampio di investimenti, ma senza precisare né le date né le priorità. È come se la stazione di Chivasso fosse prigioniera di una pianificazione infinita: ci sono i piani, le sigle, i fondi “da trovare” e i tavoli “da convocare”, ma manca la concretezza. Intanto, chi ogni giorno attraversa il sottopasso con i piedi nell’acqua o schiva i pezzi di intonaco che si staccano dal soffitto, si chiede se quella parola, riqualificazione, non sia ormai un sinonimo di attesa.
Pentenero, nel suo comunicato, alza lo sguardo oltre il caso specifico: “I cittadini di Chivasso e dell’intera area metropolitana meritano risposte concrete, non l’ennesimo rinvio. Il trasporto pubblico e la sicurezza dei pendolari dovrebbero essere una priorità, non un capitolo residuale delle politiche regionali.”
In questa vicenda c’è tutta la fotografia di un modello che si è inceppato. Le infrastrutture si ammalano di lentezza, le risposte si riducono a schede tecniche e gli amministratori locali devono ricorrere alla denuncia per ottenere attenzione. E così una stazione “Gold” diventa un simbolo del paradosso italiano: proclamata d’eccellenza, ma ridotta a problema di sicurezza pubblica.
Quando, lo scorso febbraio, l’assessore Gabusi visitò lo scalo insieme ai rappresentanti di RFI e alle autorità locali, si parlò di “accelerare i lavori alle pensiline” e “risolvere i problemi di infiltrazioni nel sottopasso”. Oggi, nove mesi dopo, l’unica accelerazione è quella delle proteste...
E a ogni treno che parte, resta la sensazione che non sia solo la ferrovia a perdere pezzi: è la credibilità delle istituzioni a sgretolarsi, un calcinaccio alla volta.
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